Difesa
NATO più “aggressiva”? L’Ammiraglio Dragone apre all’attacco preventivo, e il diritto internazionale?
L’Ammiraglio Cavo Dragone apre alla possibilità di attacchi preventivi contro la guerra ibrida russa. Ma i trattati ONU e NATO frenano l’escalation: ecco perché è difficile passare dalla difesa all’attacco.

La NATO sta considerando un cambio di paradigma: passare dalla reazione all’azione preventiva. A rivelarlo è l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare dell’Alleanza, in un’intervista al Financial Times. L’obiettivo è rispondere in modo più incisivo alla guerra ibrida condotta da Mosca, fatta di cyber-attacchi, sabotaggi sottomarini e violazioni dello spazio aereo. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il diritto internazionale, e il rischio di un’escalation incontrollata è dietro l’angolo.
La tentazione “proattiva”
Fino ad oggi, la postura della NATO è stata essenzialmente difensiva: si incassa il colpo e si reagisce. Tuttavia, di fronte a una Russia che utilizza tattiche asimmetriche – dal taglio dei cavi nel Baltico agli attacchi informatici – l’atteggiamento passivo inizia a mostrare la corda.
Il messaggio di Dragone: “Sul cyber siamo un po’ reattivi. Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando”.
La pressione dell’Est: I diplomatici dei paesi baltici e dell’Europa orientale spingono affinché la NATO smetta di fare da “punching ball” e inizi a colpire, specialmente nel dominio cyber dove molti alleati hanno capacità offensive notevoli.
Il problema è che la guerra ibrida è, per definizione, ambigua. Un drone che sorvola un confine o un peschereccio che “accidentalmente” trancia un cavo dati non sono un’invasione di carri armati. Dragone stesso ammette: “Un attacco preventivo potrebbe essere considerato un’azione difensiva, ma è molto lontano dal nostro normale modo di pensare”. Potremmo anche dire “Per fortuna”…
Il Dilemma: Autodifesa o Guerra Preventiva?
Qui entriamo nel cuore tecnico della questione, caro ai lettori attenti alle dinamiche reali. La NATO è un’alleanza di democrazie, vincolata da regole che l’avversario ignora. Dragone riconosce che l’Alleanza ha “molti più limiti della controparte a causa dell’etica, della legge e della giurisdizione”. Limiti che hanno perl delle giustificazioni di buon senso.
Per capire l’impasse, bisogna guardare ai testi sacri del diritto internazionale. Ecco la situazione attuale riassunta schematicamente:
| Concetto | Definizione | Status Giuridico (NATO/ONU) |
| Autodifesa (Self-Defense) | Risposta a un attacco armato già avvenuto. | Legale (Art. 51 ONU). È la postura attuale. |
| Difesa Preventiva | Colpire un nemico che sta imminentemente per attaccare. | Zona Grigia. Accettata solo se la minaccia è “istantanea e travolgente”. |
| Guerra Preventiva | Colpire per eliminare una minaccia futura/potenziale. | Generalmente Illegale. Rischia di essere qualificata come aggressione. |
Il nodo gordiano è tutto qui: come si fa a giustificare un attacco preventivo contro un server russo se il malware non è ancora partito? Se la NATO colpisce per prima, rischia di passare dalla parte del torto secondo il diritto internazionale, offrendo a Mosca un pretesto d’oro per un’escalation militare convenzionale. Chi si prende la resposnabilità dell’attacco?
Esiste poi il problema, non citato, della “Guerra di corsa” informatica: l’attacco può non essere da un’entità statale, ma da gruppi privati di hacker che, magari, sono tollerati dal governo, ma non ne sono espressione. Quanto sarebbe giustificata una misura NATO diretta in uno stato terzo, senza farla apparire una come un attacco?
