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“Non c’è democrazia senza cessioni di sovranità, il resto è demagogia”. Una frase allucinante di una persona allucinante.

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“Non c’è democrazia senza cessioni di sovranità, il resto è demagogia”.

Vi chiederete chi sia l’analfabeta Istituzionale che, in un’intervista apparsa su “Il Foglio” di oggi, ha proferito una simile bestemmia. Ebbene in realtà non si tratta di un’analfabeta ma di un individuo in palese malafede che fa del tradimento della Repubblica e dei Suoi interessi lo scopo della propria esistenza. Individuo che indegnamente continua a percepire soldi pubblici per attentare alla democrazia italiana da una poltrona del Senato. Parlo di un soggetto che è ancora a piede libero solo per le gravi e colpevoli mancanze della Procura della Repubblica di Roma che, nonostante l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale nel nostro ordinamento, non applica il codice facendo scattare le dovute incriminazioni.

Avete capito di chi parlo? Ovviamente dell’ex Presidente del Consiglio del Governo d’occupazione imposto dalla Troika, Mario Monti. Dopo queste pesanti parole, ampiamente dovute vista la gravità dell’affermazione proferita, cerchiamo di spiegare in modo semplice perché una simile frase induce una tale furia.

Intanto elenchiamo gli elementi essenziali di uno Stato:

a) territorio;

b) popolo;

c) sovranità.

Ovvero si definisce Stato quell’entità politica che esercita la propria sovranità su un dato territorio. Dunque lo Stato è superiore a qualsiasi altra autorità (sul proprio territorio ovviamente) ed è indipendente da chi si trova fuori dallo stesso. Il modo con cui questa sovranità viene esercitata determina poi il fatto di trovarsi o meno innanzi ad una democrazia. In uno Stato democratico la sovranità appartiene al popolo.

L’art. 1 della nostra Costituzione infatti sancisce: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Visto che lo Stato Italiano è una democrazia la sovranità non poteva che essere appunto affidata nelle mani del popolo che la esercita nelle forme giuridiche proprie della Costituzione.

Se cediamo la sovranità semplicemente impediamo al popolo italiano l’esercizio del suo più importante diritto Costituzionale, così menomando l’indipendenza del Paese. Uno Stato che ha ceduto la sovranità non è più l’autorità massima sul proprio territorio. Anzi vi è di più. Mancando il potere d’imperio, la prerogativa fondamentale per la sua esistenza, non si può neppure dire di essere in presenza di uno Stato. Se il popolo italiano cede la sovranità (non importa a chi) cessa di poter imporre la propria volontà sul proprio territorio. Monti è davvero ridicolo.

L’art. 139 Cost. afferma “La forma Repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. L’art. 1 Cost. dunque, trattandosi di un principio fondamentale dell’ordinamento, non può essere soggetto a revisione costituzionale: la forma Repubblicana è quella definitiva per lo Stato. Neppure una maggioranza legalmente insediata potrebbe modificarla,  come ben evidenziò durante l’Assemblea Costituente addirittura il grande Calamandrei in persona. L’Italia non può essere smantellata come Stato sovrano ed indipendente.

Chi detiene la sovranità ovviamente prende le decisioni di un Paese. Non credo che sia un concetto difficile da capire. Se perdiamo la sovranità perdiamo la democrazia, tutto il resto sono parole al vento di ciarlatani, ignoranti e criminali. Il codice penale italiano infatti considera reato la cessione di sovranità. Prima della riforma del 2006 (L. 24 febbraio 2006 n. 85) il reato era a forma libera. Qualsiasi atto idoneo a determinare la menomazione della personalità giuridica dello Stato era punito con la massima pena prevista nel nostro ordinamento: l’ergastolo. Non esiste infatti diritto più importante di quello plurisoggettivo alla sovranità e dunque la pena era quella massima possibile.

Dopo la riforma del 2006 molte delle norme incriminatrici richiedono una forma vincolata per la commissione del reato: l’uso della violenza. Questa sostanziale depenalizzazione non basta tuttavia a rendere lecita la cessione di sovranità in quanto esistono norme ulteriori che puniscono le condotte che Monti vigliaccamente invoca. L’art. 243 c.p. ad esempio punisce proprio ogni atto ostile commesso verso lo Stato ed ovviamente, come ho più volte ribadito, la cancellazione dello Stato come ente politico sovrano ed indipendente è l’atto più ostile in assoluto contro di esso.

L’indegno Monti poi dovrebbe dirci anche a chi, di grazia, vorrebbe cedere la sovranità del popolo italiano. E questo lo ha detto più volte, anche in passato. Ecco una sua piena e nota confessione sul tema: Io ho una distorsione che riguarda l’Europa ed è una distorsione positiva, anche l’Europa, non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi e di GRAVI crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario . E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini, ad una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico di non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto visibile conclamata. Certamente occorrono delle autorità di enforcement (n.d.s. costrizione traducendo in Italiano) rispettate che si facciano rispettare che siano indipendenti e che abbiano risorse e mezzi adeguati oggi abbiamo in Europa troppi Governi che si dicono liberali e che come prima cosa hanno cercato di attenuare la portata la capacità di azione le risorse l’indipendenza delle autorità che si sposano necessariamente al mercato in un’economia anche solo liberale”.

