Attualità
OLTRE LA VISIONE DI CARLO COTTARELLI E DEL FMI (di Claudio Pisapia)
Il 4 novembre u.s. è stato il giorno di Cottarelli a Ferrara. Prima alla facoltà di economia con gli studenti e poi, nel primo pomeriggio, incontro con i cittadini alla Camera di Commercio.
Come può essere un incontro con Carlo Cottarelli, da sempre esponente non secondario del Fondo Monetario Internazionale e per un po’ addetto ai “tagli” al nostro Ministero dell’Economia? Dipende!
Può essere noioso quanto basta, se si ascolta semplicemente quello che dice: il problema del debito pubblico da risanare attraverso la solita austerità, i tagli agli sprechi, la lotta alla corruzione e l’euro che non si può abbandonare perché i costi sarebbero troppo elevati. Di questo ne hanno parlato gli altri, io cercherò di non farlo.
Potrebbe essere intrigante, se si ascolta qualche risposta a qualche domanda intelligente dal pubblico che un po’ devia dalla solita routine, e che ovviamente non viene minimamente colta dai giornalisti presenti, tantomeno dal pubblico che in realtà va per ascoltare cose che già pensa di sapere. Ci va giusto per vederlo di persona e avere conferme alle proprie vaghe convinzioni.
Addirittura potrebbe essere interessante se si è letto tra le righe di qualche libro che lui stesso ha scritto e le si mettono in relazione alle banalità che ha detto in tutta la giornata. E chiedersi alla fine: “ma se sa se come funziona veramente l’economia, perché sostiene il pareggio di bilancio?”
Vari livelli dunque. Vediamo come rendere interessante l’argomento, in sostanza come “riuscire ad uscire” dalle banalità delle parole dette. Partiamo da dove non è partito nessuno dei commentatori, ovvero dalle domande di due esponenti del Gruppo Cittadini Economia di Ferrara, gruppo da anni attivo sul territorio ferrarese con una visione dell’economia di ampio respiro.
Ne parliamo con Claudio Bertoni e con Gustavo Valieri che hanno partecipato all’incontro del pomeriggio, e attraverso il loro racconto passeremo dal noioso all’intrigante e poi attraverso le parole del libro “il macigno” dello stesso Cottarelli alle conclusioni interessanti.
La domanda che ha posto Valieri è stata di quelle semplici e che a volte meriterebbero risposte e non silenzi. Perché non abbiamo una banca pubblica o un sistema di banche pubbliche come ce l’ha la Germania? Operazione che ci permetterebbe di risparmiare miliardi di euro in interessi ogni anno e di poter finanziare con più semplicità i nostri imprenditori e la nostra economia, lasciando anche da parte un po’ di austerità. E che risposta è ad una domanda del genere: “però hanno problemi a gestirle…”. Ma di che problemi parliamo? I tedeschi ci tengono così tanto alle loro banche territoriali che sono stati molto attenti a tenerle fuori dall’Unione bancaria propinata al resto d’Europa.
Claudio Bertoni è invece partito dall’intervento di una signora in sala in merito al fallimento della CARIFE sostenendo che gli azionisti delle banche fallite potevano essere salvate in un attimo, con una precisa volontà politica in tal senso. Invece tutte queste operazioni, a danno dei cittadini, avvengono in nome della mancanza di moneta a causa dell’alto debito con la soluzione di tendere all’abbassamento del costo del lavoro e collegarlo alla produttività. In realtà questo modo di agire sta producendo l’abbandono a se stessi di imprenditori e famiglie italiane al mercato globalizzato e finanziario. La classe politica ha agito in pratica favorendo gli interessi di questi ultimi a scapito dei reali interessi del Paese e dei lavoratori. Dare la colpa dei problemi alle capacità imprenditoriali nostrane e al costo del lavoro è assolutamente fuorviante. Ciò che oggi manca è aumentare il potere di acquisto, smettere di nascondersi dietro lo spauracchio del debito pubblico. E prendere le giuste decisioni di politica economica.
Cosa ne pensa realmente Cottarelli viene fuori dal post conferenza, la parte intrigante dell’articolo: “ma se noi stampiamo moneta, dobbiamo ridarla indietro a qualcuno?” Cottarelli: “no, non dobbiamo ridarla a nessuno”.
Ma allora è finita? Basta austerità? Forse no, a noi sembra che benché Cottarelli sia perfettamente conscio che nel momento in cui uno Stato emette moneta questo non sia debito, contemporaneamente è anche convinto che se emetti moneta crei inflazione, che non è controllabile. E allora non si può. Il debito va finanziato invece attraverso l’emissione di titoli di stato perché non è moneta nuova che entra in circolo, ma si usa quella che già c’è. Ergo non crea inflazione.
Continua Bertoni: ‘Cottarelli dice, io preferisco tenere un’economia in fallimento perché in questo modo non circola denaro. Nel caso contrario se aumento moneta, se la faccio circolare, creo inflazione.
Qui però dimostra di non capire il funzionamento delle tasse che nei momenti in cui l’inflazione è alta possono aumentare per diminuire l’inflazione, per evitare il surriscaldamento dell’economia’ (in pratica con le tasse togli l’eccesso di moneta dal sistema).
Dunque, la grande pena di Cottarelli resta la brutta e cattiva inflazione, male di tutti i mali.
Facendoci aiutare dalla storia recente possiamo però cominciare a guardare gli “interessi in conflitto” tra creditori e debitori, tra finanza e popolo. Infatti constatiamo che nel 1980 l’inflazione era sopra il 20% ma c’era la scala mobile e la gente normale non se ne accorgeva più di tanto. Poteva comprare le stesse cose con lo stesso salario e la ricchezza delle famiglie in quei periodi (dati rilevabili dappertutto, aumentava) addirittura il rapporto percentuale tra risparmio ed entrate disponibili nell’arco di un anno era il 25%, cioè le famiglie italiane avevano il più alto potere di acquisto tra i paesi sviluppati.
Quindi l’inflazione non è puramente un fatto monetario ma comprende fattori esterni (all’epoca aumento del prezzo del barile di petrolio, ad esempio) e il suo controllo non lo attui attraverso l’austerità o impedendo alle persone di spendere con contrazione salariale e licenziamenti perché questo non funziona, come si vede oggi. Del resto sempre prendendo gli anni ’80 si rileva che l’inflazione dopo il surriscaldamento che la innalzò fino al 21,80% cominciò a diminuire costantemente nonostante la spesa dello Stato aumentò sostanzialmente anche dopo il famoso “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro che la doveva invece frenare.
L’iperinflazione, invece, è sempre conseguenza di fattori catastrofici come ad esempio una guerra e la gestione maldestra della pace, parliamo di Weimar, costruita su accordi che Keynes rifiutò di appoggiare prevedendo tutto quello che poi successe realmente in Germania. Insomma quando serve si mischiano storia, avvenimenti, economia, sociale, paure e si confeziona un prodotto per le conferenze. La domanda dovrebbe sempre essere: a vantaggio di chi? A chi serve fare confusione? In questo caso mi sembra ovvio. Per chi lavora il signor Cottarelli?
Ma continuiamo nella disamina con il nostro Bertoni a cui ridiamo la parola.
‘Quello che vuole dire realmente Cottarelli è: l’emissione di moneta provoca un problema ai mercati finanziari mettendolo in crisi perché da una parte non avrebbe più la possibilità di procrastinare i debiti e quindi ci sarebbe un crollo delle borse che si basano sulla continua circolazione del debito. Dall’altra parte non avrebbe più la base sulla quale creare la finanza speculativa. Fa della moneta e del debito un mercato, cosa che non dovrebbe essere. Questo perché la moneta è moneta se circola e non se si accumula, e il debito è creato per essere estinto nel più breve tempo possibile. Ed è qui che sta la distinzione fondamentale di cui occorre parlare cioè: dobbiamo distinguere tra debito privato e debito pubblico. Il primo va estinto, e il fine della finanza dovrebbe essere quello di agevolare la chiusura di questa relazione. Il secondo, in uno Stato con la S maiuscola (sovrano e che fa il suo vero lavoro), non è mai un problema. I Titoli di stato sono, invece, uno strumento di politica fiscale e servono a remunerare adeguatamente i risparmi, quando serve, e a drenare moneta, sempre quando serve, dal sistema economico.’
Gli interessi sui Titoli di stato (se vogliamo e se venduti agli operatori dell’economia italiana, alle famiglie italiane soprattutto) possono magari essere un reddito di cittadinanza …un aiuto al risparmio privato ma anche alla spesa.
‘Ma attenzione il punto fondamentale è questo: che il debito pubblico sia un problema, o meglio che uno Stato possa avere problemi di default, è la più grossa truffa che esista. Quindi il punto è che ogni politico (magari statista) che abbia a cuore la vita sociale ed economica della propria nazione deve ripristinare il sodalizio tra Stato e Banca Centrale mettendo questa al servizio dello Stato. E qui entrano in gioco i cittadini. Vigilare affinché i politici non applichino politiche clientelari. Del resto credo fermamente che sia meglio attuare ed impegnarci in questo sforzo di vigilanza piuttosto che essere schiavi e quindi indebitati con Godlman Sachs, Ing Direct, Pnb Paribas, Black Rock, UBS, Monte dei Paschi, Unicredit. Abbiamo pensato e pensiamo di avere più controllo su Craxi che sul ceo di un grosso gruppo finanziario o su Draghi. Guardiamo dove sono ora Berlusconi e Craxi e dove sono invece De Benedetti, Bernabè, Lloyd Blankfein e altri.
