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Netanyahu vs Erdoğan: la guerra per un’antica iscrizione che riscrive la storia di Gerusalemme

Una tavoletta ebraica di 2800 anni scatena lo scontro tra Netanyahu ed Erdoğan. In palio non c’è solo un reperto archeologico, ma il passato e il futuro di Gerusalemme.

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“Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”, scriveva George Orwell nel suo capolavoro distopico ‘1984’. Una frase che sembra scritta apposta per descrivere l’ultima, incandescente, disputa diplomatica tra Israele e Turchia, con al centro una tavoletta di pietra di 2.800 anni.

Non si tratta di un reperto qualsiasi, ma dell’Iscrizione di Siloam, un pezzo di storia che, a seconda di chi la interpreta, può rafforzare o indebolire le rivendicazioni su una delle città più contese al mondo: Gerusalemme. Da una parte, il premier israeliano Benjamin Netanyahu la rivuole a tutti i costi; dall’altra, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan non ha alcuna intenzione di cederla. Una vera e propria battaglia archeologica che si gioca sul piano della geopolitica.

Un Baratto Mancato e un Veto Eccellente

La miccia si è riaccesa di recente, quando Netanyahu, parlando dal sito turistico della Città di David, ha raccontato un aneddoto risalente al 1998. In quell’occasione, ospitò l’allora primo ministro turco Mesut Yilmaz, proponendogli un accordo quasi da film: la restituzione dell’Iscrizione di Siloam in cambio di qualsiasi, o addirittura tutti, i reperti ottomani presenti nei musei israeliani. Un assegno in bianco, in pratica.

La risposta di Yilmaz fu un secco “no”. Il motivo? Secondo il racconto di Netanyahu, il premier turco avrebbe confidato: “C’è una crescente componente islamista guidata dall’allora sindaco di Istanbul… Conosce il suo nome. Ci sarebbe un’indignazione da parte di questa fetta del popolo turco se dessimo a Israele una tavoletta che dimostrerebbe che Gerusalemme era una città ebraica 2.700 anni fa”.

Il nome di quel sindaco, ovviamente, era Recep Tayyip Erdoğan.

Netanyahu non ha perso l’occasione per rivolgersi direttamente al suo odierno rivale: “Signor Erdoğan, questa è la nostra città. Non la sua. Sarà sempre la nostra città. Non sarà divisa di nuovo”. Un messaggio chiaro contro ogni ipotesi di soluzione a due stati.

La replica di Erdoğan non si è fatta attendere, ricordando i quattro secoli di dominio ottomano su Gerusalemme, durante i quali, a suo dire, la città fu trasformata in “una terra di pace e tranquillità“.

Immagine rinascimentale del Re Ezechia

Cos’è l’Iscrizione di Siloam e Perché è Così Importante?

Ma perché tanto clamore per una lastra di pietra? L’iscrizione, scoperta casualmente da due ragazzi nel 1880 nel cosiddetto “Tunnel di Ezechia”, è un documento di valore inestimabile per diverse ragioni.

  • Datazione: Risale all’VIII secolo a.C., al tempo del regno di Re Ezechia, ree di Giuda che, secondo la Bibbia e secondo documentazioni storiche assire, avrebbe combattuto contro i  Re Assiri che avrebbero assediato Gerusalemme.
  • Lingua: È scritta in paleo-ebraico, una delle più antiche testimonianze esistenti di questa scrittura, quindi è una prova essenziale delle cultura antico ebraica, non ricca di ritrovamenti archeologici .
  • Contenuto: Descrive le fasi finali dello scavo del tunnel idrico, un’opera ingegneristica impressionante per l’epoca, che portava l’acqua all’interno delle mura della Città di David. Si trattava di un canale di 533 metri, che venne scavato partendo dalle due estremità e che andava a rifornir la famosa piscina di Siloam, narrata anche nel Nuovo Testamento.
  • Significato per Israele: È considerata una prova archeologica schiacciante che:
    1. Conferma la presenza ebraica a Gerusalemme quasi 3.000 anni fa.
    2. Corrobora il racconto biblico (2° Libro delle Cronache, 32:30), legittimando la narrazione sionista e le attuali rivendicazioni sulla città come capitale eterna e indivisibile dello Stato ebraico.

Dato che al momento della scoperta Gerusalemme era parte dell’Impero Ottomano, l’iscrizione fu prontamente inviata a Istanbul, dove si trova tuttora, nel Museo Archeologico.

