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Nigeria: pagare il petrolio in moneta locale presenta dei problemi inattesi

La Nigeria sta fallendo l’obiettivo di creare un mercato interno del petrolio in Naira, la valuta locale

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L’ambiziosa strategia nigeriana di fissare il prezzo del greggio in naira per le raffinerie locali ha subito notevoli battute d’arresto a soli due mesi dal suo avvio.

Guidato dalla Nigerian National Petroleum Company (NNPC), il piano aveva l’obiettivo di stabilizzare le riserve di dollari del Paese, assicurando al contempo un approvvigionamento di greggio sufficiente per la raffinazione nazionale. Pagando in Naira i consumi locali le riserve in dollari non sarebbero state interessate.

Ma l’iniziativa sembra vacillare. I principali operatori, come la raffineria Dangote Oil, stanno ricevendo solo una frazione di quanto promesso. Quindi il mercato interno in Naira non si sta formando.

Secondo Edwin Devakumar, direttore esecutivo della raffineria Dangote, la NNPC si è impegnata a fornire 385.000 barili al giorno (bpd) all’impianto da 650.000 bpd, ma non è riuscita a soddisfare nemmeno questa quota ridotta.

Descrivendo le consegne come “noccioline”, Devakumar ha sottolineato le difficoltà di affidarsi a catene di approvvigionamento nazionali incoerenti. Nel frattempo, altre raffinerie appartenenti alla Crude Oil Refinery-owners Association of Nigeria (CORAN) riferiscono di essere state completamente escluse dal programma del greggio basato sulla naira, citando i negoziati in corso con il governo per la risoluzione del problema.

Raffineria Dangote in Nigeria

Raffineria Dangote in Nigeria

Questa crisi di approvvigionamento ha costretto Dangote a rivolgersi ai mercati internazionali, acquistando di recente 2 milioni di barili di greggio WTI Midland statunitense. Un controsenso per un paese che produce oltre 1,3 milioni di barili di petrolio al giorno.

Questo può evidenziare la competitività globale della raffineria, ma mette anche in luce l’inadeguatezza del sistema di allocazione del greggio nazionale della Nigeria.

La NNPC è stata criticata per la sua incapacità di affrontare una lunga storia di furti cronici di petrolio e di vandalismo negli oleodotti.

Ora deve affrontare nuove critiche per non aver dato priorità alle esigenze di raffinazione locali. Gli sforzi per far rispettare le regole di approvvigionamento interno attraverso la Nigerian Upstream Petroleum Regulatory Commission si sono finora rivelati inefficaci.

Mentre la più grande raffineria nigeriana si avvicina all’obiettivo di fine anno di una capacità operativa dell’85%, le sue difficoltà sono emblematiche di problemi sistemici più ampi nel settore energetico del Paese.

Senza un approvvigionamento affidabile di greggio, la visione di un’industria della raffinazione autosufficiente, sostenuta dalla raffineria Dangote, rischia di essere un’altra ambizione irrealizzata nel complesso panorama petrolifero nigeriano. L’indipendenza dalla produzione delle raffinerie europee rischia di restare un miraggio.


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