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Mosca stampa i passaporti, ma Ankara conquista i cuori: La “Silenziosa Invasione” turca della Russia
Mentre Mosca è distratta in Ucraina, la Turchia attua una “invasione silenziosa” nel cuore della Russia. Attraverso religione, economia e soft power, Ankara sta ridisegnando l’identità delle repubbliche musulmane russe, dal Tatarstan al Caucaso. Un’analisi di come Erdogan stia creando un “arco turco” sotto il naso di Putin.

Mentre l’attenzione del Cremlino è ossessivamente focalizzata sul fronte ucraino e sulle sanzioni occidentali, un’altra partita, ben più sottile e insidiosa, si sta giocando nelle retrovie della Federazione Russa. Non si tratta di carri armati o missili, ma di identità, religione e commercio. È una manovra avvolgente che potremmo definire “l‘invasione silenziosa” della Turchia.
Quando Ersin Tatar, il leader della Repubblica Turca di Cipro del Nord (riconosciuta solo da Ankara), è apparso nella foto di famiglia degli Stati Turchi lo scorso ottobre, Mosca ha preso appunti, ma forse non ha colto l’ironia della situazione. Quello stesso palcoscenico usato per legittimare un territorio occupato nel Mediterraneo, sta servendo come prova generale per ridisegnare l’identità delle regioni musulmane russe.
Il progetto del “Turkestan contiguo”
Gli strateghi di Ankara non ragionano in termini di confini amministrativi, ma di archi culturali. Esiste una visione, neanche troppo celata, che immagina un arco turco che si estende dall’Anatolia fino alla Siberia. Nel 2022, la narrazione turca ha identificato ben dieci regioni russe – tra cui Tatarstan, Baschiria e Ciuvascia – come “repubbliche turche” all’interno della Federazione, parti di un unico grande progetto.
Per la Russia, queste sono province amministrative. Per la Turchia, sono parenti da riabbracciare. Ankara non ha bisogno di ridisegnare le mappe geografiche; le basta rimodellare la mappa mentale delle popolazioni.
Il modello è quello già testato con successo in Azerbaigian: “due stati, una nazione”. Ora, questa formula viene implicitamente applicata all’interno della Russia. Non si cerca una secessione violenta, ma si creano degli “Azerbaigian senza sovranità”: repubbliche che rimangono formalmente nella Federazione, ma che culturalmente ed emotivamente orbitano attorno al Bosforo.
Kazan: Il cavallo di troia economico
Kazan, capitale del Tatarstan, è diventata il centro nevralgico di questa operazione. Il “KazanForum” non è solo una fiera, ma la principale piattaforma federale che collega la Russia ai paesi dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC).
Ecco come si manifesta l’influenza turca:
- Economia e Halal: Il forum attira delegazioni turche e del Golfo per firmare accordi economici e sulla certificazione halal.
- Diplomazia Diretta: Il leader tataro Rustam Minnikhanov incontra direttamente Erdogan per discutere di progetti congiunti, bypassando di fatto i filtri moscoviti.
- Istruzione: L’Università Federale di Kazan ospita studenti turchi e mantiene accordi con istituzioni turche, mentre l’Istituto Yunus Emre diffonde lingua e cultura.
La Diyanet e il Soft Power Religioso
Se l’economia apre le porte, la religione costruisce la casa. La Presidenza per gli Affari Religiosi della Turchia (Diyanet) è diventata un braccio geopolitico formidabile, con un budget che supera i 3 miliardi di dollari.
Mentre l’FSB russo è strutturato per combattere l’insurrezione armata e il terrorismo salafita (eredità di Beslan e della Cecenia), sembra completamente cieco di fronte a un’influenza religiosa istituzionalizzata e moderata.
Le autorità musulmane russe coltivano apertamente legami con Ankara. La narrazione diffusa dalla Diyanet è potente: l’Islam in Russia viene presentato come un’eredità turca interrotta dal dominio zarista e sovietico, ora pronta a rinascere grazie al supporto della Turchia.