Il caso del Baltico e l’impotenza legale
Un esempio pratico dell’impotenza giuridica attuale arriva dalla Finlandia. Un tribunale finlandese ha dovuto archiviare il caso contro l’equipaggio della Eagle S, una nave della “flotta ombra” sospettata di aver tagliato cavi sottomarini.
Il motivo? Il sabotaggio è avvenuto in acque internazionali.
La ministra degli esteri finlandese, Elina Valtonen, ha dovuto ammettere amaramente che sì, questo dà alle navi russe sostanziale “carta bianca” in acque internazionali. Nulla però vieta di proteggere i cavi con sistemi hi tech che sono allo studio, senza causare delle escalation pericolose.
Tuttavia, c’è un barlume di speranza nella deterrenza “classica”. La missione Baltic Sentry della NATO, che ha intensificato i pattugliamenti con navi e droni navali, sembra aver funzionato. “Dall’inizio di Baltic Sentry non è successo nulla”, nota Dragone. La presenza fisica e visibile funziona ancora.
Conclusioni: Meglio il singolo stato che l’Alleanza?
L’idea di una NATO “proattiva” e pronta all’attacco preventivo suona bene nei titoli di giornale e rassicura (forse) i paesi dell’Est, ma si scontra con la realtà legale e logica.
Se la NATO come organizzazione iniziasse a condurre attacchi preventivi, trasformerebbe l’Alleanza da scudo difensivo a spada offensiva, violando potenzialmente il proprio statuto (Articolo 5) e la Carta ONU.
È molto più probabile, e cinicamente realistico, che eventuali azioni “aggressive” o di sabotaggio preventivo vengano lasciate alla discrezione (e alla responsabilità) dei singoli stati membri, magari con un coordinamento di intelligence sottobanco, ma senza la bandiera della NATO a sventolare sopra. Questo eviterebbe di impegnare l’intera Alleanza in una guerra aperta per un singolo incidente cyber.
Come suggerisce la ministra finlandese, “non dovremmo essere isterici”. Abbiamo i nostri playbook. Forzare la mano sulla prevenzione rischia solo di innescare quella catena di ritorsioni che, in economia come in guerra, porta raramente a risultati positivi. Invece che inseguire i guerrafondai, bisognerebbe mantenere sempre, e comunque, il sangue freddo.
Domande e Risposte
Perché la NATO non può semplicemente attaccare i russi prima che facciano danni?
Perché la NATO è un’alleanza difensiva fondata sul diritto internazionale. L’Articolo 51 dell’ONU permette l’uso della forza solo in risposta a un “attacco armato” avvenuto. Colpire preventivamente basandosi solo su sospetti o minacce future (Guerra Preventiva) è illegale e verrebbe visto come un atto di aggressione, potenzialmente scatenando una guerra mondiale che nessuno vuole. Le democrazie occidentali devono rispettare regole che gli stati autoritari spesso ignorano.
Cos’è esattamente la “Guerra Ibrida” di cui parla Dragone?
La guerra ibrida è l’uso combinato di tattiche militari e non militari per destabilizzare un avversario restando sotto la soglia del conflitto aperto. Include attacchi informatici (cyber-warfare), disinformazione, interferenze elettorali e, sempre più spesso, il sabotaggio fisico di infrastrutture critiche come gasdotti e cavi sottomarini per dati ed elettricità. L’obiettivo è creare danni enormi e confusione, rendendo difficile attribuire la colpa in modo certo e immediato.
Se una nave russa taglia un cavo in acque internazionali, perché non viene arrestata?
Il diritto del mare è complesso. In acque internazionali (alto mare), le navi sono soggette principalmente alla giurisdizione dello stato di cui battono bandiera. Se una nave russa (o di una flotta ombra) compie un atto di sabotaggio fuori dalle acque territoriali di un paese NATO, intervenire militarmente è giuridicamente difficile senza prove schiaccianti immediate. Come dimostra il caso finlandese, spesso i tribunali non possono procedere per mancanza di giurisdizione, lasciando un vuoto normativo pericoloso.








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