Energia
Pace fatta sul petrolio curdo: L’Iraq riapre i rubinetti verso l’Europa. Ecco i dettagli dell’accordo
Dopo oltre due anni di stop, un accordo storico tra Baghdad ed Erbil riporta il petrolio del Kurdistan sui mercati globali, con importanti implicazioni per l’Europa e le casse dello stato iracheno.
Dopo due anni e mezzo di un silenzio assordante, l’oleodotto che collega il Kurdistan iracheno al porto turco di Ceyhan è pronto a tornare in funzione. Dalle 06:00 di domani, 27 settembre 2025, il petrolio curdo riprenderà a fluire verso i mercati internazionali, mettendo fine a una disputa che ha bloccato centinaia di migliaia di barili al giorno e ha messo in ginocchio le finanze della regione autonoma.
Il Direttore Generale della compagnia petrolifera statale irachena (SOMO), Ali Nazar, ha annunciato quella che il Primo Ministro iracheno Al-Sudani ha definito un’intesa “storica”. Non si tratta di un accordo tampone, ma, nelle parole di Nazar, di un “facilitatore per accordi e intese a lungo termine” che dovrebbe chiudere, si spera una volta per tutte, i contenziosi del passato.
I Numeri dell’Intesa
Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli e nei numeri. La ripartenza sarà graduale, ma gli obiettivi sono ambiziosi. Vediamo le cifre chiave di questa operazione:
- Produzione Attuale del Kurdistan: Circa barili al giorno.
- Fabbisogno Interno Curdo: barili al giorno, che resteranno nella regione.
- Volume di Esportazione Iniziale: Circa barili al giorno.
- Obiettivo a Regime: Riportare le esportazioni a barili al giorno, la quota che il governo regionale del Kurdistan (KRG) si è impegnato a fornire secondo la legge di bilancio federale.
Questo volume è ancora lontano dai livelli pre-crisi, quando la produzione si attestava sui barili giornalieri, prima che gli attacchi con droni di metà luglio la riducessero drasticamente.
Come Funzionerà il Nuovo Meccanismo?
L’accordo, firmato da Ministero del Petrolio iracheno, Ministero delle Risorse Naturali del KRG e dalle compagnie petrolifere internazionali, disegna un nuovo flusso operativo e finanziario. In sostanza:
- Le compagnie estrattrici e il KRG consegneranno il greggio alla compagnia federale irachena SOMO presso il punto di raccolta di Peshkhabour.
- SOMO si occuperà di esportare il petrolio attraverso l’oleodotto fino al porto turco di Ceyhan.
- A Ceyhan, il greggio sarà venduto da SOMO ai suoi acquirenti internazionali.
- I ricavi confluiranno direttamente nelle casse del tesoro federale a Baghdad, come confermato dal segretario del Consiglio dei Ministri del Kurdistan, Amanj Rahim.
La vera novità, che ha sbloccato l’impasse, riguarda il pagamento delle compagnie petrolifere. Invece di ricevere denaro, le società saranno compensate in natura, ovvero con una quota di petrolio (calcolata su un costo di estrazione e trasporto fissato a al barile dalla legge di bilancio), che potranno poi rivendere autonomamente. Questa era una loro richiesta fondamentale per avere garanzia sui crediti pregressi e futuri.
Una società internazionale specializzata avrà ora tre mesi per valutare i costi reali di produzione, che potrebbero portare a un aggiustamento di questa cifra. Quasi tutte le compagnie hanno firmato, con la notevole eccezione della norvegese DNO, che per ora venderà la propria quota sul mercato interno curdo.
Un Tempismo Perfetto per l’Europa
Come sottolineato dal direttore di SOMO, questo accordo arriva in un momento in cui “l‘Europa ha bisogno di questo petrolio come alternativa alla carenza di esportazioni di petrolio russo e di altri paesi”. La riapertura del flusso curdo, sebbene non risolutiva, aggiunge un’importante fonte di greggio di buona qualità (il “Kirkuk blend“) a un mercato globale ancora teso.
L’intesa ha ricevuto il plauso internazionale, a partire dal Dipartimento di Stato americano, che ha ammesso di aver “facilitato” il negoziato, sottolineando i “benefici tangibili per le parti americane e irachene”. Un piccolo, ma significativo, successo della diplomazia energetica a stelle e strisce. Ora la palla passa alla stabilità politica: la speranza è che questo accordo non solo garantisca il pagamento degli stipendi arretrati ai dipendenti pubblici curdi, ma apra davvero una nuova fase di cooperazione tra Baghdad ed Erbil.
Domande & Risposte
1. Perché questo accordo è così importante per l’Europa? R: L’accordo è cruciale per l’Europa perché contribuisce a diversificare le sue fonti di approvvigionamento energetico. In un contesto geopolitico in cui le forniture dalla Russia sono state drasticamente ridotte, ogni nuova fonte di petrolio non-russo aumenta la sicurezza energetica del continente. Il greggio del Kurdistan iracheno è di buona qualità e, sebbene il volume iniziale non sia enorme, rappresenta un’alternativa strategica che può aiutare a stabilizzare i prezzi e a ridurre la dipendenza da altri produttori in regioni potenzialmente instabili.
2. Qual era il principale ostacolo che ha impedito un accordo per oltre due anni? R: L’ostacolo principale era di natura finanziaria e legale. Le compagnie petrolifere internazionali che operano in Kurdistan esigevano garanzie sul pagamento dei loro crediti e dei costi operativi futuri, dato che Baghdad non riconosceva la validità dei contratti firmati direttamente con il governo regionale curdo. La soluzione è stata trovata con il meccanismo di pagamento “in natura”: le compagnie riceveranno una quota del petrolio estratto invece di denaro, potendolo così vendere autonomamente e garantendosi un flusso di cassa sicuro.
3. Questo accordo risolverà il problema degli stipendi dei dipendenti pubblici del Kurdistan? R: Potenzialmente sì, ed è uno degli obiettivi principali. La disputa sul petrolio ha bloccato i trasferimenti di fondi federali da Baghdad a Erbil, inclusi quelli destinati al pagamento degli stipendi pubblici. Con i ricavi del petrolio curdo che ora affluiranno direttamente al tesoro federale, viene meno il principale pretesto per il blocco dei fondi. L’accordo è visto come il primo passo fondamentale per normalizzare le relazioni fiscali e garantire che il Kurdistan riceva la sua quota di budget federale, permettendo così il pagamento regolare degli stipendi.
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