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Economia

Nella Cina del declino demografico scatta la “Guerra dei residenti” fra le città

Nella cina del basso tasso di natalità e della crisi immobiliare legata all’eccesso d’offerta le città stanno alleggerendo le richieste per ottenere l’Hukou, cioè la residenza urbana, che dà diritto a una serie di privilegi e servizi. Una concorrenza fra città e campagna e fra vari centri urbani per ottenere cittadini qualificati

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Un nuovo round di quella che è stata definita una “guerra per i residenti” si sta diffondendo in tutta la Cina, con le principali città che si alternano nell’alleggerire i requisiti di residenza in un contesto di tassi di fertilità ostinatamente bassi e di crisi del mercato immobiliare.
Prima di tutto spieghiamo che la residenza non può essere presa liberamente. In Cina, i cittadini non possono prendere residenza permanente in una città senza un permesso specifico. Questo è parte di un sistema di registrazione della residenza noto come hukou, che regola dove le persone possono vivere e lavorare.
Il sistema hukou è un registro di residenza che distingue tra residenti urbani e rurali. Solo i cittadini con un hukou urbano possono godere di benefici come l’accesso a servizi pubblici, istruzione e assistenza sanitaria nelle città.  Per ottenere un hukou in una città, è necessario soddisfare requisiti specifici, che possono includere la prova di un lavoro stabile, un reddito minimo e, in alcuni casi, l’acquisto di un immobile. Una pratica lunga e non semplice. Quindi avere l’hukou era una specie di privilegio. Ora però questo diritto viene concesso sempre più ampiamente, per attrarre popolazione

Chengdu, una metropoli sudoccidentale con una popolazione di 17 milioni di abitanti – il doppio di quella di New York – permetterà agli immigrati di cambiare il loro status di residenza a patto che acquistino una casa in città, secondo un piano che il governo cittadino ha reso pubblico questo mese.

Per cercare di aumentare la popolazione, il governo concede agli acquirenti di case il diritto di trasferire la propria residenza permanente  e di accedere ai servizi pubblici locali e alle prestazioni sociali che, nelle grandi città, sono molto migliori.

Un hukou registrato in una grande città è stato a lungo ricercato, ma in passato era difficile da ottenere perché le autorità cinesi usavano questo rigido sistema per controllare i movimenti della popolazione.

Il potenziale cambiamento di politica di Chengdu, per il quale non è ancora stata annunciata una data di attuazione, è l’ultimo tentativo di strategia “hukou per casa” adottato dai governi delle città negli ultimi due anni, mentre la competizione per i talenti tra le località si fa sempre più accesa.

L’attuale competizione è una continuazione della “guerra per i talenti” iniziata nel 2017… le città devono mantenere una certa scala di popolazione per sostenere le industrie moderne come la finanza e la cultura”, ha dichiarato Lu Mingtao, professore associato di economia presso la Capital University of Economics and Business di Pechino.

Il calo dei tassi di natalità e l’aumento delle scorte immobiliari stanno intensificando la necessità di un afflusso di persone mentre i governi locali lottano per sostenere l’attività economica, ha aggiunto.

Le direttive ufficiali rese pubbliche indicano che quasi tutti i capoluoghi di provincia e molti altri centri importanti, tra cui Hangzhou e Suzhou nella Cina orientale, hanno esteso il diritto di residenza alle persone che acquistano proprietà.

Tra gli esempi degni di nota ci sono anche Shenyang e Qingdao, nel nord, che hanno introdotto politiche ancora più permissive che concedono la residenza a chi è in affitto.

Le opzioni di residenza sono state rese più accessibili anche nelle megalopoli di Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen, nonché nella municipalità di Tianjin, che hanno adottato la politica “hukou per la casa” in alcune località o hanno alleggerito i loro sistemi di residenza a punti.

Una competizione per attrarre residenti

La competizione per i talenti è iniziata sette anni fa, quando città come Wuhan e Chengdu hanno attuato politiche per attirare i laureati, ha detto Lu.
Ora la guerra dei talenti si è riaccesa, mentre le città cercano la redditività economica a fronte dei cambiamenti demografici.

“Il basso tasso di fertilità in tutto il Paese esaspera questa competizione, poiché il calo delle nascite comporta una diminuzione delle popolazioni locali, con conseguente aumento della rivalità nell’attrarre gli immigrati”.

La popolazione cinese è diminuita per la prima volta in sei decenni nel 2022 e si è ulteriormente ridotta lo scorso anno, sottolineando le preoccupazioni per le prospettive di crescita della seconda economia mondiale. Alla fine dell’anno scorso la popolazione era di 1,409 miliardi di persone, con un calo di 2,08 milioni rispetto al 2022.

Lu ha affermato che una popolazione numerosa non solo è necessaria per coltivare settori innovativi, ma è anche fondamentale per le autorità locali, dato che la Cina sta portando avanti una riforma fiscale in cui “l’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società, insieme all’imposta sui consumi, saranno probabilmente la principale fonte di sopravvivenza per le amministrazioni locali”.

Con la diminuzione del dividendo demografico del Paese, le autorità centrali stanno passando a un nuovo approccio che consiste nell’incoraggiare un maggior numero di agricoltori a trasferirsi nelle città, promettendo loro pari diritti di cittadinanza urbana, nel tentativo di stimolare i consumi e mantenere la vitalità urbana. Una spinta all’urbanizzazione della popolazione che avrà delle conseguenze sociali profonde.

In un piano di urbanizzazione pubblicato a luglio, la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme si è impegnata a eliminare le restrizioni alla residenza nelle città con una popolazione inferiore a 3 milioni di abitanti e ad alleggerire i requisiti in quelle con una popolazione compresa tra 3 e 5 milioni.

Per le città più grandi, il piano mira a perfezionare i criteri di residenza basati sui punti, ponendo l’accento sui pagamenti dell’assicurazione sociale e sulla durata della residenza, incoraggiando al contempo l’eliminazione delle quote annuali di residenza.

Alla fine dello scorso anno, più di due terzi della popolazione cinese viveva in città, ma questo comprendeva centinaia di milioni di migranti che non avevano lo status di residenza in quelle città.


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