Esteri
Mosca-Ankara: vera alleanza o presto in conflitto?
La guerra in Siria e Iraq l’attuale scenario principale di questa Terza Guerra Mondiale a pezzi, tende a complicarsi ogni giorno di più ed anche ai più fini analisti spesso sfuggono le dinamiche e le alleanze fluide tra i moltissimi soggetti presenti sul campo che proviamo ad elencare (Regime di Assad, Hezbollah, Russia, Turchia, ribelli sunniti filoturchi, ribelli sunniti filosauditi, ISIS, ribelli curdi siriani, ribelli curdi iracheni, governo iracheno, milizie sciite, Israele, USA ed alleati e questo è un elenco semplicistico confrontato alla reale differenziazione sul terreno). Proviamo a fare chiarezza su uno dei fattori più confusi in questa guerra: il rapporto tra Mosca e Ankara.
Come sappiamo entrambi i paesi sono attivi nel conflitto sia direttamente sia appoggiando con armi e rifornimenti i loro alleati locali, ovviamente hanno però obiettivi diversi. Per Mosca l’obiettivo principale è difendere il suo porto militare che gli garantisce un importante punto di appoggio nel Mediterraneo oltre quello di non far passare gas rivale sul suolo siriano; per la Turchia l’obiettivo è quello di ampliare la sua influenza sul paese, sfruttando l’anarchia attuale e inoltre evitare la costituzione di un Kurdistan indipendente ai propri confini sia in Siria che in Iraq (ma soprattutto in Siria), che una volta stabilizzata la situazione potrebbe diventare un pericoloso alleato dei curdi turchi già in parte in guerra con Ankara.
Se all’inizio del conflitto, Ankara e Mosca erano in forte rivalità, la prima schierata con forza contro il regime di Assad, la seconda in sua difesa, rivalità che ha portato i due paesi quasi al conflitto dopo l’abbattimento del caccia russo, ora, dopo il fallito golpe filo-NATO contro Erdogan, la situazione è cambiata radicalmente e i due autocrati sono tornati a riavvicinarsi (per inciso i due regimi, quello russo e quello turco, sono molto simili, cioè democrazie autoritarie con un forte potere personale del leader e basate su un certo conservatorismo non estremista, cioè quello ortodosso-sovietico di Putin e quello islamico-ottomano di Erdogan). In Siria i due paesi hanno obiettivi comuni ma anche punti di tensione. Tra gli obiettivi comuni c’è sicuramente quello di arginare i curdi filo-occidentali tra le divergenze c’è il futuro del paese dove Ankara appoggia i ribelli “moderati” filoturchi mentre Assad vorrebbe ovviamente riprendersi il paese.
Analizzando le seguenti mappe che mostrano le divisioni etniche e la situazione sul campo in Siria e Iraq, possiamo azzardare un paio di scenari:
Queste due mappe mostrano come l’area di penetrazione turca sia la più sicura area turcomanna ma da lì è facile prevedere un’espansione di tale zona filoturca verso le aree arabo-sunnite controllate da curdi e ISIS.
Questa mappa mostra invece come la Turchia potrebbe ergersi a difesa delle zone turcomanne e sunnite dell’Iraq, dall’invasione sciita. Le zone oggetto delle attenzioni turche sono sicuramente Mosul in primis ma anche le curde Arbil e Kirkuk.
