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Nixon e il 1971. Finisce l’era dell’oro? (di Claudio Pisapia)

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Dopo il 1971 la moneta non è più legata all’oro. Per avere più denaro non è più necessario scavare delle miniere e trovare oro che garantisca l’emissione di ulteriore moneta. Questo poteva rendere il mondo più libero dalla schiavitù della scarsità, perché quando un prodotto è merce ed è scarso inizia la lotta all’accaparramento di quella merce.

Un anno importante sotto molto aspetti. Da questo video 

Vediamo che il presidente degli Stati Uniti di allora, Richard M. Nixon, dichiara la fine degli accordi di Breton Woods che erano stati voluti dopo la conferenza nell’omonima località che diede il nome al Trattato e che vedeva il dollaro ergersi a moneta mondiale. Il dollaro, appunto, era convertibile in oro e tutte le monete mondiali convertibili in dollari, si proclamavano in pratica la supremazia monetaria degli USA e che per avere un pezzo di carta in più dovevi scavare un buco alla ricerca di oro perché serviva un sottostante (concetto del resto non nuovissimo).

Dal 1971 e a seguito della dichiarazione di Nixon, che tra l’altro chiama temporanea ma diverrà la regola, la moneta diventa moneta FIAT, cioè come nella Bibbia viene detto FIAT LUX e fu luce, così doveva succedere per la moneta, creata dal nulla. Senza sottostante o collaterale, insomma, ma solo strumento di politica economica di uno Stato.

Per avere moneta uno Stato non avrebbe mai più avuto bisogno di miniere e di ricercare metallo prezioso, ma bastava un ragionamento mirato in relazione agli scopi che si era dato di aumento del benessere dei suoi cittadini. Un evento epocale che doveva cambiare gli schemi del mondo.

Sono passati 45 anni da quella dichiarazione ma ancora sono in tanti a non rendersi conto di quanto successo e di come la moneta dovrebbe o potrebbe funzionare. Forse perché chi ha saputo cogliere l’occasione l’ha ben sfruttata per raggiungere altri scopi rispetto al benessere generalizzato. Infatti ha saputo sfruttare un’opportunità per tutti in ricchezza per pochi, iniziando da lì a poco la trasformazione del capitalismo in capitalismo-finanziario, cioè il denaro diventa non solo merce scarsa di nuovo ma addirittura mezzo fine a se stesso.

Si crea denaro dal denaro attraverso il debito, si privatizza la produzione della merce denaro e la si fa circolare nella quantità giusta (cioè poca) perché ce ne sia sempre bisogno e si sia sempre alla disperata ricerca di essa (insomma come se ci fosse l’oro dietro, vedi eurozona per l’esempio migliore, ma con la possibilità di controllare la miniera, cioè l’ente emettitore, le banche centrali).

Il lavoro diventa non più il mezzo per assicurare la sopravvivenza all’interno di una società o anche il mezzo attraverso il quale ci si possa approcciare con dignità alla soddisfazione dei propri bisogni nel rispetto degli spazi altrui, ma uno dei termine della nuova schiavitù. Anche il lavoro diventa scarso, sufficiente ad assicurare la sopravvivenza, che non dà più dignità alla partecipazione ma solo un altro mezzo per procurarsi la moneta necessaria a pagare le tasse, da contendere ad altri lavoratori sulla base della concorrenza indotta dalla necessità.

Ogni banconota, moneta, impulso elettronico in circolazione rappresenta un debito perché emesso dietro la necessità della restituzione. Le nostre società si nutrono di debito e pretendono di sfamarsi con pezzettini di carta colorata.

Sono passati 45 anni ma ancora molti non se ne rendono conto e siamo costretti a riparlarne. Professori, accademici che ancora impostano ragionamenti economici come se il 1971 non ci fosse mai stato e studenti che imparano ad applicare formule sull’inesistente.

Nixon ci insegna anche altro. Ad esempio che i trattati internazionali, in quel caso un Trattatao utilizzato praticamente dal mondo intero, può essere denunciato in maniera unilaterale. Alla faccia di quello che oggi pensiamo dei trattati capestro dell’Europa a trazione tedesca e un po’ francese. Una forma di debolezza nel non voler difendere gli interessi reali degli italiani.

Continuiamo a pensare che il denaro sia scarso, viviamo le nostre giornate seguendo le peripezie dei nostri ministri economici e governanti alla finta ricerca del milioncino di turno tra le pieghe dei bilanci, della miniera dove scavare. E opposizioni parlamentari che ci raccontano che per trovare i soldi per creare lavoro o fare credito alle aziende o salvare le banche la soluzione sia sempre aggredire la corruzione o diminuire altrui stipendi. Certo tanta buona volontà, forse un po’ dannosa allo scopo finale, di sicuro ancora con il concetto del buco da scavare in testa.

C’è qualcuno forse che pensa che Draghi abbia delle miniere sotto la sede della BCE che fanno da collaterale agli 80 miliardi di euro al mese che continua a stampare per l’operazione di Quantitative Easing? 80 miliardi di euro mensili destinati tra l’altro a banche e finanza, nemmeno persone e aziende o all’economia reale o a progetti seri di sviluppo passando per gli Stati, come sarebbe auspicabile.

Continua il gioco. Realtà o finzione? Nixon fece un annuncio reale, dietro alla moneta non esiste più l’oro, non c’è niente. Perché Renzi deve allora elemosinare un po’ di deficit all’Europa? Perché continuiamo a pensare che per spendere il giusto uno Stato debba elemosinare? Fare deficit è non solo possibile, ma necessario perché uno Stato si sviluppi. E senza scavare buchi!

Ah già, dimenticavo. A questo punto i consiglieri economici del Governo tirano fuori l’inflazione…


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