Seguici su

Esteri

Nepal, la rivolta della Gen Z fa cadere il governo: il Premier fugge, il Parlamento è in fiamme, ministri rischiano il linciaggio

Una violenta crisi politica scuote il Nepal. Dopo le proteste contro il blocco dei social media, costate 21 vite, il Primo Ministro Oli si è dimesso. Ora il paese è nel caos, con istituzioni e politici sotto attacco.

Pubblicato

il

Il Nepal sta vivendo la crisi politica più turbolenta degli ultimi anni dopo le dimissioni del primo ministro KP Sharma Oli (Partito Comunista del Nepal) martedì, all’indomani delle violente proteste studentesche che hanno causato 21 morti e costretto il governo a revocare il controverso divieto sui social media. I disordini si sono ora trasformati in un movimento più ampio contro la corruzione e le élite politiche, scuotendo le fondamenta della fragile democrazia della nazione himalayana. Intanto è partita la caccia al ministro e al comunista in tutto il paese. Il Primo Ministro è fuggito quindi in elicottero, ma non tutti i membri del governo sono stati così fortunati

Oli si dimette sotto pressione

Oli, 72 anni, ha annunciato le sue dimissioni martedì pomeriggio, dicendosi “profondamente rattristato” per la perdita di vite umane, ma incolpando i “gruppi di interesse” di essersi infiltrati nelle manifestazioni pacifiche.

La sua dichiarazione ha offerto un risarcimento alle famiglie delle vittime e cure gratuite per i feriti, ma non è riuscita a placare la rabbia dell’opinione pubblica. Ieri vi erano stati una ventina di morti nelle proteste dei giovani partita dalla sospensione dei social media:

 

Il ministro dell’Interno Ramesh Lekhak e il ministro dell’Agricoltura Ramnath Adhikari si sono dimessi in precedenza, assumendosi la “responsabilità morale” per lo spargimento di sangue di lunedì.

Il parlamento nepalese dato alle fiamme, case dei minsitri date alle fiamme, ministri inseguiti dalla folla

Martedì i manifestanti hanno preso d’assalto e dato alle fiamme il parlamento, la residenza di Oli a Balkot e le case di diversi leader di spicco, tra cui il presidente Ram Chandra Poudel, l’ex primo ministro Sher Bahadur Deuba, il leader maoista Pushpa Kamal Dahal e il ministro degli Esteri Arzu Rana Deuba. Qui le immagini dell’incendio del Parlamento

Sono stati attaccati anche i quartier generali dei partiti al potere, il CPN-UML e il Congresso nepalese. Il ministro delle finanze è stato inseguito per strada dalla folla, quindi denudato e si è salvato gettandosi in un fiume

Il gioco dei numeri in parlamento

L’uscita di scena di Oli lascia il Nepal in una situazione di instabilità politica. La Camera, composta da 275 membri, richiede 138 seggi per ottenere la maggioranza:

· Congresso nepalese: 89

· CPN-UML: 78

· Centro maoista: 32

· Partito Rastriya Swatantra (RSP): 21

· Altri (JSP, alleati minori): 10+

L’opposizione del Congresso nepalese e del Centro maoista potrebbe avanzare una rivendicazione, ma le divisioni interne, tra cui la fazione di Shekhar Koirala che minaccia di rompere le righe, complicano le cose. L’RSP, sostenuto dal sostegno dei giovani, potrebbe emergere come kingmaker. Comunque per ora a vincere è il caos e fino a quando non si raggiungerà un rallentamento delle proteste la politica non riuscirà a parlare.

Anche poliziotti si sono uniti alle proteste >(fonte X)

L’ascesa di Balendra Shah (Balen)

Tutti gli occhi sono ora puntati su Balendra Shah, sindaco indipendente di Kathmandu e rapper diventato politico, che è diventato il volto del movimento della Generazione Z. Per molti, egli rappresenta una rottura con la tradizionale politica dinastica. La sua popolarità ha dato slancio al RSP e ai candidati indipendenti, alimentando le speculazioni sul fatto che potrebbe essere proposto come candidato alla carica di primo ministro. “Balen simboleggia il cambiamento”, ha affermato l’analista politico Dipak Gautam. “Ma governare una città è molto diverso dal guidare una nazione frammentata e in crisi”.

 Come le proteste sono sfuggite al controllo

Il fattore scatenante immediato è stata la decisione del governo della scorsa settimana di bloccare Facebook, Instagram, YouTube, WhatsApp e X, chiedendo alle piattaforme di registrarsi e di sottoporsi alla supervisione locale. Le autorità hanno sostenuto che fosse necessario per frenare l’“uso improprio” dei social media, ma gli attivisti lo hanno visto come un attacco alla libertà di espressione.

Lunedì, decine di migliaia di manifestanti, per lo più giovani, molti in uniforme scolastica, hanno invaso le strade di Kathmandu, gridando “Fermate la corruzione, non i social media!”. Le manifestazioni sono presto diventate violente dopo che la polizia ha aperto il fuoco, uccidendo 19 persone e ferendone oltre 300. Testimoni hanno riferito che i manifestanti sono stati colpiti alla testa e al petto, sovraffollando gli ospedali della capitale.

Perché i giovani sono arrabbiati?

Sebbene il divieto sui social media sia stata la scintilla, la rabbia sottostante si è accumulata per anni. Molti giovani nepalesi si sentono traditi dai politici che considerano corrotti, dinastici e distaccati.

L’hashtag virale #NepoKids, che prende di mira i figli dei politici che ostentano stili di vita lussuosi online, è diventato un grido di battaglia. “Questo governo ha ucciso i nostri amici. Non ci fermeremo finché non saranno puniti“, ha detto lo studente manifestante Narayan Acharya. Un altro manifestante, Durganah Dahal, ha detto: ”Finché questi leader corrotti saranno al potere, il popolo continuerà a soffrire”.

E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento