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NASCITE INDESIDERATE

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Circa un anno e mezzo fa, il ministro Lorenzin si impegnò in prima persona in una campagna a favore della fertilità. Un’iniziativa davvero singolare. Quantomeno in un mondo che – stando a una certa vulgata abbastanza diffusa – è sovrappopolato rispetto alle risorse disponibili. Senza scomodare il misterioso Georgia Guidestones (monumento in granito sito negli USA, Contea di Elbert, commissionato da mano ignota, in cui si caldeggia la riduzione della popolazione globale sotto la soglia delle cinquecentomila unità) è indubbio che siamo in tanti: 7,5 miliardi secondo le ultime stime. Troppi, a dire di molti. Quindi, perché questa insistenza a promuovere la natalità da parte dei vertici istituzionali del nostro come di altri paesi europei? Non ha senso neanche da un punto di vista culturale e politico. Soprattutto se l’invito viene non da un Governo conservatore influenzato dalle gerarchie vaticane, ma da un esecutivo ultralaicista per il quale l’eutanasia programmata dell’istituto familiare sembra addirittura una priorità. Basti pensare a tutte le misure  destinate a ostacolare, anzichenò, quel modello di famiglia naturale basato sul matrimonio tra un maschio e una femmina dal quale ancora scaturisce, a dispetto delle isterie dei gender boys, il miracolo del venire alla luce. Dalla legge sulle unioni di fatto alla step child adoption, dai corsi di ‘formazione’ in salsa gender nelle scuole alla promozione su vasta scala del precariato giovanile, l’ultimo Governo non si è fatto mancare davvero nulla di quanto potesse scoraggiare le cicogne a portare più pargoli in Italia. Eppure, lo stesso governo – in ripetute occasioni – si è speso per denunciare il flagello della infertilità e i rischi della denatalità: potrebbe scomparire, se non ci svegliamo, la genìa italica (chiamiamola così perché ‘razza’ non si può). Altra contraddizione pachidermica a fronte dei provvedimenti licenziati nell’ultimo quinquennio (o abortiti per un pelo) col fine di assecondare l’invasione delle nostre sponde e l’annacquamento dell’identità indigena tricolore in un crogiuolo multietnico e pluriculturale: dagli investimenti pro migranti allo ius soli. Il che è legittimo, si badi bene, se quella è la vision. Ma allora perché poi incitare i connazionali a darsi da fare sotto le lenzuola per aumentare i fiocchi rosa e i fiocchi blu? La risposta l’abbiamo trovata in un interessante libello edito da RBA (‘Il welfare state è ancora sostenibile?’): “il basso livello della natalità incide direttamente sulle condizioni che rendono possibili (…) le fonti di contribuzione future vincolate all’impiego”. Capito l’antifona? Hanno bisogno di nuovi contribuenti. Pensano ai bambini in funzione del PIL. Non gli frega niente di avere nuovi italiani (come dimostrano tutte le loro recenti politiche), ma fresche bocche da fuoco per alimentare la ripresa. La Buonanima esigeva nuovi figli della lupa per la Patria, questi li chiedono per il prodotto interno lordo. Nel primo caso, per farne carne da cannone; nel secondo per farne carne e basta. Quando si dice il progresso.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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