Del resto in un interessantissimo report del febbraio 2015 l’istituto Mc Kinsey scrive “il debito di Stato detenuto dalle banche centrali (o qualunque altro ente governativo) in un certo senso è solo un’entrata contabile che rappresenta la rivendicazione di una parte del governo verso un’altra … Mentre ciò non avrebbe nessuna conseguenza economica reale, è presumibile che possa creare turbolenze nei mercati finanziari.’ (rimando a questo articolo per approfondire il rapporto McKinsey di Claudio Pisapia e Claudio Bertoni ……http://www.ferraraitalia.it/
Ma perché Cottarelli dice altro?
‘Perché questi sono gli interessi del Fondo per il quale lavora: togliere alla moneta e conseguentemente allo Stato la funzione per la quale sono stati creati: fare lo Stato e la Moneta! Se lo Stato fa lo Stato e utilizza il monopolio della moneta a uso dei cittadini, toglie potere alla finanza.
Per rispondere alla paura dell’inflazione rispetto alla creazione di moneta io dico: non è che ne dobbiamo creare all’infinito o a piacere senza piani, crearne 150-200 miliardi così come diceva Profumo un anno e mezzo fa, e lo ha detto Profumo non Marx o Bakunin’ (aggiungerei anche Cattaneo e Zibordi con la proposta dei CCF). ‘Una volta creata questa quantità di moneta noi possiamo mettere in funzione tutto il sistema economico e poi smettiamo, ci fermiamo. Però che cosa succede agendo in questo modo? Che diminuisce l’indebitamento di famiglie e imprese. E quando non sei più indebitato sei libero!
Ma se io sono il tuo padrone, non sono contento. E se questo sistema innesca per uno o due anni un’inflazione al 4-5%? L’inflazione è a favore dei debitori e i creditori vengono a perdere il loro potere di acquisto. Con l’inflazione i creditori, e oggi i più grossi creditori sono i centri della finanza internazionale, perdono potere di acquisto. Anzi, vengono a perdere il potere, non il loro potere di acquisto, questo è il punto. E in uno stato democratico perdono il loro potere su milioni di cittadini. A tutta questa gente toccherebbe di tornare a lavorare per guadagnarsi da vivere, come facciamo noi. Ma mi sembra non ne abbiano molta voglia, e così ci incolpano e incolpano gli imprenditori italiani e i lavoratori perché non sono produttivi come gli schiavi cinesi. E da dove fanno partire tutto? Semplicemente dal fatto che abbiamo un elevato debito pubblico che abbiamo visto essere la più grossa truffa concettuale mai esistita.
Il punto son gli interessi in gioco, il governo del sistema energetico, estrattivo, produttivo e distributivo che controlli attraverso la gestione del debito. Facendo credere allo stato che ha un debito pubblico da gestire come un debito privato e che per questo deve aumentare le tasse e svendere tutto al mercato per ripagarlo.
La finanza domina, comanda, decide attraverso il controllo della emissione monetaria e il controllo degli Stati. Cioè toglie completamente la democrazia grazie ai politici proni al sistema. Dall’altra, il popolo non è capace di muoversi, non sa che pesci prendere e decide che è meglio che poche persone gestiscano il tutto. Infatti, l’attacco a Carife e alle altre banche e tutta la trasformazione in spa delle popolari va verso la concentrazione di questi poteri in poche mani. Così come le paventate Riforme Costituzionali.
Cottarelli intanto fa sicuramente il suo interesse e delle persone per cui lavora. Fa il suo lavoro e dal suo punto di vista lo fa bene.’
Puntualizzo ancora una volta, perché lo ritengo fondamentale per la giusta comprensione degli avvenimenti, che in gioco ci sono interessi diversi che non dovrebbero essere confusi e da cui si dovrebbe partire (ricordando tra l’altro gli insegnamenti del prof. Ioppolo). Bisogna sempre considerare quali interessi vogliamo tutelare, se quelli dell’1% della popolazione, allora oggi va tutto bene, oppure del 99%, e allora le cose cambiano.
Conta di più una persona o milioni di persone? Contano di più gli interessi del FMI, degli azionisti di borsa, dei grandi finanzieri che muovono il denaro (ma quanti ne saranno mai?). Oppure delle migliaia di operai edili, dei salumieri all’angolo delle strade, dei ciabattini delle città antiche, degli imprenditori del Veneto, dei proprietari delle aziende agricole del ferrarese, dei produttori di arance siciliani, dei produttori di olio d’oliva della Puglia e del Molise?