CaratteristicaDescrizione
NomeIscrizione di Siloam
EpocaVIII secolo a.C. (Regno di Ezechia)
MaterialePietra calcarea
ScritturaPaleo-ebraico
Luogo ScopertaTunnel di Ezechia, Gerusalemme (1880)
Luogo AttualeMuseo Archeologico di Istanbul, Turchia

La Contro-Narrazione Turca

Naturalmente, Ankara ha una visione diametralmente opposta. Storici e giuristi turchi smontano le pretese israeliane pezzo per pezzo. Il noto storico İlber Ortaylı ha definito “storicamente senza senso” il tentativo di usare l’iscrizione come prova di sovranità. “Se questa logica fosse valida,” ha argomentato, “i Romani potrebbero rivendicare le terre che hanno governato duemila anni fa”, ma, francamente, con maggior fondamento storico, visto che i romani furono un po’ più generosi nel segnalare il proprio passaggio.

Altri accademici sottolineano come la datazione e lo scopo esatto dell’iscrizione siano ancora dibattuti tra gli specialisti, e che quindi non possa essere considerata una prova definitiva. Sul piano legale, poi, la posizione turca è granitica: il reperto è stato registrato legalmente nel 1883, quando l’Impero Ottomano governava la regione e lo Stato di Israele non esisteva nemmeno.

La tensione è salita a tal punto che, secondo il Middle East Eye, le autorità turche avrebbero spostato l’iscrizione in un luogo sicuro, temendo che Israele possa tentare di impossessarsene con mezzi illegali. Un reperto fondamentale per la storia ebraica che, per paradosso, potrebbe non essere mai più esposto al pubblico.

La disputa sull’Iscrizione di Siloam dimostra, ancora una volta, come l’archeologia non sia mai solo una questione di passato, ma uno strumento potentissimo per plasmare le narrazioni e le ambizioni del presente. E in Medio Oriente, più che altrove, le pietre hanno un peso politico enorme. Ovviamente Erdogan non restituirà mai questa iscrizione, che rimarrà come un oggetto del contendere fra le due parti.

Piscina di Siloam

Domande e Risposte

1) Perché un’iscrizione di 2800 anni è così cruciale oggi per Israele e Turchia? Per Israele, l’Iscrizione di Siloam non è solo un reperto, ma una “prova tangibile” che convalida la narrazione storica e biblica della presenza ebraica a Gerusalemme sin dai tempi antichi. In un contesto di rivendicazioni contrapposte sulla città, possedere un tale manufatto rafforzerebbe simbolicamente la propria legittimità. Per la Turchia di Erdoğan, invece, conservare l’iscrizione è un modo per affermare il proprio ruolo di erede dell’Impero Ottomano, proiettando influenza sulla questione di Gerusalemme e contrapponendosi alle mosse israeliane. È un simbolo di potere e un’eredità storica che non intendono cedere.

2) Qual è la base legale della Turchia per trattenere l’iscrizione? La base legale della Turchia è molto solida secondo il diritto internazionale che regola i beni culturali. L’iscrizione fu scoperta nel 1880 e trasferita a Istanbul nel 1883, quando Gerusalemme era legalmente e a tutti gli effetti parte del territorio dell’Impero Ottomano. Il reperto è stato quindi acquisito legittimamente dalla potenza sovrana dell’epoca. La moderna Repubblica di Turchia è lo stato successore dell’Impero Ottomano e, di conseguenza, l’erede legale dei suoi beni museali, inclusa l’iscrizione. Le richieste di restituzione si scontrano con questo principio di proprietà statale acquisita legalmente.

3) Questa disputa diplomatica potrebbe portare a conseguenze concrete? È improbabile che questa disputa porti a conseguenze concrete immediate, come sanzioni o rotture diplomatiche definitive, poiché le relazioni tra Turchia e Israele sono già complesse e altalenanti. Tuttavia, essa ha un forte impatto sul piano simbolico e della propaganda. Alimenta la retorica nazionalista da entrambe le parti, peggiora ulteriormente il clima di sfiducia reciproca e viene usata dai due leader per consolidare il consenso interno. Inoltre, la decisione turca di nascondere il reperto lo sottrae alla fruizione pubblica e accademica, rappresentando una perdita per il patrimonio culturale mondiale.

E tu cosa ne pensi?

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