EsteriEuropaRussiaUcrainaUSA
Pace in Ucraina: l’Europa guarda, gli USA decidono. Accordo a un passo sul “Piano in 28 punti”
Mentre l’Europa esita, Rubio e Kushner chiudono l’accordo a Ginevra. L’Ucraina accetta le nuove garanzie di sicurezza: ecco cosa prevede il piano che fermerà la guerra.

Mentre le cancellerie europee continuano a dibattere su posizioni di principio spesso sterili, la realpolitik americana sta chiudendo la partita a Ginevra. Gli Stati Uniti, con un pragmatismo che ha spiazzato molti, hanno messo sul tavolo un piano concreto in 28 punti per porre fine al conflitto in Ucraina. E, nonostante le resistenze iniziali e i “mal di pancia” di certi alleati europei, la trattativa è ormai alle battute finali.
Il Blitz di Ginevra
A Ginevra non si è perso tempo in cerimoniali. La delegazione americana, guidata dal Segretario di Stato Marco Rubio e affiancata da figure chiave dell’entourage di Donald Trump come Steve Witkoff e Jared Kushner, ha impresso un’accelerazione decisiva. L’obiettivo è chiaro: chiudere il dossier ucraino rapidamente, riducendo i costi umani ed economici, e la presenza degli uomini di fiducia del presidente mostra la volontà di raggiungere ad una soluzione.
Rubio è stato cristallino sulla tempistica. Non importa se la firma arriverà giovedì, venerdì o lunedì prossimo: la scadenza è dettata dalla necessità di fermare il conteggio delle vittime, non dalla burocrazia. “Il nostro obiettivo è porre fine alla guerra il più rapidamente possibile, ma abbiamo bisogno di un po’ più di tempo”, ha dichiarato Rubio, segnalando che la clessidra sta comunque per esaurirsi.
L’Ucraina “soddisfatta”: cosa è cambiato?
Fino a poche ore fa, Kiev sembrava scettica. Cosa ha convinto la delegazione ucraina a definire ora la proposta “in linea con gli interessi nazionali”? La risposta sta nelle garanzie. La Casa Bianca ha confermato che la nuova versione del piano in 28 punti è stata “blindata” con assicurazioni di sicurezza molto più robuste rispetto alla bozza iniziale.
Ecco, in sintesi, i pilastri su cui si fonda l’accordo ormai prossimo, secondo le indiscrezioni filtrate dai colloqui:
Garanzie di Sicurezza: Meccanismi credibili e applicabili, sia a breve che a lungo termine, per proteggere i confini ucraini.
Economia: Un piano di rilancio e prospettive economiche a lungo termine (fondamentale per la ricostruzione).
Infrastrutture: Protezione specifica per le reti critiche.
Sovranità: Rispetto della sovranità politica e libertà di navigazione.
La seguente tabella riassume lo stato dell’arte del negoziato:
| Aspetto | Stato Attuale | Note |
| Sicurezza | Accordo di massima | Introdotte garanzie “rafforzate” richieste da Kiev |
| Tempistiche | Imminenti | Rubio spinge per chiudere entro pochi giorni |
| Ruolo UE | Marginale | Le resistenze europee non stanno incidendo sul testo finale |
| Clima | Ottimismo cauto | Definiti “enormi progressi” dalle parti |
Alla fine anche Kiev si è resa conto che non ci sono molte vie d’uscita dalla situazione attuale. Si può o prenderne atto, cercando di trarne il meglio, dal punto di vista della sicurezza e dell’economia, oppure continuare una guerra senza uscita. Gli Europei vorrebbero la seconda scelta, ma la scelta reale non spetta a loro.
Il realismo americano batte l’ideologia europea
Bisogna leggere tra le righe: la presenza di Kushner e Witkoff segnala un approccio quasi aziendale alla risoluzione del conflitto. Si cerca il deal, l’accordo funzionante, non la vuota diplomazia o le affermazioni di principio, nelle quali i politici europei eccellono.
Il dato politico più rilevante è che, nonostante le perplessità sollevate da alcune capitali europee – preoccupate forse di perdere rilevanza o di dover ingoiare compromessi indigesti – si sta arrivando a una posizione comune che ricalca quasi fedelmente la visione americana. I 28 punti restano l’unica mappa sul tavolo. L’Europa, che non ha saputo produrre un’alternativa diplomatica altrettanto forte, si trova ora a dover prendere atto che la locomotiva della pace è guidata da Washington, e corre veloce.
Rubio ha parlato di “enormi progressi” e ostacoli “non insormontabili”. In linguaggio diplomatico, significa che la penna per la firma è già pronta. Ci sono dei particolari da mettere a punto, ma nulla più.
Domande e risposte
Perché l’Ucraina ha cambiato idea così velocemente?
Il realismo ha prevalso. Di fronte alla possibilità di perdere il sostegno americano o di continuare una guerra di logoramento insostenibile, Kiev ha ottenuto ciò che le premeva di più: garanzie di sicurezza concrete e “applicabili”, supportate dagli USA, piuttosto che promesse generiche. L’aggiunta di clausole economiche per la ricostruzione ha probabilmente addolcito la pillola delle concessioni territoriali o politiche implicite nel piano.
Che ruolo sta giocando l’Europa in queste trattative?
Un ruolo di secondo piano. Nonostante le consultazioni di facciata, la dinamica descritta mostra una trattativa bilaterale USA-Ucraina (con l’ombra della Russia sullo sfondo). Le “resistenze europee” citate non hanno prodotto alternative valide e non stanno bloccando il processo. Washington ha deciso di accelerare, e Bruxelles si trova costretta ad adeguarsi a un piano in 28 punti che non ha scritto.
Cosa significa la presenza di Jared Kushner e Steve Witkoff?
Indica che la presidenza (o l’establishment vicino a Trump) sta trattando la pace come un accordo complesso che mescola geopolitica e interessi economici/immobiliari. Kushner ha esperienza nei “Patti di Abramo”: il suo coinvolgimento suggerisce che si stanno cercando soluzioni creative, forse legate a investimenti futuri o accordi commerciali, per incentivare le parti a firmare, superando la pura diplomazia tradizionale del Dipartimento di Stato.







You must be logged in to post a comment Login