Energia
Ovunque, ma non negli USA: il Canada cerca di esportare Gas e Petrolio ovunque, ma non negli USA
Dopo l’imposizione dei dazi anche al settore energetico canadese, imprenditori e autorità desiderano sbocchi alternativi, ma non è facile completare le infrastrutture in breve tempo

In seguito all’imposizione di un prelievo del 10% sulle importazioni di energia da parte degli Stati Uniti, diversi attori del settore energetico canadese hanno espresso la necessità urgente di sviluppare infrastrutture per esportare petrolio e gas naturale verso mercati al di fuori degli Stati Uniti.
L’Explorers and Producers Association of Canada (associazione dei piccoli produttori energetici),ha sottolineato l’importanza di costruire “condotte di ritorsione” per diversificare l’economia canadese, accrescere il potere economico del paese e sostenere i valori canadesi.
Lisa Baiton, presidente e CEO della Canadian Association of Petroleum Producers (CAPP), ha chiesto un urgente cambiamento di politica per consentire la realizzazione di progetti validi, sottolineando che la diversificazione delle esportazioni verso Asia ed Europa promuoverebbe la stabilità a lungo termine.
Anche la premier dell’Alberta, Danielle Smith, ha espresso la necessità di esplorare nuovi mercati per il petrolio della sua provincia, affermando che se gli Stati Uniti non vogliono i prodotti canadesi, il resto del mondo li vuole. Ha menzionato la possibilità di aumentare le vendite attraverso la costa occidentale, la costa orientale e il nord del Canada.
Non si creano oleodotti e porti dal nulla
Cambiare però la destinazione dei flussi energetici non è qualcosa di semplice da fare. Richiede infrastrutture che non esistono, o sono insufficienti, come oleodotti, gasdotti, e impianti di liquefazione del gas. Tutti investimenti che richiedono tempo e che quindi verranno fatti, ma solo se la crisi si prospetterà come di lungo termine.
Greg Ebel, CEO di Enbridge Inc., la più grande azienda di trasporto di greggio tramite condotte verso gli Stati Uniti, ha affermato che i dazi non dovrebbero cambiare la strategia o le prospettive a breve termine della sua azienda. Ha spiegato che ci vorrebbe molto tempo di dazi sostenuti prima di vedere cambiamenti nei modelli commerciali e nei modelli di flusso. Ebel ha anche osservato che la Mainline che porta il petrolio verso gli USA funziona a pieno volume, non ha visto i clienti spostare barili verso il sistema Trans Mountain recentemente ampliato e che porta il petrolio verso il porto di Vancouver.
I prezzi poi avrebbero dei gravi effetti sul prezzo dei carburanti negli USA, soprattutto nelle aree che dipendono dalle forniture dal Canada. Patrick De Haan di GasBuddy ha scritto in un post sul blog che il nord-est degli Stati Uniti potrebbe aspettarsi i maggiori e più rapidi aumenti dei prezzi, poiché gran parte del carburante di quella regione proviene direttamente dalla raffineria Irving Oil di Saint John, in canada. Ha stimato che entro la metà di marzo 2025, il nord-est potrebbe aspettarsi prezzi del carburante più alti di 20-40 centesimi di dollaro USA al gallone.
De Haan ha anche sottolineato che non è semplice per le raffinerie statunitensi passare all’elaborazione di greggio nazionale, poiché molte di queste strutture sono state configurate per gestire il greggio pesante canadese, non il prodotto più leggero prodotto in Texas.
Del resto in passato i tentativi di costruire condotte per esportare petrolio canadese verso nuovi mercati sono miseramente falliti, come la proposta Northern Gateway pipeline di Enbridge, che è stata osteggiata da gruppi ambientalisti e alla fine bloccata dal governo federale.
Quindi, anche se l’attualità sta spingendo i produttori e le autorità canadesi a ceercare nuovi sbocchi per la ricca produzione energetica del Paese , fra il desiderio e la realtà c’è di mezzo il mare, o meglio, ci sono in mezzo montagne o lunghe distanze. Quindi se la crisi si risolverà in un breve o medio termine, difficilmente verranno implementate queste prospettive.
Se invece lo scontro non dovesse apparire risolvibile, allora imprendori e autorità cnadesi affronteranno i rischi necessari per compiere questi investimenti.
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