Attualità
OCCUPAZIONE USA E CRESCITA. COSA STA PER SUCCEDERE.
La scorsa settimana sono stati diffusi i dati relativi all’occupazione USA, e ci sono state delle sorprese. Il numero dei lavoratori è cresciuti di 38 mila unità, meno di quanto atteso. riducendo comunque la disoccupazione totale al 4,7%. Si tratta di un importante rallentamento nella crescita dell’occupazione , che dovrebbe spingere la FED a rimandare a settembre l’aumento previsto dei tassi.
Comunque vi è stato un aumento, per quanto minimo, e l’occupazione tiene. Questo è un dato positivo, almeno per ora : negli USA non c’è da attendersi una recessione a breve. Nel medio periodo addirittura una crescita contenuta dell’occupazione, essendo tra l’altro a livelli di quasi piena occupazione,potrebbe segnalare un aumento del livello di produttività ed un calo del CLUP . Però i lavoratori sono anche consumatori, per cui la spinta alla crescita economica per un aumento dei consumi finali rischia di rallentare per il quasi esaurimento della disoccupazione in presenza, fra l’altro di una crescita delle remunerazione molto contenuta.
Vediamo i dati relativi alla crescita dei guadagni medi del lavoratore dipendente.
Con anche il previsionale non particolarmente brillante.
Con tassi di aumento dei guadagni dei dipendenti così bassi non c’è molto da attendersi come crescita dei consumi, e questo rischia di essere un bel problema.
Il rallentamento della crescita dei consumi ha come altro risultato anche un calo estremamente sensibile nella crescita degli utili aziendali. Del resto se non aumenta la pletora dei consumatori e non aumentano i guadagni orari medi , non è che i profitti aziendali possono continuare a crescere per sempre.
Vediamo alcuni grafici DB in materia.
Stiamo raggiungendo un picco negli utili, ed ai picchi poi seguono le discese, cioè i periodi di recessione, come il grafico mostra con grande attenzione.
Sappiamo che un altro grosso elemento di pericolosità per l’economia USA è il fatto di avere un livello di indebitamento alto, e particolarmente rischioso perchè in gran parte derivante dal settore energetico duramente colpito dalla crisi.
Qui vediamo come il peso del settore energetico/petrolifero USA stia diventando molto rilevante sul totale dei debiti USA , e ne divenga un elemento di grande fragilità:
Ora Zerohedge e DB si spingono sino a prevedere quando ci sarà la prossima crisi , facendo una valutazione del ritardo medio temporale fra picco degli utili e crisi.
Tra gli otto ed i nove trimestri di ritardo significa una crisi nella prima metà del 2017, ed in questo caso potrebbe essere una classica crisi del debito . Però si tratta di un calcolo di ritardo “Medio” o “Mediano”, un calcolo da pollo di Trilussa da prendere assolutamente con le molle.
Gli USA possono ritardare questa crisi ? per riuscirci dovrebbero riuscire a risollevare gli utili aziendali. Per farlo avrebbero alcune vie :
- Supply side economics, quindi una semplificazione ulteriore del mercato interno che possa portare ad una crescita. Il che sembra improbabile.
- Un forte aumento dei prezzi energetici che possa aumentare l’utile delle aziende del settore e quindi permettere loro di aumentare gli utili e di far fronte al proprio indebitamento. In questo momento questo è possibile solo con una crisi esterna.
- Un mantenimento dei livelli di profittabilità tramite uno sviluppo del commercio internazionale che veda al centro le aziende americane. Praticamente l’approssimarsi della crisi verrebbe , almeno temporaneamente , scaricarsi all’esterno. In quest’ottica avrebbero una lettura diversa gli accordi TTP e TTIP, così contestati e così voluti dagli USA.
- Una significativa spinta inflazionistica che permetta di contenere il costo reale del lavoro pur mantenendo una forte spinta verso il consumo.
Comunque è nella ragione delle cose che non possano esistere crescite eterne: quello che inizia è destinato a finire. Bisogna vedere quando e come finirà.
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