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Nominato il nuovo ambasciatore USA a Roma: un caro benvenuto da Scenarieconomici.it!

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Gli States, sebbene ultimamente molto bistrattati dalla stampa italiana, sono dalla fine della II guerra mondiale il vero nume tutelare dell’indipendenza non solo economica della Penisola. Ritengo con reciproco rispetto e soddisfazione, contraccambiando lato romano con un costante allineamento alle politiche d’oltreoceano, non ultima la deposizione di Saddam Hussein (a cui invece Francia e Germania si opposero platealmente, ndr).

Resta il fatto che il collante italoamericano costituito dai numerosissimi oriundi – molti dei quali oggi in posizione apicale nelle gerarchie a stelle e strisce – ha garantito almeno fino a ieri l’altro un ottimo coordinamento. Nell’era di Obama, obiettivamente, Washington ha sotto molti versi abbandonato l’Italia, preferendo l’ambiguo supporto di altre capitali Europee, purtroppo le stesse che oggi stanno più o meno dichiaratamente tradendo l’atlantismo (la storia ci dirà se l’errore fatto dalla scorsa amministrazione USA sarà irreparabile o meno).

Oggi viene nominato il nuovo ambasciatore USA, Lewis “Lew” Eisenberg, un pezzo da novanta nelle gerarchie USA repubblicane certamente in termini di contemporaneo allineamento sia al Presidente Donald J. Trump che al partito Rep, a cui una parte rilevante degli oriundi fanno riferimento. E poi il curriculum del neo ambasciatore, di massima rilevanza e funzionalità al ruolo che dovrà assumere da qui a – speriamo, previa conferma del Senato USA – poche settimane, anche e soprattutto in veste di fulcro per le attività strategiche USA in Italia: ex Chairman della Finance Committee del Republican National Party, ex Presidente della Port Authority di NY durante i fatti dell’11 Settembre, ex Goldman Sachs, imprenditore di successo… Oltre a rapporti strettissimi con scorsi presidenti/vice presidenti repubblicani USA durante il loro mandato. E soprattutto un uomo che si è fatto da sè, nato da gente umile. Si troverà molto bene a Roma, sebbene con tutta la complessità che il ruolo implica (e quella, aggiunta, della triste e rassegnata Italia attuale, ormai in crisi perenne da quando è entrata nell’euro, almeno in relazione ai fasti economici di quando ne era fuori).

In qesto contesto spiace che giornali come Repubblica (di oggi) non perdano l’occasione per enfatizzare argomentazioni assolutamente non pertinenti in termini di ruolo che il prossimo Ambasciatore USA dovrà andare a ricoprire, quasi a voler depotenziare la figura di colui che, per definizione, resta uno dei principali “amici” dell’Italia, quanto meno in termini di eventuale supporto degli interessi italici in relazione all’appartenenza all’Alleanza Atlantica oggi messa in discussione da Berlino a Parigi. Fatto che, per definizione, può avere implicazioni anche in politica economica (…).

Mi si permetta, se l’alternativa agli USA è l’EU franco-tedesca che fa dell’austerità lo strumento per arricchire i paesi core-EUropa a danno dei periferici [come dal 2010 a questa parte], beh, sinceramente ritengo che vada valutata attentamente qualsiasi pulsione ad emanciparsi – come si dice ormai pubblicamente a Berlino – dal dominus atltantico. E questo, si noti bene, nell’interesse e benessere della cittadinanza italiana.

MD


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