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Oro d’Italia al question time: “distrazione” contabile

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Question time: riserve auree

Al question time di oggi, la deputata Rauti di FDI ha posto la domanda sulla titolarità delle riserve auree detenute e gestite da Bankitalia, ribadendo che l’art 127, comma 2 del TFUE, definisce tra “i compiti fondamentali da assolvere tramite IL SEBC” (e non dal SEBC): “detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri” e che, come sottolineato dal comma 3 dello stesso articolo, ciò “non pregiudica la detenzione e la gestione da parte dei governi degli Stati membri di saldi operativi in valuta estera”, e quindi, secondo la stessa, dell’oro. La Rauti poi insiste giustamente sulla natura di “deposito” – e non della cessione – dell’oro presso la Banca d’Italia che fino al 1992 era pubblica e NON unicamente di diritto pubblico come adesso.

La formulazione dei Trattati europei sull’oro è un po’ vaga poiché parla di “riserve ufficiali in valuta estera”, laddove la versione francese parla unicamente di “riserve ufficiali”, ambigua perché se l’oro rientra indubbiamente tra le “riserve ufficiali”, siamo sicuri che l’oro sia ricompreso nelle “riserve ufficiali in valuta estera”? (Per il FMI le riserve ufficiali in valuta estera possono includere anche le riserve auree solo se sono detenute dalle autorità come oro monetario pronto per essere ceduto, che si sappia!)

Il Presidente Conte ha risposto che:

1.       L’oro è di Banca d’Italia perché è posto all’attivo dello stato patrimoniale.

2.       Le riserve auree delle BCN servono alla politica monetaria.

3.       Pertanto trasferire la proprietà dell’oro allo Stato italiano sarebbe un fatto contraddittorio con l’art. 123 TFUE che vieta il finanziamento da parte delle BC anche a titolo gratuito di enti pubblici e dello Stato

1. Sul fatto che l’oro è posto all’attivo dello stato patrimoniale, ha ragione, ma sarebbe interessante sapere quale è il corrispettivo in avere. Quando la Banca d’Italia era pubblica, l’oro era depositato su un conto d’ordine, separato dal bilancio ufficiale della Banca, solo in gestione per conto del Tesoro, poi quando è intervenuto il cambiamento di statuto, da ente pubblico controllato dal Tesoro a società per azioni “di diritto pubblico”, allora qualcuno ha messo l’oro all’attivo. Quando è stato messo l’oro all’attivo, bisognava metterlo anche al passivo, come deposito del Tesoro. Se ciò non è stato fatto, è stato fatto un errore a cui si può benissimo, anzi si deve, ovviare ponendo al passivo della Banca d’Italia nei confronti del Tesoro il valore dell’oro.

2. Che le riserve auree siano utili alla politica monetaria, è la narrativa mainstream, la foglia di fico per non dimostrare con troppa enfasi che le banche in realtà creano dal nulla, e che gli unici freni alla creazione monetaria sono una serie infinita di regole incomprensibili applicate solo “politicamente”: basta avere la superiorità mediatica e militare per scaricare il debito insito a qualsiasi creazione monetaria, come da paradigma, dall’apice della piramide a mo’ di catena di Sant’Antonio verso la base, e questo vale sia per le banche sia per certi enti pubblici e Stati. Ma a parte ciò, visto che è stato fatto allusione, direi con una proiezione psicologica, al fatto che il governo voleva vendere l’oro, si sappia che tale facoltà, e volontà, ce l’ha la BCE, come scritto nel suo sito:

https://www.ecb.europa.eu/ecb/tasks/reserves/html/index.it.html

 

3.       Quanto precede NON dimostra che la proprietà dell’oro sia di Bankitalia, perché ciò equivarrebbe semplicemente a confermare un dato di fatto, il furto inserito nella “distrazione contabile”. La contabilità deve seguire la legge e la Costituzione, oltre che i diritti di proprietà, e visto che l’oro fu prima della riforma posto in un conto separato, gestito dalla Banca, significa che era chiaramente dello Stato e quindi dei cittadini.

Pertanto decade il ricorso, fatto dal Presidente Conte, all’articolo 123, che vieta alle BC di concedere “scoperti” e finanziamenti agli Stati (di nuovo: trasferire una proprietà dell’oro sarebbe un “finanziamento”? La cosa mi sorprende: chi è che vuole vendere l’oro??).

Ma c’è un’altra cosa: nello stato patrimoniale la voce dell’oro recita così: “Oro e crediti in oro” però niente è detto né si dettaglia nel bilancio o nelle note integrative sui dettagli dei crediti in oro: qual è il valore dei crediti in oro? Da chi è stato ricevuto il credito?

Il fatto che la Banca d’Italia abbia dato a garanzia il “nostro” oro per ottenere un credito dalla Germania, significa che si è comportata da proprietaria di quell’oro, ma ciò non significa che lo sia.

Sta a noi, e alla politica, riprenderci le biglie e significarle che magari per “distrazione” è stato effettuato un furto, confermato dalla scrittura contabile.

Giusto per rispondere a chi continua a dirmi che la contabilità non è importante!

E invece è una scrittura che racchiude in sé il diritto, che porta con sé un “contratto” espresso in dare e avere, e questa scrittura dev’essere un tutt’uno con la Costituzione e le leggi di uno Stato. Altrimenti è furto. E qualcuno se ne sta accorgendo.

Nforcheri 21/0/2018

 

 


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