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Missione segreta dei SEAL in Corea del Nord: il clamoroso fiasco svelato dal New York Times

Mentre Trump dialogava con Kim Jong Un, una squadra del SEAL Team 6 si infiltrava in Corea del Nord. Una missione di spionaggio top secret si è trasformata in un massacro di pescatori civili disarmati. Un’operazione fallita, tenuta nascosta fino ad oggi, che getta un’ombra sulle forze speciali USA.

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Ieri il New York Times ha rivelato quello che potrebbe passare alla storia come uno dei più vergognosi  fiasco delle operazioni speciali statunitensi dopo il famoso flop di Eagle Claw del 1980, ma con molte meno giustificazioni: una storia decisamente incredibile che punterà ulteriormente i riflettori su Trump, e su come i militari USA abbiano il grilletto facile.

All’inizio del 2019, mentre il presidente Trump, durante il suo primo mandato, era impegnato in una diplomazia di alto profilo con Kim Jong Un, che includeva incontri amichevoli al confine della zona demilitarizzata e scambi di lettere, un’operazione altamente segreta della SEAL Team 6 della Marina degli Stati Uniti si è conclusa con il massacro di un gruppo di pescatori civili nordcoreani in circostanze misteriose.

Trump, in qualità di comandante in capo, aveva ordinato una missione ad alto rischio, utilizzando metodi low-tech, per inserire la squadra Seal sulla costa nordcoreana dove avrebbero installato un dispositivo di sorveglianza in grado di intercettare le comunicazioni più sensibili di Kim Jong Un. L’operazione sarebbe stata tenuta nascosta al Congresso e al pubblico, e persino ai funzionari governativi non autorizzati. Si tratta di una di quelle operazioni segrete del passato che non avrebbero mai dovuto venire alla luce, per cui se il NYT lo ha saputo è perché qualcuno ha fatto trapelare l’informazione in funzione anti-presidenziale

L’articolo del Times descrive lo scopo della missione come un probabile vantaggio per la Casa Bianca, dato che Trump cercava di coinvolgere Kim sul fronte nucleare, per raggiungere l’auspicata denuclearizzazione storica della penisola coreana. “L’obiettivo era quello di installare un dispositivo elettronico che consentisse agli Stati Uniti di intercettare le comunicazioni del leader nordcoreano Kim Jong-un, durante i colloqui nucleari ad alto livello con il presidente Trump”, si legge nell’articolo. Ma l’articolo sottolinea che l’obiettivo nascosto della sorveglianza poteva avere uno scopo più ampio.

“La missione aveva il potenziale per fornire agli Stati Uniti un flusso di informazioni preziose”, continua il NY Times. “Ma significava mettere i commando americani sul suolo nordcoreano, una mossa che, se scoperta, non solo avrebbe potuto affossare i negoziati, ma anche portare a una crisi con ostaggi o a un conflitto crescente con un nemico dotato di armi nucleari”.

In sostanza, si tratterebbe di un’invasione su piccola scala e di una violazione di uno dei paesi più militarizzati e paranoici della regione e del mondo. Va notato che sono proprio operazioni segrete come queste a dare ad autocrati come Kim Jong Un (o in precedenza Saddam, Gheddafi, Assad e gli iraniani) validi motivi per essere paranoici riguardo alle spie occidentali e agli agenti delle forze speciali.

USS Greenville con il Seal Delivery Vehicle – Wikipedia

Il rapporto descrive in dettaglio che, sotto la copertura della notte, la squadra Seal è sbarcata su una costa nordcoreana dopo aver nuotato in acque gelide con attrezzature non rintracciabili, operando completamente alla cieca e senza i tipici droni, aerei spia o sorveglianza aerea o mappatura in tempo reale. Anche le loro armi e i proiettili sono stati selezionati in modo da essere “irrintracciabili”, cioè non riconducibili ad armi americane.

A quanto pare c’era un precedente, anch’esso tenuto segreto per molto tempo: “Nel 2005, i SEAL hanno utilizzato un mini-sottomarino per sbarcare in Corea del Nord e andarsene senza essere notati, secondo persone che hanno familiarità con la missione”, rivela il NY Times. “L’operazione del 2005, condotta durante la presidenza di George W. Bush, non è mai stata resa pubblica prima d’ora”.

Ogni aspetto dell’infiltrazione del 2019 era ad altissimo rischio, continua il NYT:

Il piano prevedeva che la Marina Militare facesse entrare di nascosto un sottomarino a propulsione nucleare, lungo quasi due campi da calcio, nelle acque al largo della Corea del Nord e poi schierasse una piccola squadra di SEAL in due mini-sottomarini, ciascuno delle dimensioni di un’orca, che avrebbero navigato silenziosamente fino alla costa.

I mini-sottomarini erano sottomarini “bagnati”, il che significava che i SEAL avrebbero viaggiato immersi in acqua oceanica a 40 gradi per circa due ore per raggiungere la costa, utilizzando attrezzatura subacquea e tute riscaldate per sopravvivere.

Otto SEAL avrebbero nuotato fino all’obiettivo e piazzato il dispositivo, ma la missione ha cominciato a svelarsi drammaticamente quasi dal momento in cui sono emersi nel buio della notte.

Data la mancanza di informazioni in tempo reale e il blackout delle comunicazioni, gli analisti dell’intelligence avevano studiato e monitorato il punto di approdo previsto per mesi tramite satellite, per assicurarsi che nessun soldato nordcoreano o passante potesse individuare l’operazione. Però gli imprevisti esistono e si scoprì che c’era un peschereccio molto vicino alla zona obiettivo:

Ogni pochi metri, i SEAL facevano capolino dall’acqua nera per scrutare i dintorni. Tutto sembrava tranquillo.

Quello potrebbe essere stato un secondo errore. Nell’oscurità galleggiava una piccola imbarcazione. A bordo c’era un equipaggio di nordcoreani che era facile non notare perché i sensori degli occhiali per la visione notturna dei SEAL erano progettati in parte per rilevare il calore, e le mute indossate dai nordcoreani erano raffreddate dall’acqua salata

I SEAL raggiunsero la riva pensando di essere soli e iniziarono a togliersi l’attrezzatura da sub. L’obiettivo era a poche centinaia di metri di distanza.

Un seal team pronto all’azione

A quel punto, un gruppo di SEAL era riuscito a raggiungere la riva, mentre un altro era rimasto con i piccoli sottomarini subacquei. Pensando che il peschereccio avesse probabilmente individuato i sottomarini, che potevano essere stati scoperti a causa del movimento della scia o delle bolle in superficie e forse delle luci subacquee, un comandante dei SEAL sulla riva aprì il fuoco sulla barca.

“Mentre la squadra a terra osservava il nordcoreano in acqua, il SEAL più anziano a terra scelse una linea d’azione”, riporta il New York Times. “Senza dire una parola, puntò il fucile e sparò. Gli altri SEAL fecero istintivamente lo stesso”.

Dopo aver ispezionato il peschereccio colpito, tutto l’equipaggio era morto. Erano solo civili disarmati che pescavano molluschi. Ma per nascondere la loro presenza, i SEAL hanno perforato i polmoni dei cadaveri in modo che i corpi affondassero sul fondo dell’oceano.

Da quel momento, “i SEAL hanno nuotato fino ai mini-sottomarini e hanno inviato un segnale di soccorso”. Il rapporto aggiunge: “Ritenendo che i SEAL fossero in pericolo imminente di cattura, il grande sottomarino nucleare manovrò in acque poco profonde vicino alla costa, correndo un rischio significativo per recuperarli. Poi si diresse a tutta velocità verso il mare aperto”.

Con il senno di poi i SEAL hanno avuto il grilletto troppo facile. Avrebbero potuto bluffare, farsi passare per soldati nord coreani, o semplicemente ritirarsi e riprovare in un’altra occasione.

Il fatto che questo incidente altamente riservato sia stato divulgato alla stampa ora è di per sé significativo…

La squadra dei SEAL è tornata indenne e funzionari statunitensi hanno riferito al NY Times che in seguito i satelliti hanno osservato un’intensa attività militare nordcoreana proprio su quella stessa costa. Ovviamente le famiglie dei pescatori avranno lanciato l’allarme, non vedendo i propri congiunti tornare a casa, e le forze militari locali avranno fatto le proprie valutazioni.

Pyongyang non ha mai fatto accuse o dichiarazioni pubbliche che riconoscessero l’esistenza di un incidente mortale, e gli Stati Uniti non hanno ottenuto alcuna informazione da esso – poiché il dispositivo di ascolto non è mai stato installato – e apparentemente non c’è mai stata alcuna responsabilità. Però civili sono morti per niente, lasciando poi la traccia di un’operazione che ora torna come un fantasma a perseguitare gli autori. 

Pyongyang sta sicuramente prestando molta attenzione al rapporto pubblicato venerdì dal Times. Sicuramente esistono diverse di queste operazioni, e sono solitamente rese note solo se hanno avuto successo, ma in questo caso viene mostrato come la preparazione dei corpi speciali USA sia stata incompleta, non prevedendo eventuali invoncenienti, né un’osservazione in tempo reale. Quanti insuccessi sono accaduti negli ultimi anni ?

E tu cosa ne pensi?

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