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Energia

PEMEX, il gigante messicano dai piedi d’argilla, schiacciato fra debiti e ESG

La società statale messicana è stata spremuta come un limone dal governo, ha un debito pari al 7% del PIL del Messico, e ora deve pure implementare politiche ESG

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Un tempo una delle compagnie petrolifere di maggior successo al mondo, l’azienda statale messicana Pemex, si è indebitata sempre di più nell’ultimo decennio, sopravvivendo solo grazie a operazioni petrolifere più economiche in acque poco profonde e al salvataggio da parte del Governo. Però non può andare avanti sempre così.

Si prevede che la presidente messicana in carica, Claudia Sheinbaum, recentemente eletta, continuerà a sostenere gli ambiziosi piani petroliferi e del gas del Presidente Andres Manuel Lopez Obrador (AMLO), nonostante i fallimenti di Pemex, oltre ad aggiungere capacità di energia rinnovabile. Tuttavia, dopo anni di fallimenti nella sicurezza e di continui problemi finanziari, molti si chiedono fino a quando la major messicana del petrolio e del gas potrà rimanere a galla.

Il Messico si è a lungo affidato alla produzione di petrolio e gas per ottenere entrate. Il Paese possiede 5,978 miliardi di barili di riserve provate di greggio e la produzione si aggira intorno a 1,8 milioni di bpd. La compagnia petrolifera statale Pemex è stata un attore importante nell’industria petrolifera messicana, in particolare quando AMLO ha limitato la partecipazione straniera nel mercato energetico del Paese, perseguendo politiche di nazionalizzazione.

Per diversi anni, il Governo ha investito pesantemente per sostenere Pemex, che si è indebitata. Dal 2019, per ogni “peso” che il Governo ha investito in Pemex, ha ricevuto un ritorno di soli 1,4 pesos, rispetto ai 5,7 pesos tra il 2015 e il 2018 e molto di più negli anni precedenti. Quindi gli investimenti non sono più produttivi come un tempo, anzi siamo appena al di sopra del pareggio.

Sotto la precedente amministrazione di Enrique Peña Nieto, il Governo ha cercato di porre fine al monopolio di Pemex nell’industria petrolifera messicana, riducendo la necessità di attività di esplorazione rischiose e attirando maggiori investimenti privati nel settore. La finalità era anche quella di rallentare il progressivo calo produttivo iniziato a partire dal 2000, che metteva a rischio anche le fondi finanziarie dello stato, come viediamo dal seguente grafico

Produzione petrolifera messicana. Fonte: takeprofit.org

Tuttavia, il Presidente AMLO ha puntato a rendere il Messico più autosufficiente nazionalizzando gran parte della sua industria energetica. Ciò include lo sviluppo della nuova raffineria di petrolio Dos Bocas a Tabasco, gestita da Pemex, che dovrebbe incrementare la capacità di raffinazione del greggio del Messico per garantire una maggiore sicurezza energetica. Considerando che le sei raffinerie esistenti nel Paese operano attualmente con una capacità di appena il 50 percento, questo potrebbe offrire una spinta importante.

La scelta ha però anche un lato negativo: infatti si prevede che ciò comporti una riduzione delle entrate petrolifere, in quanto il Messico smetterà di esportare gran parte del suo greggio. Il Governo di AMLO ha investito circa 53 miliardi di dollari di denaro pubblico nei combustibili fossili, oltre a offrire 25 miliardi di dollari di tagli fiscali.

Calo produttivo e politiche sbagliate hanno portato al debito estremo

Uno dei motivi principali per cui le entrate di Pemex sono diminuite è dovuto al calo della produzione di petrolio negli ultimi decenni. Precedentemente un produttore di petrolio tra i primi cinque, nell’ultimo decennio Pemex è uscita dalla top 10 dei produttori di greggio a livello mondiale. Gran parte della ragione della riduzione della produzione di petrolio di Pemex è dovuta al sottoinvestimento nelle operazioni petrolifere negli ultimi anni.

Per anni, il Governo ha utilizzato i proventi del petrolio e del gas in modo irresponsabile, invece di introdurre riforme fiscali che sostenessero lo sviluppo di nuove attività, il che ha costretto Pemex a prendere in prestito denaro per mantenere il propri impianti attivi.

Ora è diventata la compagnia petrolifera più indebitata al mondo, con un debito di circa 102 miliardi di dollari, pari a circa il 7% del PIL del Messico. Sta ancora realizzando un profitto nelle sue attività di esplorazione e produzione, ma le operazioni a valle sono in perdita. A causa dei suoi scarsi risultati finanziari, le agenzie di credito hanno declassato Pemex, rendendo più costoso il prestito per l’azienda.

Il cambiamento climatico appesantisce Pemex

Pemex teme ora che la preoccupazione per il cambiamento climatico possa ostacolare le sue opportunità di investimento, dato che molte banche e altri investitori stanno disinvestendo dall’industria dei combustibili fossili. Nel 2022, Pemex ha dichiarato che “le limitazioni dei finanziamenti ESG” rappresentano una minaccia, così come “l’accelerazione della transizione energetica che sta riducendo il mercato del greggio e dei prodotti di Pemex”, un problema che continua a preoccupare.

L’azienda ha lanciato la sua prima strategia ESG quest’anno, nel tentativo di incoraggiare gli investitori a sostenere le sue operazioni, nonostante la sua cattiva situazione finanziaria. Pemex si è impegnata a raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050 ed è riuscita a ridurre le sue emissioni di gas serra del 2,3% tra il 2021 e il 2022. L’azienda prevede di investire tra il 10 e il 14% della spesa annuale in conto capitale per la sua strategia di sostenibilità. Tutti soldi che però ridurrano la redditività del suo business principale.

Tuttavia, ha uno scarso curriculum in materia di sostenibilità. Mentre altri Paesi riducono le loro attività di gas flaring, cio di combustione del gas estratto con il petrolio,  per ridurre le emissioni, ma Pemex continua ad essere uno dei peggiori colpevoli al mondo per il flaring.  Nel 2022, il Messico ha bruciato la settima quantità di gas più alta al mondo, mentre nel 2021 era il decimo produttore di emissioni di metano.  Pemex ha il potenziale per attrarre maggiori investimenti se riduce il flaring e diversifica le sue attività energetiche per concentrarsi sull’energia rinnovabile e sull’estrazione di minerali critici, ma tutto questo deve essere fatto, e non restare solo un mucchio di parole.

Nonostante i precedenti fallimenti, Sheinbaum mira a far aumentare la produzione di Pemex da 1,5 milioni di bpd a 1,8 milioni di bpd. Non è ancora certo se il Governo assorbirà 40 miliardi di dollari di debito di Pemex per aiutare l’azienda a espandere le sue attività petrolifere, oltre a espandersi potenzialmente nelle energie rinnovabili e nell’estrazione del litio. Nel frattempo, l’attrazione di investimenti stranieri dipenderà molto dagli sforzi di Pemex per decarbonizzare e migliorare le sue pratiche ESG. Sebbene ci sia una certa speranza per il futuro di Pemex, ci sono ancora diverse sfide che ostacolano il suo ritorno.


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