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Economia

Oggi gli industriali tedeschi dell’auto hanno battuto cassa al ministro Habeck

L’auto tedesca è in grave crisi. Gli industriali incontrano il ministro dell’economia Habeck che prende tempo e fa il pesce nel barine, ma le aziende non hanno questo tempo che rischia di costare gravi danni alle aziende e decine di migliaia di licenziamento

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Oggi incontro fra industria tedesca, nel suo complesso, e il  ministro dell’Economia Habeck. Il motivo è ovvio: cercare di salvare qualcosa dell’industria tedesca dell’auto e del suo indotto, in crisi dopo la caduta verticale delle vendite e il fallimento del lancio della mobilità elettrica.

Un fallimento dalle molteplici cause

La crisi dell’industria automobilistica tedesca è un problema complesso con radici profonde, che si manifesta in un calo delle vendite, costi elevati per la transizione all’elettrico e una crescente pressione competitiva a livello globale e , alla fine, distruzione dei margini operativi e degli utili.

Le case automobilistiche tedesche, un tempo leader indiscusse del mercato, si trovano ora a dover affrontare una serie di sfide che mettono a rischio la loro posizione dominante.

Uno dei principali fattori interni che contribuiscono alla crisi è l’elevato costo della transizione verso la mobilità elettrica. Sviluppare e produrre veicoli elettrici richiede investimenti significativi in ricerca e sviluppo, infrastrutture di produzione e formazione del personale. Le case tedesche sono giunte tardi, senza vantaggi specifici, spiazzate già in partenza da Tesla e dalle cinesi. Questo ha richiesto investimenti superiori, che poi non hanno generato utili, perché i consumatori NON comprano auto elettriche, se non con fortissimi incentivi. Le case hanno duvuto mantenere le produzioni di auto a combustione interna, ma hanno speso per fabbriche che non producono. Un disastro.

Inoltre, la gamma di modelli offerta dai produttori tedeschi non è sempre competitiva, soprattutto nel segmento di massa. Mentre marchi come Mercedes-Benz e BMW si sono concentrati sul segmento premium e di lusso, la Volkswagen, un tempo sinonimo di auto accessibili per tutti, sta lottando per offrire modelli elettrici a prezzi competitivi. Questa mancanza di opzioni a prezzi accessibili sta limitando la capacità dei produttori tedeschi di attrarre una vasta gamma di consumatori, soprattutto in un momento in cui la domanda di auto elettriche è in crescita. Le auto tedesche costano troppo rispetto alle concorrenti.

Il ministro dell’Economia tedescvo Habeck. Wikipedia

A livello esterno, la concorrenza di nuovi attori come Tesla e i produttori cinesi sta mettendo sotto pressione l’industria automobilistica tedesca. Tesla, con la sua attenzione esclusiva sui veicoli elettrici e la sua capacità di innovare rapidamente, ha conquistato una quota significativa del mercato, anche in Germania e ora vende anche a prezzi inferiori rispetto alle elettriche tedesche. Allo stesso tempo, i produttori cinesi, supportati da un forte sostegno governativo e da costi di produzione inferiori, stanno diventando sempre più competitivi, soprattutto nei mercati emergenti.

La situazione è ulteriormente aggravata dagli alti costi energetici in Germania, che rendono la produzione più costosa rispetto ad altri paesi. La guerra in Ucraina ha causato un aumento dei prezzi dell’energia, mettendo sotto pressione le aziende tedesche, compresa l’industria automobilistica. Inoltre, le sfide economiche globali, come l’inflazione e le interruzioni della catena di approvvigionamento, stanno creando un clima di incertezza che sta frenando la domanda di nuove auto.

Aggiungiamo che i tedeschi hanno preferito investire in Cina, dove però perdono quote di mercato, piuttosto che in Germania, e il mix è completo.

Caro governo, paga se vuoi mantenere l’industria

Di fronte a queste sfide, i produttori di auto tedeschi chiedono un maggiore sostegno da parte del governo, che si deve convertire in soldi, tanti soldi. In particolare, chiedono nuovi sussidi per l’acquisto di auto elettriche, come un bonus per l’acquisto o un bonus alla rottamazione, e leasing agevolato per rendere i veicoli elettrici più accessibili ai consumatori. Qualsiasi soluzione pur di non far pagare ai consumatori il prezzo pieno di auto troppo care.

Inoltre, chiedono una revisione dei limiti europei sulle emissioni di CO2, che ritengono troppo severi e difficili da raggiungere con la tecnologia attuale. Il fatto di iniziare ad avere quote obbligatorie di vendite di auto elettriche quando i cittadini, giustamente, non le vogliono comprare, non è altro che ribaltare sulle aziende un fallimento che è principalmente

Se il governo tedesco non interviene, l’industria automobilistica tedesca rischia di affrontare un futuro incerto. Le chiusure di stabilimenti, i licenziamenti e un impatto negativo sull’intera economia tedesca sono scenari possibili se la crisi non viene affrontata. Inoltre, la mancanza di sostegno governativo potrebbe rendere più difficile per i produttori tedeschi competere con i rivali internazionali, soprattutto nel mercato in rapida crescita delle auto elettriche.

Il risultato andrebbe ben oltre i 35 mila licenziamenti di Volkswagen, e qualche decina di migliaia degli altri produttori e dell’indotto,: la crisi porterebbe alla distruzione di competenze specifiche che il Paese non riuscirebbe più a recuperare. Inoltre si regalerebbe un mercato ai competitori cinesi, coloro a cui si è insegnato a produrre auto. Le case tedesche pensavano di colonizzare la Cina, e  ne saranno colonizzate.

La situazione richiede un’azione decisa da parte del governo tedesco, ma Habeck sinora è stato scettico e il bilancio è molto stretto in Germania, dove non si vuole fare debito, o non lo si vuole mostrare. I contributi rischiesti però costerebbero miliardi e creerebbero un mkercato forzatamente drogato e pagato anche da chi le auto non le vuole usare. una forte contraddizione sia per i Liberali, sia per i Verdi. Però ormai il governo tedesco è agli sgoccioli.  Per ora il Ministro ha detto che non vuole delle soluzione affrettate: un modo per predere tempo e rinviare gli interventi alle calende greche. L’auto


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