Di conseguenza possiamo ipotizzare due scenari contrapposti tra loro:
1) ASSE MOSCA-ANKARA (patto Molotov-Ribbentrop reload): come sappiamo questo famigerato patto russo-tedesco portò alla spartizione della Polonia, ora invece potrebbe portare alla spartizione della Siria. In Siria, al di là delle speranze di Assad, Putin sa benissimo che il paese non tornerà mai più unito sotto il vecchio regime. Dopo una guerra così lacerante e considerando l’entità delle forze in campo, l’obiettivo è assolutamente irrealistico. Putin è un ottimo stratega e dovendo scegliere, anche sconfiggendo i ribelli estremisti, tra una Siria divisa con curdi filo-americani e sunniti filo-sauditi, probabilmente potrebbe pensare che forse è meglio spartirla con Ankara, che pur essendo tuttora un paese NATO è adesso in rottura con quest’ultima e potrebbe eliminare la presenza filoamericana in Siria, rappresentata dai curdi, cosa che il regime di Assad non potrebbe mai fare direttamente sia perché non ce la farebbe sia perché non sarebbe appoggiato dai russi per una questione di immagine. Invece la Turchia può, con la scusa che i curdi li attaccano e fanno attentati. Inoltre, ultimamente è chiaro che la Turchia abbia scelto con chiarezza i ribelli che sta appoggiando, prendendo le distanze dai ribelli jihadisti più vicini al Qatar e all’Arabia. A nostro avviso il patto tra Ankara e Mosca potrebbe portare la possibilità per i turchi di fare guerra ai curdi siriani e di creare una fascia cuscinetto filoturca ai propri confini se non addirittura di distruggere e conquistare totalmente il Kurdistan siriano e forse anche di spartirsi l’attuale grande territorio ribelle di Idlib, con il sud che verrebbe ripreso da Damasco e con il nord che viene conquistato da Ankara e dai ribelli moderati filoturchi a spese dei ribelli più estremisti filosauditi. Una volta eliminati questi due fronti la spartizione potrebbe poi spostarsi contro l’ISIS con i turchi che prenderebbero Raqqa e con Damasco che riprenderebbe Deir-Ezzor dove già mantiene una forte presenza militare. Quindi si profilerebbe essenzialmente una spartizione tra Siria del Nord filoturca con capitale Aleppo e Siria centrale e meridionale filorussa con capitale Damasco. Questo nel migliore dei casi, sempre se Arabia e company non intervengano direttamente per “proteggere” le zone sunnite attualmente sotto l’ISIS. In quel caso potrebbe profilarsi una tripartizione tra Siria filoturca, Siria filoaraba e Siria alawita filorussa. Ovviamente per ipotizzare un nord filoturco con sede ad Aleppo, è necessario che i ribelli riescano ad avere la meglio sulle forze governative che li stanno assediando. Il fatto che Putin abbia smesso di bombardarli potrebbe dare credito alle nostre ipotesi. Se le forze governative dovessero ripiegare, l’espansione turca e la spartizione del paese prenderebbe forma. In Iraq invece è molto probabile che la Turchia voglia prendersi Mosul con la scusa di difenderla dall’invasione sciita.
2) GUERRA : se invece ci fossimo sbagliati e in realtà il gioco di Erdogan non fosse accordato con Putin allora inevitabilmente o l’espansione del “sultano” si concentrerà esclusivamente contro ISIS e curdi o prima o poi lo scontro con il regime di Assad sarebbe inevitabile e in quel caso Mosca e Ankara potrebbero anche scontrarsi anche se i fatti più recenti sembrano allontanare questa ipotesi. Ulteriori elementi di destabilizzazione potrebbero essere eventuali interventi diretti di USA, Israele e company contro il regime di Assad. In quel caso Putin potrebbe o andare allo scontro portandoci nella Terza Guerra Mondiale oppure chiedere il supporto di Ankara e spartirsi il paese così da bloccare sul nascere le ambizioni israelo-arabo-americane, perché è chiaro che con la presenza massiccia di Mosca e Ankara sul territorio siriano, ogni azioni aggressiva di altri soggetti diverrebbe impossibile se non portando il mondo in una guerra mondiale.
3) ROTTURA TRA OCCIDENTE E TURCHIA: ipotizzando il primo scenario, soprattutto se il 4 Novembre dovesse vincere Hillary Clinton, non escludiamo un intervento deciso della NATO a difesa dei curdi e forse anche di una coalizione sunnita per difendere i territori sunniti attualmente in mano all’ISIS. Soprattutto la difesa del Kurdistan siriano potrebbe portare la tensione con Ankara alle stelle e considerando chi ha supportato il recente golpe contro Erdogan non è escluso un conflitto vero e proprio contro la Turchia, considerando anche l’aggressività della stessa contro il filo-occidentale Iraq.
by Fenrir
Fonte: HESCATON.COM
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