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OGGI GLI ITALIANI SENTIRANNO I PRIMI FORTI DISAGI. Un decreto scritto su Marte applicato all’Italia

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La stretta è arrivata chiesta un po’ da tutti da una settimana. Il tempo trascorso avrebbe potuto servire per preparare qualcosa di più ragionato ed organico, magari sentendo gli esperti di certi settori industriali ed i prefetti. Invece il Pavone romano ha fatto tutto di corsa, senza organizzazione precedente, ed ha combinato l’ennesimo pasticcio.

Chi ha scritto il Decreto risiede in Roma, coadiutavo al massimo da qualcuno che risiede a Milano. L’Italia è tutta Roma e Milano? NO!. Roma è fatta anche da piccole città, da un tessuto extraurbano complesso, da una rete commerciale cresciuta sulla base di una liberalizzazione selvaggia in modo estremamente disomogeneo, ma tutto questo è stato ignorato.

L’Italia è fatta anche di piccoli comuni SENZA un esercizio commerciale. Gli abitanti di Casasco (AL) ad esempio saranno costretti ad applicare, forzatamente, il “Caso di necessità”; a meno che non vogliano attendere la maturazione delle ottime ciliegie. Come questo piccolo borgo me ne vengono in mente una dozzina. Allo stesso modo la liberalizzazione ha portato a concentrazioni enormi in comuni relativamente piccoli perchè al servizio di città molto più grandi. Galbiate (8500 abitanti) ha solo qualche negozio di prossimità, di per se non giustificando il caso di necessità, ma i suoi abitanti non potranno più andare nei supermercati dei comuni vicini, ed il sindaco può chiedere pure il permesso agli altri sindaci, ma i carabinieri, se applicheranno la legge, rimanderanno indietro gli abitanti. Il primo ipermercato (per anzianità) d’Italia, l’IperMontebello (1977), sorge nel territorio di Codevilla e di Montebello, neppure 2000 abitanti messi insieme, ma serve i 60 mila di Voghera, Casteggio e dintorni, per i cui abitanti si attendono tempi complessi. Questi sono casi che mi vengono a mente così, spontaneamente, ma sicuramente ce ne sono altre centinaia, anzi se nei commenti me ne indicate qualcuno sarà il benvenuto.

Quindi un governo di abitanti a Roma ed a Milano (non è la latitudine geografica il problema, ma quella mentale) ha gettato un decreto, definibile quadrumane perchè scritto anche coi piedi, senza averne ben chiare le conseguenze. Gli Italiani invece le sentiranno per bene, con difficoltà di rifornimento e grossi problemi di carattere burocratico, oltre ad inutili discussioni con le forze dell’ordine, il tutto causato da una scrittura approssimativa. Eppure esiste il MISE che avrebbe potuto sentire qualche grossa catena della GDO che, sicuramente, ha una mappatura con la copertura commerciale e distributiva per area, oppure si poteva delegare il problema ai Prefetti che, essendo sul territorio, avrebbero potuto fare le cose in modo migliore, ma i Pavoni fanno le cose in fretta, per mostrare la coda e vantarsene.

Quali conclusioni si possono trarre da questa situazione:

  1. che il vecchio regime di licenze commerciali, che equilibrava offerta e domanda di servizi al dettaglio, sarebbe stato sensato in questo momento, ma non era abbastanza liberista….;
  2. che le gatte frettolose fanno i gattini ciechi, e chi è al governo non ha una minima idea del paese che sta governando;
  3. che la popolarità di Conte oggi sarà molto minore perchè i disagi si sarebbero potuti evitare, ed i rischi perfino ridotti, spingendo per la prenotazione della spesa o la consegna a domicilio. Però il governo doveva fare un gesto eclatante, non un gesto utile;

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