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LA TRAPPOLA DEL NAFTA: COME SAREMO TRA DIECI ANNI PARTE SECONDA (danni all’agricoltura locale)

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La seconda parte degli articoli dedicati al NAFTA è un breve estratto di un’intervista realizzata ad a padre Gabriel Estrada Santoyo da parte di Paolo Moiola per la rivista Missioni Consolata.

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Ho ripreso gli stralci più interessanti, quelli che danno veramente l’idea del sistema utilizzato dai Gringos per colonizzare il globo!

Buona lettura

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LA TRAPPOLA DEL NAFTA

1) LE MAQUILADORAS, quali benefici?

«Le maquilas vanno e vengono: non c’è una sicurezza di lavoro con esse. La politica dello stato verso le maquilas non è mai stata chiara. Hanno dato loro molti benefici per installarsi nel nostro paese, ma non si è mai richiesto di pagare un salario giusto ai loro dipendenti. Intanto, negli ultimi 5 anni, migliaia di maquilas sono andate dal Messico alla Cina, dove come sappiamo, la manodopera è cinque volte meno costosa del Messico. Quelle che arrivano da noi lo fanno soltanto per la vicinanza con gli Stati Uniti. I lavoratori delle maquilas costituiscono una vera e propria manodopera schiava. Non dimentichiamo che sono proprio donne che lavoravano nelle maquilas quelle che sono state assassinate a Ciudad Juárez».

 

2) QUALI CONSEGUENZE PER IL MESSICO DAL NAFTA?

«Per la grande maggioranza dei messicani il Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti è stato negativo. Soltanto pochi grandi impresari hanno
beneficiato di esso. Per la maggioranza esso ha significato la morte delle loro piccole imprese che non sono state in grado di competere con i prodotti venuti da fuori. C’è poi la poca chiarezza del Trattato. Noi accettiamo senza fiatare tutto quello che loro ci vendono mentre loro con molta facilità vietano i nostri prodotti, inventando un gran numero di ragioni false.  Esempio: io provengo da uno stato che è il primo produttore mondiale di “aguacate” (conosciuto anche come “avocado”, ndr), frutto cui, per molti anni, gli Stati Uniti hanno vietato l’ingresso nel paese, argomentando che, negli anni Cinquanta, esso aveva una malattia, che però già dagli anni Settanta è stata sradicata.

La malattia non esiste più ma soltanto pochi stati degli Usa (13 in tutto)
accettano il nostro aguacate. Come interpretare tutto questo? Ci sono una serie di requisiti che loro violano con estrema facilità. Ci mandano latte in cattivo stato di conservazione, prodotti scaduti ecc. Abbiamo dovuto chiudere le industrie zuccheriere del paese perché siamo obbligati a comprare da loro glucosio per l’industria delle bibite. Senza alcun dubbio di tutto questo è colpevole il nostro governo che si piega molto facilmente a tutte le loro richieste e nel contempo non è capace di difendere i nostri prodotti sul loro mercato. In altre parole, noi lasciamo entrare tutto senza guardare la qualità, mentre loro esigono da noi l’adempimento di ogni minima cosa».

 

3) EFFETTI SULL’AGRICOLTURA DEL NAFTA 

«Altro tema complesso. Da tempo immemorabile non esiste una politica di aiuto all’agricoltura. Ci sono stati soltanto inganni e programmi inefficienti da cui derivano benefici per pochissimi. Come risultato si sono verificate grandi migrazioni verso le città, da dove poi molto difficilmente i contadini
ritorneranno alle loro terre.

Anche perché molti agricoltori, per sopravvivere, hanno svenduto. Così pochi “furbi” si sono andati arricchendo con le loro terre, costituendo grandi estensioni e guadagnando con produzioni vantaggiose,  sempre e comunque per un beneficio personale».

 

(BREVE INCISO: nel 1991 Carlos Hank disse “Come ministro dell’agricoltura è mio dovere far uscire dai campi 10 milioni di campesinos;  nel 2001 Javie Usubiaba ha elevato l’obiettivo a 20 milioni, mentre Hank se ne lavava le mani disinteressandosi dei campesinos che faceva sloggiare. Per il governo questa gente si sarebbe dovuta trasformare in giardinieri texani o negozianti.

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La riforma costituzionale del 1992, che mise sul mercato le terre ejidali (terre comunitarie delle comunità campesine), e il TLCAN (il NAFTA) perfezionarono la strategia.

Queste politiche contribuiscono a spiegare perché più di un terzo dei messicani vive attualmente fuori dal paese, perché vaste zone della campagna messicana sono zone disastrate, perché la fame e la denutrizione aumentano ogni giorno. Scende il consumo delle tortillas, in parte per la crisi economica, ma in parte per la sostituzione della tortilla con alimenti spazzatura, una delle cause principali della denutrizione e della nocività alla salute che stiamo soffrendo).

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4) MILIARDARI E NULLATENENTI:

«Sappiamo perfettamente che il problema della migrazione è un problema di mancanza di impiego e di opportunità nel nostro paese. E non è solamente la gente semplice e senza studi che va in cerca del “sogno americano”. Allo stesso tempo abbiamo una grande fuga di cervelli, i quali trovano l’opportunità di progredire con l’aiuto del governo gringo, che li incentiva a progredire nel proprio campo.  Per i nostri contadini c’è invece un impiego che li aiuta perlomeno a coprire le loro necessità basilari: non va dimenticato che gli Stati Uniti necessitano sempre di molta manodopera.

 

5) ECONOMIA SENZA DIO

«Siamo davanti ad una economia senza Dio o  meglio l’unico dio
riconosciuto è il denaro. No, l’economia manca completamente di etica. Ma la cosa più drammatica è il silenzio dei nostri pastori davanti alla situazione e la loro amicizia complice con molti di quegli impresari (la maggioranza dei quali si dice cattolica), che pagano salari ingiusti e miserabili ai loro dipendenti».

 

 

Bene, ben pochi sono i commenti da fare sapendo queste cose circa il NAFTA e, di conseguenza, circa il TTIP!

 

A BUON INTENDITOR POCHE PAROLE!

 

Maurizio Gustinicchi

Economia5Stelle


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