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Niger: il governo vuole dare una scossa al settore estrattivo, sia uranio sia petrolio

Il Niger vuole accelerare lo sfruttamento delle proprie risorse minerarie per massimizzare i flussi finanziari , sia nell’uranio, sia nel petrolio

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Il Niger della nuova giunta militare ha deciso di dare una scossa al settore minerario del paese, così importante e che presenta buone risorse nel settore dell’uranio e petrolifero.

Iniziamo dal combustibile atomico: l’amministratore delegato di GoviEx Uranium Inc, Daniel Major ha spiegato cosa sta accedendo fra la sua società e  il Governo della Repubblica del Niger in merito alle sue operazioni minerarie. La società a ricevuto l’ordine  dopo si iniziare l’attività mineraria nel suo progetto di uranio Madaouela entro il 3 luglio 2024.

Se l’azienda non inizia l’attività mineraria entro tale data, c’è il rischio che il suo permesso minerario venga revocato.

Major ha detto che GoviEx si impegna a sviluppare il progetto e a collaborare con il Governo nigeriano per farlo in modo da rispettare le leggi pertinenti e proteggere i suoi diritti. La zona di concessione è molto ampia:

 

Quella nel Niger è una delle più grandi concessioni potenziali per l’estrazione dell’uranio,  con 45 000 tonnellate di  di U3O8 in risorse minerali misurate e indicate, incrementabili di altre 9 mila tonnellate presunte. GovEx ha spiegato le proprie politiche per tutelare in questo caso i propri diritti e quelli dei propri azionisti, oltre che gli interessi delle popolazioni locali.

Però la giunta risulta molto decisa e ha dalla sua parte il controllo militare del territorio. Quindi alla società mineraria conviene giocare meno con le questioni legali e seguire maggiormente i lavori, altrimenti rischiano di trovare i soldati nigerini nelle concessioni e di vederle cedere a qualcun altro più pronto.

Major ha anche fornito un aggiornamento sul progetto dell’azienda in Zambia, dalla prosecuzione dei test minerari ai progressi negli studi di fattibilità, riflettendo il costante avanzamento del progetto.

MoU raggiunto con la Cina.

Per spiegare come stiano rapidamente cambiando le cose in Niger, la cinese CNPC ha concluso un accordo da 400 milioni di dollari con il governo del Niger per lo sfruttamento petrolifero di alcune riserve non impiegate nel paese. In realtà si tratta di un prestito, con interessi, che il governo può ripagare in 7-12 anni al 7% di interesse, ma il governo potrà ripagarlo facendo sfruttare dai cinesi il Agadem Basin, una grande riserva scoperta negli anni settanta.

In questo modo non solo la giunta sostiuisce l’Europa, che in parte ha interrotto i contatti con il Niger (ma non Olanda e Italia), ma anche accelera lo struttamento delle riserve minerarie e quindi la possibilità di incassare royalties.

 


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