Ed ecco su Der Spiegel le considerazioni di Wolfgang Münchau a proposito del risultato elettorale in Grecia: dopo decenni di indottrinamento ordoliberale i tedeschi si trovano davanti al problema di far passare un cambiamento di mentalità e modificare la loro strategia, aprendo a un insieme di soluzioni capaci di far sopravvivere l’euro.
di Wolfgang Münchau, 26 gennaio 2015
(traduzione di Mauro Colombo)
Risparmiare: no, grazie. I greci hanno dato una risposta negativa alla politica di eurosalvataggio tedesca. Adesso la Cancelliera deve cambiare la propria strategia e, all’occorrenza, autorizzare una valuta parallela.
Nei cinque giorni scorsi, la dimensione della catastrofica politica anticrisi di Angela Merkel è diventata chiara come mai prima. La politica di risparmio, la lei forzata, ha portato alla deflazione nella zona euro e alla recessione duratura nel sud Europa. Reazioni contrarie a questa politica sono arrivate negli ultimi giorni da Francoforte e da Atene.
La Banca Centrale Europea adesso compra titoli di stato. E in Grecia d’ora in poi governa una coalizione di destra e sinistra, unificate dalla rabbia nei confronti della Merkel.
Non so cosa succederà in Grecia. La coalizione tra Syriza e i Greci Indipendenti apparteneva alla più radicale delle opzioni pronosticabili. L’alleanza cambierà la politica economica greca dalle fondamenta. Ma entrambi i partiti rifiutano l’uscita dall’euro. L’unica previsione che oso fare è che ci attende ancora qualche momento non convenzionale.
Si può dire ancora qualcosa con una certa sicurezza: il numero delle possibili soluzioni al problema è limitato. La Grecia non può continuare né politicamente né economicamente come ha fatto fino ad ora.
Se Tsipras adesso continua la politica del suo predecessore Andonis Samaras, magari con una nuova retorica, allora gli andrà come è andata a a Samaras. Questo Tsipras lo sa, ovviamente. Ma se egli adesso annuncia unilateralmente un taglio del debito, allora lo stato e le banche greche verranno staccate dai flussi di denaro europei.
LA GERMANIA DEVE CAMBIARE MENTALITÀ
La Grecia sarebbe allora costretta ad un’uscita. Nello stesso modo Tsipras non lo vuole. Egli ha bisogno di una soluzione astuta che aggiri questo dilemma.
Un’inevitabile conseguenza di questa realtà è un cambiamento di mentalità della politica anticrisi tedesca. Dopo decenni di indottrinazione ordoliberale, non sono sicuro che il governo federale risolva politicamente questo cambiamento di rotta.
Noi [tedeschi] dovremmo cancellare i debiti, cioè presentarli come perdite nel bilancio federale. Dovremmo cambiare la politica di risparmio in politica espansiva. Prima di tutto dovremmo accettare che la Grecia introduca indirettamente una valuta parallela all’euro. Perché, con l’inflazione a zero, non c’è nessuna alternativa per migliorare la competitività della Grecia e per finanziare il programma di Syriza. Si può poi accettare che anche il Portogallo, la Spagna e l’Italia adottino una soluzione simile.
Già nel 2012 l’allora capo economista della Deutsche Bank Thomas Mayer ha messo sul tavolo una moneta complementare del genere. Con questa la Grecia potrebbe sbrigare tutti i pagamenti interni, compresi gli stipendi. Questa seconda moneta si potrebbe svalutare contro l’euro e così migliorare la competitività greca.
Quando i matematici non conoscono l’esatta soluzione di un problema, allora cercano spesso di descrivere le caratteristiche della possibile soluzione. Così aprono a un insieme di soluzioni. Anch’io non conosco la soluzione esatta del problema greco, ma l’insieme di soluzioni non è pensabile senza una combinazione di un taglio dei debiti, un programma congiunturale, una valuta parallela oppure un’uscita completa dall’euro.
LA PICCOLA DISGRAZIA: UNA NUOVA POLITICA PER LA GRECIA
Per la Cancelliera questo adesso rappresenta l’occasione per una delle sue famose inversioni di marcia, come ha fatto sul nucleare. Il proseguimento della politica attuale sarebbe l’alternativa più azzardata. Se qualcuno dice che l’eurozona può sopravvivere senza subire danni da un’uscita della Grecia, magari ha ragione. Ma può anche essere che si arrivi a una reazione a catena politica ed economica, che magari include anche l’Italia.
Chi, in quanto essere umano razionale, ha di fronte queste opzioni, comprenderà il cambiamento della politica verso la Grecia in quanto male necessario.
Perciò ritengo più probabile che la Merkel si dirigerà verso Tsipras e faccia un accordo che limiti i costi dichiarati per il bilancio federale e che permetta a Tsipras di tirar fuori la Grecia dal pantano con un forte programma di ripresa e una moneta complementare. Allora anche noi saremmo come Winston Churchill vedeva gli Americani: alla fine fanno sempre la cosa giusta, ma non prima di aver sperimentato tutte le alternative.
Tuttavia il pericolo consiste nel fatto che non tutti gli attori in questo conflitto pensano razionalmente, o che o l’uno, o l’altro, si sbaglino nel valutare. Quest’ultima sarebbe l’eventualità, nel caso in cui la Merkel desse forse fiducia a chi minimizza le conseguenze dell’uscita greca [dall’euro]. Oppure può anche essere che Tsipras se la giochi, sottovalutando le conseguenze di un “haircut” unilaterale. Noi siamo in una situazione in cui la soluzione della crisi dell’euro è a portata di mano, ma lo è anche il profondo abisso di una rottura dell’eurozona.
Siamo arrivati a un bivio in cui dobbiamo decidere tra la nostra ideologia e il futuro dell’euro.