Ecco il video integrale da cui è tratta la trascrizione di cui sopra:

https://youtu.be/93K9zB_xdTo

Monti dice in primo luogo che la crisi è lo strumento per obbligarci a cedere la sovranità ad un nuovo Stato chiamato Europa a cui da ora in poi dovrà appartenere il potere d’imperio anche in riferimento al territorio italiano. Tuttavia basta ascoltare attentamente le parole per capire che vi è di più. Monti infatti precisa soprattutto che l’Europa deve sposarsi con i mercati, ovvero con la finanza. Dunque ecco chi è, per questo traditore, il soggetto destinatario di quello che una volta era un diritto del popolo e l’essenza stessa della democrazia. Chi ha più denaro (normalmente è chi lo crea) deve comandare sorretto dalle istituzioni europee che, a tale fine, devono essere indipendenti dagli Stati in modo da imporsi con forza su di essi.

Se non sono i mercati a decidere, secondo Monti, si deve parlare di demagogia. Perché è un demagogo colui che pensa che la volontà della maggioranza debba prevalere sui desideri dei mercati finanziari. L’inversione dei ruoli per questo individuo è chiara: il politico diviene un esecutore materiale delle volontà dei potentati economici anziché essere unicamente colui che esprime la volontà del popolo sovrano, che lo ha scelto attraverso il diritto di voto (almeno quando poteva farlo prima che si inventassero di riempire il Parlamento di nominati, altro crimine contro la democrazia).

Il politico cessa di essere un rappresentante del popolo per divenire un rappresentante della finanza. Ecco l’illuminato modello di un odiatore della democrazia. Tanto è vero che, in altra sconcertante dichiarazione resa davanti ad una servile Lilli Gruber, Monti sollevò l’interrogativo circa la compatibilità tra democrazia e processo d’integrazione europea. Sarà ovviamente un caso che Monti sposi tali tesi dopo aver lavorato, tra gli altri, per la commissione europea, per Goldman Sachs (dal 2005 al 2011), dopo aver presieduto la Commissione Trilatelare (gruppo neoliberista fondato da Rockefeller), dopo essere stato membro del direttivo del segretissimo gruppo Bilderberg, membro del comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia e membro dell’Advisor Council di Moody’s. Quali sono gli interessi a cui risponde? Perché la finanza lo ha voluto ed imposto alla guida dell’Italia?

Monti sarebbe da ricovero coatto se non si avesse la certezza di essere in presenza di un uomo (che peraltro dimostra di odiare gli altri uomini ancor più della democrazia) che versa in totale malafede come le frasi riportate in questo articolo provano oltre ogni ragionevole dubbio. Monti neppure si sforza di dare un senso giuridico alle proprie parole utilizzando il termine gravemente illecito di cessione. La sua presunzione raggiunge vette inarrivabili, si sente sopra alla Repubblica, sopra la Costituzione e sopra i popoli. Altri invece perlomeno giocano con la terminologia ed hanno la minima accortezza di usare vocaboli diversi parlando di limitazione di sovranità e, recentemente, anche di condivisione della medesima. Tale tentativo viene fatto per salvare almeno l’apparenza dell’esistenza una democrazia.

Condividere la sovranità non è però molto diverso dal cederla. Se il popolo italiano deve condividere con terzi la sovranità su decisioni che esplicano effetti sul proprio territorio perde in ogni caso la propria indipendenza. Se si condivide la sovranità con più Nazioni è possibile che una decisione invisa al popolo italiano, che dovrebbe essere costituzionalmente sovrano sul proprio territorio, venga comunque imposta da terzi, magari a danno degli italiani stessi. Si è sempre e comunque in presenza di una violazione della forma Repubblicana dello Stato che, come ribadito, è definitiva ed immutabile.

Limitare la sovranità invece rientra nella piena legittimità costituzionale a patto che tale limitazione avvenga in condizioni di reciprocità ed al fine esclusivo di aderire ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra i popoli (art. 11 Cost.). La norma segna pacificamente il più importante limite all’ingresso del diritto internazionale nel nostro ordinamento (art. 10 Cost.), diritto internazionale che peraltro, come ribadito più volte dalla Corte Costituzionale (recentemente anche con la sentenza n. 238/14), resta subordinato anche a tutti gli altri principi fondamentali dell’ordinamento ed ai diritti inalienabili dell’uomo. La Corte Costituzionale riconosce espressamente la superiorità dei principi fondamentali del nostro ordinamento sul diritto dell’unione europea.

La limitazione è tale unicamente se la sovranità resta inalterata nella sua appartenenza al popolo. Limitare la sovranità non significa cederla a terzi o condividerla con terzi. Limitare significa unicamente contenere un potere d’imperio dello Stato ai fini della pace tra le Nazioni, uniformarsi a principi universalmente condivisi atti a consentire l’armonia tra Stati e popoli. Limitare la sovranità ai fini di pace dunque non comporta la rinuncia all’indipendenza Nazionale ed ai valori fondamentali della Repubblica per rendersi dipendenti da autorità di qualsiasi tipo. Dunque sia che tali autorità si sposino con i mercati che con chiunque altro.

Limitare in definitiva non comporta il conferimento a terzi un potere d’imperio diretto ed indipendente sul nostro territorio. Il vincolo esterno UE in materia economica e monetaria, quell’improponibile “Ce lo chiede l’Europa” è contrario alla Costituzione poiché è una manifesta cessione di sovranità in materie che addirittura non hanno nulla a che vedere con la pace e la giustizia tra i popoli.

Monti dunque vuole cancellare l’Italia come Stato sovrano ed indipendente. E questo non può essere accettato dal popolo in alcun modo, il sacro dovere di difendere la Patria è obbligo per tutti noi. Speriamo che la Magistratura, a cui spetterebbe intervenire, trovi finalmente il coraggio e la capacità per farlo. Per chi volesse suonare la carica ricordo sempre che è possibile scaricare direttamente dal mio sito la denuncia penale contro coloro, Monti compreso, che attentano alla nostra democrazia.

www.studiolegalemarcomori.it 

 

 

 


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