Energia
OPEC+ apre (poco) i rubinetti: una mossa calcolata tra quote di mercato e timori di crollo dei prezzi
L’OPEC+ aumenta la produzione di petrolio, ma con estrema cautela. Una mossa che svela la lotta per le quote di mercato e il delicato equilibrio della Russia, stretta tra esigenze belliche e capacità produttiva al limite.

Domenica, oggi, i pesi massimi dell’energia si sono riuniti, seppur virtualmente, per decidere le sorti del mercato petrolifero. L’Arabia Saudita, la Russia e altri sei membri del cartello allargato OPEC+ hanno deliberato un aumento della produzione di 137.000 barili al giorno per il mese di novembre. Una cifra che, a prima vista, può sembrare quasi irrilevante nel grande oceano della domanda globale, ma che in realtà nasconde una strategia complessa e un delicato gioco di equilibri.
La comunicazione ufficiale del gruppo parla di “prospettive economiche globali stabili” e “solidi fondamentali di mercato”, citando le scorte di petrolio ai minimi. Una narrazione rassicurante che, però, non racconta tutta la storia. La verità è che l’OPEC+ sta camminando su un filo sottilissimo. Dopo aver passato la prima parte dell’anno a tagliare l’offerta per sostenere i prezzi, da aprile la strategia è cambiata: l’obiettivo ora è riconquistare le quote di mercato erose da produttori non allineati come Stati Uniti, Brasile, Canada e Guyana.
La reazione nervosa dei mercati
L’aumento, in realtà, è stato inferiore a quanto temuto da molti analisti. Le voci di un possibile incremento di ben 500.000 barili al giorno avevano messo in agitazione i mercati, come sottolineato da Jorge Leon, analista di Rystad Energy. Questa paura aveva già fatto il suo corso, spingendo il prezzo del Brent, il riferimento globale, sotto i 65 dollari al barile venerdì scorso, con un calo di circa l’8% in una sola settimana. Il cartello ha quindi “dosato con attenzione la mossa, dopo aver visto quanto nervoso fosse diventato il mercato”, ha commentato Leon.
L’aumento deciso è sufficiente a mandare un segnale ai concorrenti, ma non così drastico da provocare un crollo delle quotazioni, anzi l’effetto potrebbe essere il contrario oggi, cioè causare un aumento dei prezzi del petrolio lunedì, perché l’incremento è stato troppo inferiore rispetto alle attese.
Il dilemma della Russia e le previsioni sulla domanda
In questo complesso scenario, la Russia gioca una partita tutta sua. Mosca ha un disperato bisogno di prezzi elevati per finanziare la sua macchina bellica in Ucraina. A differenza di Riyad, però, la sua capacità di aumentare la produzione è limitata, frenata dalle pressioni occidentali sul suo settore petrolifero. Attualmente, la produzione russa si attesta intorno ai 9,25 milioni di barili al giorno, con una capacità massima stimata a 9,45 milioni, ben lontana dai circa 10 milioni pre-conflitto. L’aumento deliberato è quindi “gestibile” per il Cremlino. A complicare il quadro, ci sono gli attacchi ucraini alle raffinerie russe, intensificatisi da agosto. Questo, come nota l’analista Arne Lohmann Rasmussen, ha provocato “un aumento delle esportazioni di greggio russo, poiché non può essere utilizzato a livello nazionale”, rendendo Mosca ancora più dipendente dalle vendite all’estero.
A rendere il tutto ancora più incerto è il puzzle della domanda futura. Le previsioni sono discordanti e riflettono due visioni opposte del futuro economico globale:
- Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE): Prevede un aumento della domanda di soli 700.000 barili al giorno tra il 2025 e il 2026. Una visione piuttosto prudente.
- OPEC: Ben più ottimista, stima una crescita di 1,3 milioni di barili al giorno nel 2025 e di altri 1,4 milioni nel 2026.
Questa divergenza spiega la cautela dell’OPEC+. Aumentare troppo la produzione in un contesto di domanda potenzialmente debole sarebbe un suicidio per i prezzi. Meglio procedere a piccoli passi, segnalando ai concorrenti che il rubinetto può essere aperto o chiuso a piacimento, mantenendo tutti sull’attenti.
Domande e Risposte per i Lettori
1) Perché l’OPEC+ ha deciso un aumento di produzione così piccolo se vuole riconquistare quote di mercato?
La decisione riflette un compromesso strategico. Un aumento massiccio avrebbe soddisfatto l’obiettivo di guadagnare quote di mercato, ma avrebbe quasi certamente causato un crollo dei prezzi, danneggiando i bilanci di tutti i paesi membri. L’aumento di 137.000 barili è una mossa calcolata: è abbastanza piccolo da non spaventare i mercati e far crollare le quotazioni, ma serve come avvertimento ai produttori concorrenti (come gli USA) che l’OPEC+ è pronta a competere attivamente e può modulare l’offerta a suo piacimento per difendere la sua posizione dominante.
2) In che modo la guerra in Ucraina influenza le decisioni della Russia all’interno dell’OPEC+?
La Russia si trova in una posizione complessa. Da un lato, ha un bisogno vitale di mantenere i prezzi del petrolio alti per finanziare lo sforzo bellico e sostenere un’economia sotto sanzioni. Questo la spingerebbe a limitare la produzione. Dall’altro lato, la sua capacità produttiva è già ridotta a causa delle sanzioni e delle difficoltà tecnologiche. Inoltre, gli attacchi ucraini alle sue raffinerie la costringono a esportare più greggio non raffinato. Pertanto, un piccolo aumento “gestibile” come questo le permette di rimanere allineata con l’Arabia Saudita senza mettere a dura prova la sua capacità produttiva limitata.
3) Se l’aumento è stato minimo, perché il prezzo del petrolio era sceso così tanto la settimana precedente?
Il mercato finanziario non reagisce alla notizia, ma alle aspettative. Nei giorni precedenti la riunione, si erano diffuse voci incontrollate (i cosiddetti “rumors”) di un possibile e sostanzioso aumento della produzione, fino a 500.000 barili al giorno. Gli operatori, temendo un eccesso di offerta, hanno iniziato a vendere, facendo scendere il prezzo del Brent di circa l’8%. La decisione di un aumento molto più contenuto ha di fatto calmato questi timori, anzi potrebbe dare il via a un rialzo dei prezzi domani. Si può dire che il mercato avesse “prezzato” lo scenario peggiore, che poi non si è verificato.

You must be logged in to post a comment Login