Economia

Miracolo spagnolo: più sussidi di disoccupazione che disoccupati. Una strana verità sugli aiuti sociali

Incredibile paradosso statistico in Spagna, dove nove province registrano più beneficiari di aiuti che disoccupati ufficiali. Un successo del governo o un trucco contabile nato dall’ultima riforma del lavoro? Analizziamo cosa sta realmente accadendo.

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La Spagna pensa di essere talmente ricca da permettersi una stranezza che colpisce il mercatro del lavoro, presentando un paradosso che ha del miracoloso, almeno in apparenza. Lo scorso luglio, il tasso di copertura dell’assicurazione contro la disoccupazione ha raggiunto il livello record (escludendo il periodo pandemico) dell’82,4%, ma il dato più sbalorditivo è un altro: ben nove province hanno superato il 100% di copertura. In altre parole, in queste aree ci sono più persone che ricevono sussidi di disoccupazione rispetto ai disoccupati registrati che ne avrebbero diritto.

Un traguardo senza precedenti che il Ministero del Lavoro spagnolo celebra come un successo della sua ultima riforma, ma che nasconde una realtà ben più complessa, quasi un’illusione ottica contabile.

Il “Miracolo” in cifre: dove i sussidi battono la disoccupazione

Le cifre sono impressionanti e mostrano una situazione che, solo un anno fa, era limitata a tre sole province. A luglio, le aree dove si è verificato questo fenomeno sono:

  • Huelva (135%)
  • Almería (125,3%)
  • Isole Baleari (114,3%)
  • Jaén (114,3%)
  • Soria (107,5%)
  • Huesca (105,6%)
  • Teruel (105,2%)
  • Cáceres (102,5%)
  • Castellón (100,5%)

Come è possibile un simile scenario? La spiegazione ufficiale del governo parla di un sistema di protezione sociale più efficace. Tuttavia, lo stesso SEPE (il servizio pubblico per l’impiego spagnolo) fornisce la chiave di lettura in una nota a piè di pagina delle sue statistiche, indicando il vero responsabile: i contratti a tempo indeterminato discontinui (i cosiddetti fijos-discontinuos).

La spiegazione del paradosso: il “Trucco” del lavoro discontinuo

La formula per calcolare il tasso di copertura è semplice: si divide il totale dei beneficiari di sussidi per il numero di disoccupati registrati con precedente esperienza lavorativa. Il problema è che questa formula non è più adatta a descrivere la realtà del mercato del lavoro spagnolo post-riforma.

Il cuore del problema risiede proprio nei lavoratori a tempo indeterminato discontinui. Si tratta di lavoratori (spesso stagionali nel turismo o in agricoltura) che hanno un contratto a tempo indeterminato con un’azienda, ma lavorano solo per alcuni mesi all’anno. Durante i periodi di inattività, non vengono contati come disoccupati (perché tecnicamente hanno un contratto attivo), ma ricevono comunque un sussidio di disoccupazione.

Di conseguenza:

  • Il numeratore (beneficiari di sussidi) aumenta, includendo questi lavoratori inattivi.
  • Il denominatore (disoccupati registrati) rimane artificialmente basso, perché questi stessi lavoratori non figurano nelle liste di disoccupazione.

Questo squilibrio fa schizzare il tasso di copertura oltre il 100%, creando un “miracolo” che è puramente contabile. In realtà i disoccupati reali non sono quelli registrati, ma molti di più.

L’impatto della Riforma del Lavoro

Questa distorsione è figlia diretta della riforma del lavoro del 2021, che mirava a ridurre la precarietà limitando i contratti a tempo determinato. Per farlo, ha incentivato massicciamente l’uso del contratto a tempo indeterminato discontinuo, che non è altro che un contratto a tempo determinato mascherato, in cui lo stato si prende carico dei periodi di mancato lavoro.

L’effetto è stato esplosivo. Nelle Isole Baleari, un hub turistico dove questo contratto è diffusissimo, il tasso di copertura a gennaio 2025 ha raggiunto la cifra record del 360%.

Il risultato è un sistema sempre più opaco. Mentre il governo si vanta di un aumento della protezione sociale, la spesa per i sussidi cresce (+10,2%) nonostante un calo ufficiale della disoccupazione (-5,7%).

La recente riforma dei sussidi, con l’introduzione di nuovi aiuti compatibili con il lavoro, rischia di rendere le statistiche ancora più indecifrabili. Il Ministero del Lavoro, però, continua a presentare il dato della copertura come un fiore all’occhiello, ma intanto si carica il sistema del costo di moltissimi lavoratori stagionali. Fino a quando potrà andare avanti?

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