Seguici su

AttualitàEconomia

MPS la storia di una banca quasi fallita, ed ora tornata grande

Pubblicato

il

C’è davvero un gran stormir di fronda intorno alla vicenda dell’ops andata a buon fine dei Monte paschi di Siena ( la banca piu antica del mondo) su Mediobanca, il salotto buono della finanza. Le polemiche sono chiaramente tutte politiche e prendono e di riferiscono alle ipotetiche ed inopportune ingerenze dello Stato nella scalata dell’istituto senese. Si vocifera di manovre oscure da parte del capo di gabinetto della premier Carlo Caputi di concerto con Giancarlo Giorgetti ed ovviamente di quello che viene da certa stampa considerato l’onnipresente ( e in qualche caso anche onnipotente) sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che per carattere e vocazione rimane una delle persone piu riservate ( e preparate) dell’esecutivo meloniano. Ma al di là di queste polemiche strumentali e pretestuose, occorre analizzare da vicino l’operazione e le sue implicazioni sul sistema paese.

La prima cosa che occorre dire e riconoscere a questo governo, che è riuscita dove molti avevano fallito e cioè a risanare un istituto storico ed importante come il Monte dei paschi di Siena. Perche di questo si parla sempre molto poco e si ricorda solo i miliardi che lo Stato ha iniettato per salvare dal fallimento la banca toscana.

L’OPERAZIONE ANTONVENETA

Le vicende di Mps hanno per anni sono state al centro dei giornali e tv; per capire i motivi bisogna riavvolgere il nastro e tornare al novembre 2007, quando Monte dei Paschi e l’allora Banco Santander stipulano un accordo per l’acquisizione di Banca Antonveneta da parte dell’istituto senese, con una transazione dal valore considerevole di 9 miliardi di euro. Tale operazione è stata successivamente denominata “il peccato originale” da molti attori del mercato.

Il 9 novembre 2007, viene diffusa la nota ufficiale dell’accordo tra Santander e Mps, la quale afferma: “Secondo le intese raggiunte, il Banco Santander, non appena avrà completato l’acquisizione di Banca Antonveneta in corso con ABN AMRO, ne cederà l’intero capitale a Banca Monte dei Paschi di Siena al prezzo di 9 miliardi di euro, al netto della partecipazione in Interbanca. Le intese prevedono infatti che in concomitanza con il passaggio di Antonveneta alla banca senese, Interbanca uscirà dal gruppo Antonveneta.”

Questa mossa, dal punto di vista strategico, era finalizzata a garantire una “significativa crescita dimensionale, con l’incremento della rete sportelli (da 2000 a 3000 unità) e della quota di mercato (dal 6% al 9%)” e a generare “un’elevata creazione di valore”. L’obiettivo era consolidare il ruolo di terzo polo bancario in Italia. La strategia, guidata dal neo presidente Mussari (appena nominato su indicazione della Fondazione Monte dei Paschi di cui era presidente uscente), mirava a consentire all’istituto di espandersi e competere con le principali istituzioni finanziarie nazionali.

L’INTEVENTO DELLO STATO

Il piano industriale per il triennio 2008-2011, sviluppato subito dopo l’acquisizione, prevedeva un utile netto di 2,2 miliardi di euro alla fine del periodo. Tuttavia, al termine del 2011, Monte dei Paschi registrò una perdita di 4,7 miliardi di euro, contrariamente alle previsioni iniziali. Da qui comincia una lunga trafila interventi dello Stato per salvare lo storico istituto dal fallimento, ma con un impiego ingente di risorse pubbliche. Nel 2011, un aumento di capitale da 2,15 miliardi per rimborsare i Tremonti bond. Nel 2014 un altro aumento da 5 miliardi «per rimborsare altri 4 miliardi di Monti Bond, a loro volta sottoscritti in precedenza per rimborsare i Tremonti Bond».  Il 26 ottobre 2014 MPS è bocciata dagli stress test della Banca centrale europea ed è costretta a varare un nuovo aumento di capitale da 3 miliardi di euro, anch’esso molto diluitivo (fino al 90%), che si tiene dal 25 maggio all’inizio di giugno 2015, appena un anno dopo il precedente. In Borsa, il titolo MPS perde il 39,2% nelle ultime cinque sedute di ottobre 2014.

Nel 2017, poi, a seguito dell’operazione di burden sharing come previsto dalla direttiva europea BRRD, con un investimento da 5,4 miliardi di euro, lo Stato entra nel capitale di MPS, diventando primo azionista con il 68% del capitale sociale.

Dal 2023 al 2024 il governo ha poi ceduto la sua quota in Mps, prima del 25%, riducendo la partecipazione  dal 64% al 39%.  A febbraio 2024, MPS ha pagato il suo primo dividendo dal 2010, restituendo agli azionisti 315 milioni di euro.

Il 27 marzo 2024 il governo italiano ha poi ceduto un’ulteriore partecipazione del 12,5% in MPS, per un corrispettivo di circa 650 milioni di euro. Questa vendita riduce ulteriormente la partecipazione dell’Italia in MPS, riducendola al 26,7% dal 39,2%, per poi diluirla fino al 11% del capitale.

LE COLPE DEL PD NELLA CATTIVA GESTIONE

Come sottolinea però il Giornalequesto disastro e immane sperpero di denaro pubblico è tutto targato Pd dal momento che «le operazioni spericolate che hanno portato la banca senese, storicamente legata al Pci-Pds-Ds etc, sull’orlo del baratro hanno una precisa targa di partito, così come il salvataggio del 2017 che l’ha resa pubblica, così come l’ipotesi di vendita a Unicredit, che venne messa a punto durante l’ultimo governo Conte, con la benedizione del premier grillino e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, oggi candidato sindaco di Roma. Che all’epoca agevolò attivamente il passaggio di Pier Carlo Padoan, deputato eletto a Siena, alla tolda di comando di Unicredit». Il partito democratico che dai tempi di D’Alema e Fassino ( “abbiamo una banca) ha sempre avuto il pallino della finanza, che ora accusa il governo di ingerenze, per oltre vent’anni ha controllato tramite i suoi amministratori locali la storica banca senese.  il governo Draghi prima e quello Meloni dopo hanno provveduto a risanarlo dai disastri perpetrati da altri.

Stefano Scaramelli vicepresidente del consiglio regionale toscano, ed oggi candidato nella lista Giani Presidente – Casa Riformista, ha, infatti spiegato chiaramente la situazione, contestando chi a sinistra pensa ad ingerenze del governo: “Il Monte in questi ultimi anni si è progressivamente reso più ‘resistente’ alle ingerenze politiche che, in passato, ne avevano causato crisi e ridimensionamento. Da rappresentante istituzionale del territorio senese, quale vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, non posso che esprimere apprezzamento per l’operazione che consolida Mps a livello nazionale come player bancario e finanziario. Una banca, la più antica, in grado di essere autonoma e forte anche in un contesto internazionale in costante cambiamento. La forza e il coraggio mostrati negli anni in cui il suo salvataggio non era scontato stanno portando i frutti attesi. Con me, a crederci da sempre, il Presidente Giani”.

Insomma prima di partire lancia in resta ed attaccare un operazione, che anche il mercato ha largamente approvato e che crea le basi per un terzo polo bancario in Italia, la sinistra farebbe bene forse a farsi un sereno esame di coscienza

E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento