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Euro crisis

Munchau sul FT: Renzi dovrebbe mettere in gioco la permanenza dell’Italia nell’Euro

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Post da Voci dall’estero

Wolfgang Munchau sul Financial Times commenta la vera sorpresa delle elezioni europee: il consenso del popolo italiano per Renzi, che si è presentato come l’alternativa mainstream all’austerità. Per quanto Munchau si mostri possibilista, tuttavia secondo lui vi sono ragioni per dubitare che Renzi riuscirà veramente a modificare le regole europee, a meno che non trovi alleati e minacci l’uscita dall’eurozona. Ma questo non succederà.
 
Il primo ministro italiano potrebbe anche essere in grado di salvare l’eurozona da se stessa!
 
Il più importante risultato elettorale della scorsa settimana non è stato il trionfo dei partiti anti-UE. E’ stata la sorprendentemente robusta vittoria di Matteo Renzi in Italia. Il primo ministro italiano è attualmente l’unico leader politico nella zona euro che offre un’alternativa mainstream alla ideologia dell’austerità.
 
Renzi è l’ultima possibilità per l’Italia di rendere sostenibile la sua permanenza nell’unione monetaria. E forse è anche l’unico leader in grado di salvare la zona euro da se stessa.
La verità dietro la vittoria di Renzi, tuttavia, è più prosaica. Ha concesso ai lavoratori a basso reddito un taglio delle tasse di 1.000 € all’anno (anche se ampiamente compensato dagli aumenti della Tasi e privo di copertura per gli anni  a venire, ndt). Forse questo non è l’unico fattore che sta dietro il suo successo elettorale – ma ci chiarisce anche il fatto che gli italiani non hanno premiato un politico per aver attuato delle politiche difficili. Tutte le scelte dure devono ancora essere fatte.
 
Ma indipendentemente da ciò che può aver motivato gli elettori, essi hanno finito per rafforzare l’unico leader di un grande paese che ha apertamente sostenuto che l’attuale sistema dell’eurozona è disfunzionale, e che sostiene di poter fare qualcosa al riguardo. Nel suo discorso alla direzione nazionale del suo partito la scorsa settimana, Renzi ha detto che l’UE è intrisa di ideologia degli anni ’80. Se la UE non cambia, fallirà, ha dichiarato. E su questo punto, ha ragione.
 
Renzi non è un economista. Ma comprende che l’Italia, in particolare, ha bisogno di uno stimolo per uscire dall’attuale caos. E anche su questo punto, ha ragione. Per raggiungere questo obiettivo, avrà bisogno di fare tre cose.
La prima è un accordo tra tutti i paesi della zona euro su un grande programma di investimenti, che parta il più presto possibile. Sto parlando di un programma su grande scala, diciamo dell’1 per cento del prodotto interno lordo della zona euro, o di circa € 100 miliardi in un anno. Sarebbe ovviamente meglio se un tale programma venisse fatto in un modo che gli Stati membri non debbano aumentare le tasse o tagliare la spesa per finanziarlo. Il modo più semplice per finanziarlo sarebbe attraverso un bond comune. Che avrebbe l’ulteriore vantaggio di dare alla Banca Centrale Europea qualcosa da comprare quando, entro la fine dell’anno, inizierà gli acquisti di asset, come credo che farà.
 
La seconda priorità per Renzi è semplicemente quella di adempiere ad un impegno della sua campagna elettorale: una grande sfida al sistema di governance economica della zona euro quando l’Italia assumerà la presidenza UE nel secondo semestre di quest’anno. La vera posta in gioco per l’Italia è il Fiscal Compact – un trattato intergovernativo per controllare la disciplina fiscale, che intende tagliare il rapporto debito-PIL di ogni paese al 60 per cento in 20 anni. Italia dovrebbe partire da un livello del 135 per cento – un compito quasi impossibile. Il patto richiederebbe che l’Italia registrasse un avanzo primario – un surplus al netto del pagamento degli interessi sul debito – in media di circa il 5 per cento del PIL all’anno. (ma come ci ricorda Goofynomics, molte sono le “lievi imprecisioni” sul FC, ndt). Sarebbe l’incarnazione di un’austerità permanente. E l’avanzo dovrebbe essere ancora maggiore se l’inflazione dovesse rimanere al di sotto del 2 per cento.
Renzi può avere dalla sua degli argomenti economici. Ma sarebbe nella posizione politica di sfidare il fiscal compact, dati gli alti livelli di debito dell’Italia? Angela Merkel non ne sarà contenta. Il Fiscal Compact è stata la sua grande idea durante la crisi dell’euro. Costituisce la garanzia politica che le ha permesso di sostenere il Meccanismo Europeo di Stabilità, il fondo di salvataggio.
Renzi avrà bisogno di trovare alleati. Per lo meno dovrà collaborare con il presidente francese François Hollande. Ma anche così, non vedo come potrebbero convincere la signora Merkel a lasciar perdere il Fiscal Compact. Potrebbe forse accettare alcune piccole modifiche alle sue regole operative. A meno che Renzi non sia pronto nelle trattative a mettere in goco l’adesione all’euro dell’Italia – cosa che non accadrà – non vedo come possa riuscire a cambiare il sistema di governance in modo sostanziale.
 
Nella lista di cose che secondo me Renzi deve fare vi sono le riforme strutturali. Vorrei raccomandare alcune modifiche mirate per allineare la regolamentazione dei mercati del lavoro e dei prodotti italiani con quelli di Germania e Francia. Con un programma di riforme in atto, per l’Italia potrebbe essere più facile ottenere una maggiore flessibilità fiscale. Tuttavia, anche se le riforme strutturali sono importanti nel lungo periodo, non dovremmo sopravvalutare il loro effetto sul PIL.
 
Renzi ha fatto delle promesse su tutto questo, e anche di più, e, per ora, ha ricevuto il consenso dell’elettorato italiano. Si tratta di un appoggio condizionato. Nel corso dei prossimi nove o 12 mesi vedremo quali promesse sarà in grado di mantenere. Un attento osservatore della politica economica italiana mi ha detto che se Renzi dovesse mantenere il 30 per cento di quello che ha promesso, avrebbe fatto un ottimo lavoro. Sono abbastanza d’accordo.
 
Finora, non tutte le riforme promesse sono andate a buon fine. La riforma elettorale è in fase di stallo. Il pacchetto di riforma del lavoro è una delusione. Rafforza il problema del mercato del lavoro italiano, in cui ci sono due insiemi di regole a seconda del tipo di contratto – tra i precari e gli assunti a tempo indeterminato.
Ci sono ragioni per dubitare dell’agenda Renzi. Non sono sicuro che avrà successo. Ma per il momento, merita il beneficio del dubbio.
 
Nel mio piccolo (ma sempre stando sulle spalle di gente più grande di me…), non sono d’accordo con Munchau:  non gli si può concedere nemmeno il beneficio del dubbio. E’ molto più probabile che Renzi abbia il triste compito di finire di svendere l’Italia e gli Italiani in cambio di qualche piccolo e inutile allentamento di regole da gettare come fumo negli occhi ai suoi connazionali. Piccolo e inutile, perché comunque come sappiamo l’austerità è funzionale all’euro.  

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