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Economia

Nein! Come la Germania ha compiuto un enorme autogoal con le batterie per auto EV

La Germania vuole fabbriche di batterie per auto Ev perché “Strategiche”, ma ha voluto e votato una normativa seuropea sulle stesse che, allo stato attuale, ne rende quasi impossibile la certificazione come batterie “Green”

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Quando il produttore di batterie Northvolt ha iniziato a costruire la sua prima gigafactory a Heide, nello Schleswig-Holstein, alla fine di marzo, i politici erano ancora euforici. “Investimenti come quello di Northvolt sono di importanza strategica per il nostro Paese e per l’Europa”, ha dichiarato il Cancelliere federale Olaf Scholz (SPD) all’inizio della costruzione dell’impianto di batterie. I governi federali e statali stanno sovvenzionando il progetto con circa 900 milioni di euro.

In qualità di primo Paese automobilistico, ha bisogno di “batterie prodotte in Germania, prodotte in Europa”, ha detto Scholz e ha sottolineato: “La Germania era, è e rimarrà un forte Paese industriale”. Poi la Germania è caduta nella trappola che lei stessa ha creato…

Nella UE non potranno esserci batterie tedesche (nè, pe ora, italiane…)

Oltre alla debolezza della domanda di auto elettriche, i progetti di batterie come quello di Heide devono affrontare un altro svantaggio: il previsto regolamento europeo sulle batterie, che potrebbe comportare svantaggi per la Germania in particolare, a tal punto da rendere imposssibile, o quasi, produrre batterie green nel paese. Si tratta della questione di quando una batteria per auto è considerata verde e di come viene calcolato il mix di elettricità che può essere utilizzato per la produzione di tali batterie verdi.

La questione è talmente controversa che cinque associazioni industriali – la Federazione delle industrie tedesche (BDI), le associazioni dell’industria automobilistica e chimica VDA e VCI, nonché l’associazione di ingegneria meccanica VDMA e l’associazione di ingegneria elettrica ZVEI – sono intervenute nelle scorse settimane presso il Ministro dell’Economia Robert Habeck, dei  Verdi, per farlo intervenire sulla questione, anche se ormai è troppo  tardi.

Il cuore del problema è una normativa europea, contenuta nel Regolamento UE Batterie approvato nel dicembre 2022, approvato 2023,  e che sostituisce la precedente Direttiva sulle batterie (2006/66/CE)

Fabbrica batterie 

Questo regolamento ha alcuni punti chiave, obiettivi: 

  1. Obiettivi di sostenibilità: Il regolamento mira a ridurre al minimo l’impatto ambientale della produzione di batterie e a garantire che tutte le batterie vendute nell’UE siano conformi a rigorosi standard di sostenibilità. Tra questi, i requisiti per una bassa impronta di carbonio e per un uso ridotto di sostanze nocive
  2. Approccio al ciclo di vita: Per la prima volta, la legislazione dell’UE coprirà l’intero ciclo di vita delle batterie, dall’estrazione delle materie prime alla produzione, all’uso e al riciclaggio, garantendo che la sostenibilità sia integrata in ogni fase.
  3. Dichiarazione dell’impronta di carbonio: A partire dal 2025, i produttori dovranno calcolare e comunicare l’impronta di carbonio delle loro batterie. Ciò comprende la definizione di classi di prestazione e la fissazione di limiti massimi di CO2 per le batterie prodotte o importate nell’UE. L’obiettivo è incentivare la produzione con energia pulita anziché con combustibili fossili
  4. Requisiti di Due Diligence: I produttori devono implementare una “politica di dovuta diligenza” che valuti i rischi sociali e ambientali associati all’approvvigionamento dei materiali utilizzati nella produzione delle batterie. Questa politica contribuirà a garantire che le materie prime siano ottenute in modo sostenibile
  5. Riciclaggio e recupero dei materiali: Il regolamento stabilisce obiettivi ambiziosi per l’efficienza del riciclaggio e il recupero dei materiali, con obiettivi specifici per i diversi tipi di batterie a partire dal 20251.

Particolamente importante è il punto the e non a caso lo abbiamo posto in grasseto. Se devo indicare la classe energetica della batteria considerando la loro “Impronta carbonica”, cioè il tipo di energia che utilizzo per produrle, allora dovrò utilizzare dell’0energia senza emissioni di carbonio, nella loro produzione.

Allo stato attuale però come posso produrre delle batterie in clico continuo, in un impianto industriale se non c’è vento e non c’è sufficiente luce solare? Semplice, utilizzando energia nucleare! Cioè quele tipo di energia che la germania non vuole utilizzare, a qualsiasi costo. 

Anche l’Italia non può produrre batterie a livello industriale con questa direttiva, tranne che non vengano costruiti degli impianti nucleari, magari modulari, a uso industriale.

Quali paesi possono facilmente costruire batterie e certificarle con un’impronta di carbonio bassa?

  • Francia, con il 69% di mix energetico derivante dal nucleare;
  • Svezia con il 77% di energia da fonti non carboniche , idroelettrico e nucleare;
  • Finlandia, con 72% di energia prodotta da fonti rinnovabili e nucleare;
  • Ungheria, che ottine la maggior parte della prorpia energia da biomasse e nucleare.

Non è a caso che ci sono fabbriche di batterie in Ungheria, Francia e in Svezia, e lavorano ampiamente, mentre hanno difficoltà in Germania. Il regolamento europeo, allo stato attuale punisce e punirà le batterie tedesche, mentre premierà quelle dei suoi vicini. Perfinola Repubblic Ceca ha progetti per ridurre l’uso del carbone e aumentare il nucleare. La Polonia ha assegnato il primo contratto per una centrale nucleare e sta valutando la concessione di licenze per l’installazione di SMR a uso industriale.

La cosa divertente è che i politici tedeschi hanno votato con tentusiasmo la direttiva batteria, sia i Verdi, sia i socialisti della SPD , sia i popolari della CDU. Una norma che va direttamente a impattare negativamente sulla loro industria e che rischia di mettere una bella croce sul desiderio di avere un ciclo completo nella produzione dell’auto elettrica.

Greta ha distrutto l’industria in Germania più dei bombardieri alleati nella Seconda Guerra mondiale.


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