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Cultura

La pandemia deflattiva

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In troppi ancora non capiscono la gravità della situazione a livello globale e così mi ritrovo ancora a scrivere per l’ennesima volta su questo argomento.

Il virus di cui vi parlo ha incubato lentamente dal 1999, facilitato dall’abolizione del vaccino Glass-Steagall operata dall’amministrazione del manicomio criminale con a capo tale clinton bill, noto erotomane sassofonista.

Il primo virus viene isolato nel 2007 negli USA e in Inghilterra: trattasi del bacillo “debitus insolvibilis”. Per far si che non si propaghi si opera una sterilizzazione totale con uso massiccio di antibiotico a base oppiacea denominato “QE”. Ma così non è: la devastante infezione arriva nella periferia €uro-pea, agevolata dall’orgia di indebitamento privato che ha debilitato le difese immunitarie di diversi Stati, arrivando in breve a contagiare 150 milioni di abitanti.

La trasformazione del virus
La pandemia deflattiva partita nel 2007 arriva in un minuscolo Paese del mediterraneo, la Grecia con i suoi 10.6 milioni di abitanti, nel breve arco di 2 anni, con la grave responsabilità data dal lassismo dei mediconi del CIM di Bruxelles, infetta prima il resto della periferia di Euro-Zone (i GIIPS) e poi comincia velocemente ad espandersi ai 4 angoli del vecchio continente. Infine varca gli oceani, infettando il resto del globo. Dal 2011, i più esperti e scafati manager e capitalist-venture cominciano a smobilitare le loro posizioni nei Paesi emergenti, mentre quest’ultimi continuavano ancora a crescere lievemente.

Gli USA annunciano la fine dell’antibiotico oppiaceo (QE), restringendo di 10 miliardi a botta il piano di riacquisti di titoli di debito in scadenza. Le valute degli emergenti cominciano ad indebolirsi pesantemente.
Il bacillo “debitus insolvibilis” cambia forma: da anaerobico si muta in aerobico: ora il più piccolo starnuto diviene pericolosissimo e potenzialmente mortale.

Il cambio di passo avviene nella primavera del 2013: molti indicatori macroeconomici cominciano a deteriorarsi. Il prezzo delle materie prime continua a scendere dal 2011: il rame perde il 35% del suo prezzo dai massimi del 2010. Febbraio 2014: la Cina allarma il mondo: -18.1% l’export del 2013 rispetto al 2012. L’opacità dei dati rilasciati da Pechino fa sballare qualsiasi previsione agli analisti, che davano quel dato a +8%: un -26% dalle loro previsioni era una cosa MAI accaduta.
Il credito deteriorato comincia a preoccupare fortemente il partito comuliberista cinese. Intere città appena edificate e pronte per milioni di persone risultano essere completamente deserte.
Gli stock di invenduto riempiono gli immensi magazzini. Il Baltik-index crolla del 35%. L’ente per l’energia mondiale di Amsterdam prevede consumi in calo del 30/35% per il 2014.
L’allarme circa l’imminente fallimento di banche e di holding edilizie cinesi è scattato da tempo. Citibank, molto esposta sul mercato del dragone, lo scorso venerdì ha accusato una perdita del 6% a Wall Street. Sembra che non abbia superato gli stress test della FED. Anche gli attentati delle ultime settimane non fanno che confermare l’instabilità del gigante rosso.
Prezzi delle abitazioni in crescita costante del 7/8% al mese: in un anno il prezzo di un immobile raddoppia.
La Cina è un’immensa polveriera che prima o poi deflagrerà.
La bolla creatasi in questi ultimi frenetici 30 anni non si sgonfierà pian piano come loro vorrebbero. Negli ultimi anni il debito privato è passato dal 100% del PIL al 230%. A questo non è corrisposto un aumento salariale tale da bilanciare detta frattura.
A loro, una crescita del 7/8% l’anno non basta: gli investimenti che hanno fatto prevedevano una crescita costante superiore al 10/12%.
Nei primi tre mesi del 2014 già due volte la crescita del PIL cinese è stata vista al ribasso, dandola al 7/7,5%. Da inizio anno lo Yuan ha perso il 2,5% nei confronti del Dollaro USA.

Intanto ci bombardano in continuazione coll’immancabile ripresa che a breve arriverà: gli allarmi che suonano? Tutti guasti.
Non c’è da allarmarsi: non sta succedendo NIENTE di grave. Potenza degli scongiuri.

C’è un proverbio antichissimo delle mie zone che recita così:
“tanta nient hann’accis ‘o ciuccio” (tanti “niente” hanno ucciso l’asino). Evidentemente, gli antenati sapevano bene individuare la dinamica del “non è niente”. Loro sanno benissimo che il “cornicchio” rosso napoletano, RE incontrastato degli scongiuri, ben poco può.

Oggi (01.04.2014) vi mostro i dati provenienti da “altraparte” rilasciati sino alle ore 09:00:
Super-Indice manifatturiero cinese 48.0 da 48.1 (sopra 50 espansione, sotto 50 contrazione)
Indice dei prezzi al consumo Corea del sud (annuale) 1.3% da 1.4%;
Bilancia commerciale Corea 4.2 miliardi da 3.8 (la gente spende di meno e quindi calano le importazioni).

L’Indonesia (200 milioni di abitanti) ha rilasciato dei dati nefasti:
Inflazione annua: 7.32% da 7.35; mensile: 0.08% da 0.11%; questo dato è impressionante: se confermato porterà l’inflazione annua del 2014 attorno all’1/2% il che è deleterio per queste economie (nei Paesi emergenti un’inflazione alta è augurabile e necessaria poiché significa che la gente spende e per spendere vorrà dire che guadagna, ergo che il lavoro non manca)
Crescita export annuale -2.96% da -5.79% (a vederlo così sembra un buon dato ma gli analisti avevano previsto un recupero maggiore);
Crescita import annuale -9.98% da -3.46%; (questo è un dato davvero molto brutto, dal momento che sono grandi esportatori di semilavorati di elettronica di consumo)
Turismo estero 2013 +3.57% da +22.59% nel 2012; (il dato ha certamente a che fare con la difficile situazione politica ma sono decine di miliardi in meno di valuta pregiata proveniente dal turismo). Rupia indonesiana in costante difficoltà.
L’Indonesia resta, insieme alla Turchia, il candidato numero UNO a dover operare il blocco dei capitali. O peggio, potrebbe finire tra le grinfie del FMI.

Australia: prezzi materie prime, dato annuale: -12.8% da -11.4%; i prezzi continuano a scendere con buona costanza;

Perù: indice prezzi al consumo mensile +0.52 da +0.60;

Di questi tanti piccoli “NIENTE”, negli ultimi mesi ne sono usciti davvero troppi: sono solo banali numeri che non dicono nulla? Forse si, ma quando sono continuativi e costantemente peggiorativi devono farci capire che la matematica sta dolorosamente gridando l’allarme, restando inascoltata.

Di tanti piccoli “niente” si muore.

‪#‎leviathan‬ si è definitivamente svegliato e si sta stiracchiando. I tacchini, ignari e giulivi in novembre, sono quasi pronti per il Natale.

Roberto Nardella.

 

tacchino


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