Energia
Norvegia: la strategia vincente di Vår. Grande scoperta petrolifera nel Mar di Barents
Vår Energi conferma nuove risorse nel Mare di Barents, a soli 5 km dal campo Goliat. Grazie ai collegamenti alle infrastrutture esistenti, Oslo massimizza i profitti e rafforza il suo ruolo di fornitore chiave per l’Europa

Mentre gran parte dell’Europa si interroga sulle complessità della transizione energetica, la Norvegia prosegue con il suo pragmatico approccio “doppio binario”: investire nel futuro, ma massimizzare il rendimento delle risorse presenti. La notizia di giovedì ne è la conferma: Vår Energi ha confermato una nuova, significativa scoperta di petrolio nell’Artico, consolidando la posizione del Mare di Barents come hub energetico strategico.
La scoperta: Goliat North e la strategia di prossimità
Vår Energi, il principale produttore indipendente operante sulla piattaforma continentale norvegese, ha intercettato petrolio nel pozzo di esplorazione Goliat North.
Per comprendere la rilevanza economica dell’operazione, bisogna guardare alla geografia: il giacimento si trova a soli cinque chilometri a nord del campo petrolifero Goliat, che detiene il primato di essere il primo campo petrolifero operativo nelle acque artiche norvegesi.
Non si tratta di una trivellazione isolata, ma di una mossa calcolata all’interno di un’area più vasta, denominata Goliat Ridge. Vår Energi, insieme al partner di licenza Equinor, ha pianificato un totale di quattro pozzi in questa dorsale.
Ecco i numeri chiave della scoperta e del potenziale dell’area:
- Risorse scoperte (lorde): La stima per il Goliat Ridge, includendo l’ultima scoperta, varia tra i 39 e i 108 milioni di barili di petrolio equivalente (boe).
- Potenziale totale: Aggiungendo le risorse prospettiche, il potenziale lordo complessivo potrebbe toccare i 200 milioni di boe.
L’economia del “Tie-back”: perché conviene
L’aspetto tecnicamente più interessante, e che piace agli analisti per la sua efficienza di capitale (Capex), è la modalità di sfruttamento. La vicinanza al campo principale permette il cosiddetto “tie-back”.
In termini poveri, non serve costruire una nuova, costosa piattaforma gigantesca. Il nuovo pozzo verrà collegato all’infrastruttura esistente, ovvero l’unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico (FPSO) di Goliat.
Questa strategia è diventata il leitmotiv degli operatori offshore in Norvegia: esplorare prospettive vicine ai campi operativi per sfruttare le infrastrutture esistenti. Il risultato?
- Riduzione dei costi: I collegamenti (tie-ins) sono drasticamente più economici degli sviluppi autonomi (standalone).
- Velocità: Il tempo per portare il petrolio sul mercato si riduce notevolmente.
- Marginalità: Anche giacimenti di medie dimensioni diventano altamente profittevoli.
Il contesto: il Mare di Barents come nuova frontiera
Per chi avesse difficoltà a posizionare questi sviluppi sulla mappa, stiamo parlando dell’estremo nord della Norvegia, ben oltre il Circolo Polare Artico.
| Area | Sviluppo Recente | Operatore | Note |
| Goliat (Barents Sea) | Nuova scoperta “Goliat North” | Vår Energi | Tie-back alla FPSO esistente |
| Johan Castberg (Barents Sea) | Scoperte di petrolio e gas | Equinor | Campo entrato in funzione quest’anno, il più a nord della Norvegia |
Anche Equinor, il gigante statale, quest’anno ha effettuato scoperte separate di petrolio e gas vicino al giacimento Johan Castberg, valutando anch’essa potenziali collegamenti.3
Conclusione: La Norvegia come riserve energetica d’Europa
Dal 2022, la Norvegia ha superato la Russia diventando il primo fornitore di gas dell’Europa. Pur non essendo membro dell’UE, Oslo si conferma un alleato chiave della NATO e un partner energetico indispensabile per Bruxelles e Londra.4
Il governo norvegese continua a scommettere, senza troppi pudori ideologici, sull’industria dell’Oil & Gas. Una scelta che garantisce non solo la sicurezza energetica del continente, ma alimenta il fondo sovrano più grande del mondo, garantendo il welfare delle future generazioni norvegesi. Una lezione di realismo economico che, forse, meriterebbe qualche riflessione anche a latitudini più meridionali.
Domande e risposte
Perché è importante che la scoperta sia vicina a un campo esistente?
La vicinanza al campo Goliat è fondamentale per la sostenibilità economica del progetto. Permette di utilizzare la tecnica del “tie-back”, ovvero collegare i nuovi pozzi alle infrastrutture di produzione e stoccaggio (FPSO) già presenti a soli 5 km di distanza. Questo abbatte drasticamente i costi di investimento iniziali e accelera i tempi di messa in produzione, rendendo profittevoli anche volumi di idrocarburi che non giustificherebbero la costruzione di una nuova piattaforma autonoma.
Dove si trovano esattamente questi nuovi giacimenti?
I giacimenti si trovano nel Mare di Barents, nell’Artico, al largo delle coste settentrionali della Norvegia. Nello specifico, la scoperta di Vår Energi è nel “Goliat Ridge”, cinque chilometri a nord della piattaforma galleggiante Goliat. Questa è un’area di frontiera per l’industria energetica: il vicino campo Johan Castberg, gestito da Equinor, rappresenta il giacimento produttivo più settentrionale del mondo, confermando lo spostamento del baricentro energetico norvegese verso l’alto Artico.
Qual è la strategia energetica della Norvegia in questo momento?
La Norvegia sta perseguendo una strategia di massimizzazione delle risorse. Dopo aver sostituito la Russia come principale fornitore di gas per l’Europa nel 2022, Oslo continua a incentivare l’esplorazione e la produzione.5 Il governo sostiene attivamente le compagnie petrolifere affinché mantengano alti i livelli di output di gas e petrolio, garantendo entrate massicce per il fondo sovrano nazionale e assicurando al contempo la stabilità energetica ai partner europei e della NATO.









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