E per finire, per andare nella perversione del mondo attuale, dove puoi dire di tutto e il contrario di tutto senza che la gente se ne accorga. Dove un mondo alla deriva continua ad accettare le stesse ricette per il paradiso del benessere economico basandole su ricette che sanno di vecchio, di ‘800, di lotta di classe, ancora di Smith e Marx, di mercantilismo e di conquista del West selvaggio.
Ora, per finire e con l’odore della naftalina al naso vediamo cosa scrive Carlo Cottarelli nel suo libro “Il macigno”:
“…la relazione tra debito pubblico e moneta è tra le più importanti che esistano per la teoria e la storia economica… lo stato può battere moneta. La moneta serve alla popolazione e lo stato ha il vantaggio di essere l’unico che legalmente può batterla. Può quindi finanziare il suo deficit o prendendo a prestito o stampando moneta. Fa una bella differenza: se per finanziare il proprio deficit lo stato si indebita, paga un interesse e deve preoccuparsi di rinnovare i prestiti in scadenza. Se batte moneta non si deve preoccupare di tutto questo. …. Anche nei casi in cui la banca centrale non è dello Stato (banca d’Italia), i profitti della banca centrale vengono quasi interamente trasferiti allo stato. Quindi se le banconote sono stampate dalla banca centrale che presta allo stato, lo stato pagherà un interesse, ma visto che i profitti della banca centrale sono restituiti allo stato, gli interessi pagati sui prestiti ricevuti dalla banca centrale rientrano allo stato. È una partita di giro. Il debito verso la banca centrale, quindi, è come se non esistesse: è come se lo stato si finanziasse emettendo direttamente anche le banconote (questo perché in realtà emette solo le monete metalliche, in maniera però insignificante per il contesto).
Perché allora non lo fa? (…sintetizzo…) … perché questo creerebbe inflazione, aumento dei prezzi e che i casi di iperinflazione nascono proprio quando si è stampato troppa moneta…
…in un’Unione Europea come l’area dell’euro, l’inclusione della definizione di debito pubblico dei titoli di stato detenuti dalla banca centrale non è però così fuorviante come nel caso di un paese che ha la sua moneta: questo perché in un’unione monetaria un singolo stato non controlla più la propria banca centrale, e sui prestiti che riceve (tramite acquisti di titoli di stato) da parte della banca centrale comune deve pagare interessi che non sono restituiti allo stato stesso ma che, sotto forma di distribuzione di profitti, vengono ripartiti tra tutti i paesi dell’area…
…se lo stato si indebita nella propria moneta, può sempre stamparla in caso di difficoltà nel rifinanziare il debito. Magari questo creerà inflazione, ma il rischio di insolvenza si abbassa. Se invece lo stato si è indebitato in valuta estera (per esempio in dollari), questa possibilità non esiste e cresce il rischio che lo stato non sia in grado di ripagare. Inoltre cresce l’esposizione del paese al rischio di una svalutazione: se il tasso di cambio si deprezza, il valore in una moneta nazionale del debito estero aumenta. Da qui, quello che alcuni economisti hanno definito il “peccato originale” di molti paesi emergenti che, in passato, si erano indebitati in valuta estera, debito che poteva diventare insostenibile a seguito di un deprezzamento del loro cambio.
Nel caso italiano quasi tutto il debito è denominato in euro, la nostra moneta, ma anche una moneta che non possiamo stampare a piacere. Quindi è come se il debito fosse denominato in valuta estera: è vero che non c’è un rischio di cambio (assumendo che l’euro resti la nostra moneta, naturalmente), ma non possiamo ripagare il debito stampando moneta…”
Ecco, lo ha detto lui e non io e nemmeno Claudio Bertoni o Gustavo Valieri, autoproclamati commentatori, esperti della domenica e fantagiornalisti. Puoi stampare se sei proprietario della tua moneta e così facendo puoi controllare il debito. Cosa che non puoi più fare se ti agganci a una moneta straniera (Argentina con il dollaro) o all’euro perché la banca centrale non lavora più per il tuo stato. Se ti agganci a una moneta straniera metti in conto di poter andare in default perché non controlli più l’emissione monetaria. Insomma uno Stato ha gli strumenti per stare al mondo, fare il suo lavoro, difendere la sua sovranità e integrità ma questo farebbe gli interessi della gente normale.
Chi vive di debito ha bisogno di un sistema diverso, come quello attuale, che continui a generare debito e deve far credere che non vi sia a altro modo. Immaginate possibile che i macellai possano domani dire che la carne fa male e che provoca il cancro (è solo un esempio)? Ognuno deve vendere la sua merce e loro, i fondi monetari, i think tank mondiali, trilaterali varie, G7 e che Dio ci aiuti hanno fatto un grande lavoro di marketing, ovvero: convincere tutti che gli interessi di poche persone siano esattamente gli stessi di quelli di 7 miliardi di persone nel mondo.
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