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Prepariamoci agli ostacoli Obamiani per avvelenare i pozzi prima del giuramento di Trump. Ad esempio…

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Il filotto Brexit e vittoria del tycoon newyorkese sembrano sempre più una versione 2.0 del 1848, la più grande sconfitta dell’establishment occidentale al potere che aprì le porte all’era moderna.

Inconsciamente o meno Obama rappresenta gli interessi tradizionali, quelli che hanno governato almeno dalla fine della seconda guerra mondiale (e che hanno ucciso JFK).

Oggi tali poteri, enormi, hanno di fronte a sé due minacce mortali: uno, nascondere al volgo il disastro socio economico da loro causato, disastro che sta portando all’annientamento delle basi del capitalismo, in primis la classe media. Due, combattere il cambiamento costituito da un neo-presidente che conosce tutto delle regole del gioco e che quindi può davvero smontare il sistema con la ragionevole certezza di poter sopravvivere a qualsiasi tentativo di fermarlo grazie al supporto dei pochi soggetti che ancora hanno amore per ciò che le stelle e le strisce rappresentano ossia dei militari, anzi del complesso militare più forte del mondo.
Obama ha chiaramente supportato la super casta globalistica (costituita in gran parte – almeno fuori degli USA – dai detentori degli enormi patrimoni famigliari ereditati, ndr) che ci ha portato al disastro attuale, disastro nascosto tra pieghe statistiche e post verità appannaggio dei media sussidiati. E mi spingo ad affermare che è un peccato che Obama si sia prestato a tale gioco al massacro visto che i suoi ideali erano ammirevoli e inizialmente – secondo chi scrive – anche sinceri (essendo lui un plebeo), poi si lasciò coinvolgere nelle tresche apparentemente ideologiche – in realtà erano solo interessi – dei clintoniani che lo hanno definitivamente corrotto.


Basti pensare a come Obama viene percepito diversamente rispetto alla realtà delle cose. Si guardi ad es. alla sua filosofia ipoteticamente verde pubblicizzata dai media e poi si verifichi che sotto di lui gli USA hanno aumentato del 50% la produzione di petrolio. O la disoccupazione che asserisce sia scesa, in realtà è un trucco statistico, guardare l’occupazione please (la corrente Presidenza ha tolto del computo i senza lavoro che sono stufi di cercarlo e non trovarlo un impiego…). Senza dimenticare che il Presidente Obama ha accresciuto il debito federale come nessuno prima di lui.

Per questa ragione oggi Obama non può mollare e tutti – e ripeto tutti – i trucchi (chiamatele anche bassezza se volete) devono essere messi in preventivo con il fine di rendere arduo il compito del team di Donald J. Trump.
Dunque, chi scrive anticipa due possibili ostacoli da tenere in seria considerazione: il primo e più prevedibile, ossia il tentativo durante la seduta parlamentare di approvazione dei voti dei delegati presidenziali da parte di un senatore e di un membro della camera di avanzare dubbi sulla correttezza del voto elettivo a causa, guarda caso, dei supposti brogli causati da interferenze russe (secondo chi scrive una nuova forma di maccartismo ormai, ndr). Per fare questo Clapper (che dopo la sconfitta di Hillary ha dato le sue dimissioni con decorrenza 20.1.2017), oggi ancora a capo del DNI-organismo di intelligence interforze che si pensa passerà a R. Giuliani, dovrà pubblicare il rapporto sui brogli russi entro il 6.1.2017. In ogni caso chi scrive ritiene che ciò servirà solo a rendere meno autorevole la presidenza Trump ma non sortirà alcun effetto pratico in quanto le due branchie del parlamento sono in mano ai repubblicani. Inoltre la pubblicazione di un report nero su bianco sui brogli russi in cui vengano circostanziati fatti ed eventi potrebbe essere un boomerang nel caso emergano in futuro manipolazioni delle informazioni date, fatto molto probabile sempre che Clapper voglia/possa testimoniare.

Il secondo ostacolo obamiano, ben più temibile in quanto si giocherebbe sul campo legale e dunque escludendo almeno in teoria l’intervento anche solo ipotetico (secondo chi scrive assai realistico) dei militari in difesa del voto popolare per Trump, consisterebbe nel tentativo di Obama di forzare la nomina del giudice Dem Garland alla Corte Suprema al posto del conservatore Antonin Scalia, morto in un momento di transizione storica del sistema democratico USA ed in circostanze mai ben spiegate (sapete ad esempio che non fu richiesta nessuna autopsia sebbene godesse di ottima salute prima di morire?, ndr…).


Lo scopo principe è chiaro, cercare successivamente di far passare leggi che possano ampliare la base elettorale Dem incrementando l’accesso al voto degli immigrati (un voto cruciale in tal senso è stato bocciato con maggioranza del Chairman questa estate dalla Corte Suprema in assenza del sostituto dell’italo-americano Scalia – che certamente avrebbe votato contro rendendo definitiva la decisione – e dunque non fa precedente, leggasi lo stesso quesito potrà essere riproposto a ranghi completi dopo la nomina in sostituzione del nostro oriundo).
Tale forzatura – perché di questo si tratta – sarebbe possibile con una nomina di Garland nei 5 minuti che separano il passaggio dei poteri tra il 114. e 115. Congresso Senatoriale, tecnicamente quando il Senato appunto per 5 minuti resta “fuori sessione”. Questo permetterebbe al giudice Garland, per tecnicismi che non voglio approfondire in questa sede, di essere nominato a giudice supremo per poco meno di un anno (visto che certamente non verrà confermato dal Senato) a pena però di giocarsi il suo attuale ruolo di giudice della corte di appello del secondo distretto, ruolo assai ambito ed importante (…).

Due gli aspetti preoccupanti da considerare, che fanno temere per la tenuta oltre che democratica anche e soprattutto etica degli USA post Obama (ormai anche oltreoceano troppi puntano a creare ostacoli all’avversario invece di costruire): a suggerire tale forzatura sono i soliti media sussidiati, ormai organi di stampa Dem ossia elitari oltre che globalistici e clintoniani per eccellenza, da sempre a capo della crociata anti Trump e paladini dell’ipotesi dei brogli russi (andrebbe ricordato agli astanti che i detentori dei suddetti media sussidiati sono gli stessi baciati dalla fortuna di avere un presidente come Obama che nel post subprime ha prima preservato e poi fatto moltiplicare le loro ricchezze, ndr). [Notate per altro l’evoluzione dei media da prima delle elezioni presidenziali ad oggi, prima non si doveva fare “la forzatura”, oggi si…].


Va inoltre ricordato che detta forzatura legal-obamiana farebbe seguito alla sconfitta di una analoga – e grave – forzatura dello stesso presidente nel 2012 dove un suo tentativo di nomina diretta di un giudice supremo lo vide sconfitto per 9-0 dalla Corte.
Va per altro notato che molto probabilmente Obama utilizzerà comunque il “trucco dei 5 minuti” (usato in modo aggressivo da Teddy Roosevelt nel 1903) per nominare svariate dozzine di giudici federali che, sebbene anch’essi da confermare dal Senato entro l’anno, potrebbero trovare almeno in parte approvazione senatoriale.

Eppoi qualcuno pensa ancora che i giudici, sebbene impropriamente e comunque troppo spesso, non siano uno strumento per fare politica oltre che ostruzionismo. In Italia dovremmo saperlo bene, purtroppo….

Mitt Dolcino


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