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NETFLIX ED IL CONTANTE: ovvero della stupidità dei sinistri luoghi comuni

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Oggi è trapelata la notizia che la Guardia di Finanza avrebbe aperto un fascicolo sul servizio di streaming che Netflix offre, a pagamento, in Italia. Il fascicolo è stato aperto contro ignoti perchè Netflix non ha nessuna stabile organizzazione in Italia, non ha uffici, non ha dipendenti, non ha rapresentanti legali.  Al limite utilizza alcuni server sui nodi di Milano e di Roma per facilitare lo streaming dei film ad alta velocità e per elaborare i dati degli utenti italiani, in modo da poter offrire un’offerta, teoricamente, a loro compatibile.

Netflix in Europa ha sede in Olanda, un paradiso fiscale a tutti gli effetti all’interno del’Unione, non ha un dipendente in Italia, nè un ufficio, nè una rappresentanza fiscale. Quinti il fascicolo è contro ignoti, anche perchè, oggettivamente, non c’è nessuno da indagare sotto la competenza delle autorità italiane. Praticamente si dà la caccia ai fantasmi .

Qualche dato per chiarire il quadro complessivo:

  • a gennaio 2019 si parlava di 1,5 milioni di utenti della piattaforma in Italia, in crescita. Gli utenti sono 125 milioni in tutto il mondo, 44 solo negli USA;
  • calcolando un abbonamento medio sui 10 euro mensili avremmo un’evasione per teorici 180 milioni di ricavi.

L’evasione sarebbe completa perchè non verrebbe neppure versata l’IVA, quindi, ad occhio, potremmo valutare un minor introito per lo stato per 60-70 milioni di euro anche se un’attività come lo streaming si presta a pagare zero di imposta sui redditi perchè i diritti dei contenuti trasmessi possono essere collocati in qualche comodo paradiso fiscale e poi rivenduti, maggiorati, alle singole filiali.

Nello stesso tempo, con un salto mortale, la Guardia di Finanza cerca di assimilare ad una stabile organizzazione i server utilizzati per la velocizzazione del servizio in Italia, ma possiamo dirvi che sarà un grosso buco nell’acqua: anni fa mentre viaggiavo all’estero potevo seguire Netflix, quello non italiano, senza nessun problema anche in paesi in cui questi “Accelleratori” non erano presenti, a significare che sono utili, ma non necessari per il servizio stesso. Tra l’altro si tratta di infrastrutture a noleggio d’uso, neanche di  proprietà di Netflix stessa, e magari parte di contratti internazionali in cui un provider di banda, ad esempio svizzero, si obbliga a fornire accesso privilegiato alla propria rete in un determinato paese. Domani potrebbero essere a Lugano come a San Marino.

Netflix può essere accusata di utilizzare la lingua italiana, rivolgendosi quindi ad un pubblico essenzialmente, ma non esclusivamente, italiano (si ritiene che siano 80 milioni coloro che parlano la nostra lingua all’estero). Del resto non tutti i residenti in Italia parlano l’Italiano, basti pensare agli immigrati più freschi, a quelli più testoni ed ad alcuni membri del governo. L’unico strumento di reazione del governo sarebbe il blocco delle URL di accesso, come avviene con i siti di gioco illecito, ma sarebbe comunque una misura Ex Post, che non sanerebbe il passato.Altra via potrebbe essere punire gli utenti, anche se non è ben chiaro quale legge potrebbero aver violato, a parte quella di non volersi annoiare con i talk show politici. La terza opzione è la “Cinesizzazione” dell’Italia, con la creazione di un internet solo nazionale e perfettamente controllato. Probabilmente il sogno di Conte,  Fioramonti e Gualtieri, e l’incubo per il restante 59.999,997 di italiani.

Netflix non incassa UN CENTESIMO in contanti: tutto passa per carta di credito o circuito bancario. Tutto è perfettamente tracciato, tutto è perfettamente evaso, sempre che di evasione si tratti. Naturalmente il nemico del governo è il contante, ça va sans dire. Perchè gli evasori, è noto, non accettano carte di credito.

 

 

 


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