Il Paradosso della Sicurezza Russa
| Mosca (Approccio Securitario) | Ankara (Approccio Identitario) |
| Combatte l’insurrezione armata | Costruisce identità culturale |
| Centralizza il potere amministrativo | Decentralizza le fedeltà emotive |
| Vede l’Islam come rischio sicurezza | Vede l’Islam come ponte diplomatico |
| Controlla i confini fisici | Controlla i flussi cognitivi |
La cecità strategica e il ruolo del Qatar
A complicare il quadro interviene il Qatar. Mentre Ankara costruisce l’identità turca, Doha finanzia l’infrastruttura della pietà religiosa. Senza prove di finanziamenti ufficiali diretti eccessivi, emerge una divisione del lavoro in Eurasia: Turchia e Qatar plasmano un ambiente in cui essere musulmani in Russia significa avere punti di riferimento esterni a Mosca.
L’intelligence russa, focalizzata sulla caccia alle spie occidentali o ai terroristi, non apre fascicoli sui programmi di borse di studio o sui forum d’affari. Eppure, è lì che si formano le élite di domani: governatori, rettori e muftì che guardano a Istanbul come alla loro capitale spirituale.
L’abbraccio Mortale tra Zar e Sultano
C’è un’ironia di fondo degna della migliore tragedia greca. Russia e Turchia sono legate da una dipendenza reciproca che nessuna delle due vuole ammettere:
- La Turchia ha comprato gli S-400 russi sfidando la NATO anche se poi non sembra integrarli nelle forze armate)
- La Russia costruisce la centrale nucleare di Akkuyu in Turchia.
- Eppure, i droni Bayraktar turchi colpiscono i soldati russi, e l’influenza turca erode la sovranità culturale russa dall’interno.
Mosca e l’Occidente, paradossalmente, temono lo stesso esito: una cintura sunnita, turca e mobilitabile che va dal Volga all’UE, allineata con Ankara. Il tabù non è l’ambizione turca, ma il fatto che la Russia l’abbia permessa per necessità economiche, e l’Occidente l’abbia ignorata per distrazione. Nel silenzio dei media mainstream, Ankara avanza.
Domande e risposte
Perché la Russia permette alla Turchia di espandere la sua influenza in regioni così delicate?
La Russia si trova in una posizione di debolezza strategica ed economica a causa delle sanzioni e della guerra in Ucraina. Ha disperatamente bisogno della Turchia come hub per il gas, per il commercio parallelo e come partner non ostile all’interno della NATO. Mosca tollera l’espansionismo culturale di Erdogan come “male minore” per garantire la sopravvivenza economica immediata, sottovalutando però l’impatto a lungo termine sulla coesione interna della Federazione.
In che modo la religione viene usata come arma geopolitica dalla Turchia?
Attraverso la Diyanet, l’organo statale per gli affari religiosi, la Turchia non esporta solo teologia, ma un modello di civiltà.4 Finanziando moschee, formando imam russi e offrendo borse di studio, Ankara crea una classe dirigente religiosa nelle repubbliche russe (come Tatarstan e Baschiria) che vede l’Islam attraverso una lente turca. Questo sposta la fedeltà spirituale e culturale da Mosca a Istanbul, creando un legame che supera i confini politici.
L’Occidente dovrebbe preoccuparsi di questa “invasione silenziosa”?
Sì, l’Occidente dovrebbe essere preoccupato quanto Mosca. Sebbene indebolire la Russia possa sembrare vantaggioso, la creazione di un blocco turco-islamico coeso che si estende dall’Europa centrale fino alla Siberia, guidato da un’Ankara sempre più autonoma e assertiva, rappresenta una nuova variabile imprevedibile. Questo “corridoio identitario” sfugge al controllo sia di Bruxelles che del Cremlino, ponendo le basi per futuri equilibri di potere che potrebbero non essere favorevoli agli interessi europei o atlantici.










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