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Politica

Nitag, Ronzulli all’attacco: ma la vera scienza non è discussione?

Kiev avvia la produzione in serie del “Flamingo”, un missile da crociera con un raggio d’azione senza precedenti per il suo arsenale. Sviluppato su tecnologia emiratina, può colpire obiettivi strategici in profondità ma nasconde limiti tecnici che lo rendono vulnerabile.

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La vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, ha applaudito allo scioglimento del NITAG, la commissione tecnica consultiva sui vaccini, come riporta La Verità. La motivazione ufficiale è la necessità di garantire “rigore scientifico e indipendenza” contro una presunta “disinformazione”. Tuttavia, la mossa assomiglia più a un tentativo di epurazione del dissenso che a una difesa del metodo scientifico, il quale, per sua natura, si fonda sul dubbio e sul confronto.

La difesa del dogma, non della scienza

Secondo la senatrice di Forza Italia, la scienza si basa su “evidenze e non sulle opinioni”. Ha affermato che i membri di organismi così importanti dovrebbero avere una “storia di coerenza con i dati scientifici”, escludendo chi mette in dubbio “uno degli strumenti più efficaci di prevenzione”. Per Ronzulli, il NITAG non deve essere un “tavolo di confronto fra diverse opinioni”, ma un mero “strumento tecnico”.

Questa posizione, però, tradisce una visione dogmatica e non scientifica. La vera scienza, come insegna il principio di falsificazione, progredisce proprio mettendo in discussione le certezze acquisite. Pretendere una “coerenza” assoluta e definire “antiscientifica” ogni voce critica significa blindare un punto di vista, non proteggere la ricerca della verità. L’attacco della Ronzulli è rivolto a membri qualificati del comitato, con una storia accademica riconosciuta,  colpevoli solo di non allinearsi a una narrazione unica.

Mentre in Italia si epurano gli scienziati non allineati, negli Stati Uniti una figura come Robert Kennedy Jr. ha portato il dibattito su un piano politico e scientifico completamente diverso, chiedendo che, come tutti gli altri farmaci, anche i vaccini venissero sottoposti a test contro placebo, per valutare efficacia ed effetti secondari.

La senatrice Ronzulli, invece, sembra più interessata a proteggere la narrazione consolidata che il libero confronto scientifico.

Le fratture nella maggioranza contro il pensiero unico

La decisione del ministro Orazio Schillaci di azzerare la commissione, cedendo alle pressioni contro la nomina di medici come Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, ha creato un solco profondo all’interno della stessa maggioranza di governo. Le voci contrarie all’impostazione dogmatica di Schillaci e Ronzulli sono state forti e chiare.

  • Matteo Salvini ha commentato senza mezzi termini: “Evidentemente al ministero c’è qualcosa che non funziona”. Il leader della Lega ha aggiunto che azzerare un comitato consultivo perché qualcuno non la pensa come il “mainstream non mi sembra scientificamente corretto”.
  • Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, ha rincarato la dose, sottolineando che “gli organismi plurali servono a contenere idee differenti” e che “la storia insegna che non sempre il pensiero scientifico dominante è quello giusto”.

Queste posizioni, sostenute anche da altri esponenti di Fratelli d’Italia, rappresentano la punta di un iceberg di dissenso verso un approccio che esclude a priori il confronto. Appare evidente il contrasto tra chi, come Salvini e Lollobrigida, difende la necessità di un dibattito aperto e chi, come Schillaci e Ronzulli, sembra voler imporre una verità di stato.

Curiosamente, la decisione del ministro ha raccolto il plauso dell’opposizione, da esponenti del PD a Italia Viva, che hanno parlato di “vittoria del mondo scientifico” e di “rispetto per la scienza”, dimostrando una curiosa convergenza su una visione monolitica e indiscutibile della stessa.

Il punto cruciale della vicenda resta uno: avere posizioni discordanti e dubitare dei dogmi è il fondamento del progresso scientifico. Imbavagliare le voci critiche, come avvenuto con il NITAG, non è una difesa della scienza, ma la sua negazione. La medicina non è teocrazia, o almeno non dovrebbe esserlo

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