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Politica

Miei Prodi (di Roberto Giorgini)

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AVANTI MIE PRODI, METTETE I NEGRI IN AUTOSTRADA
Scorrevo sconsolato wikipedia, alla ricerca per cosi dire di uno spunto, un qualcosa che mi desse una chiava di lettura diversa per quanto riguarda Romano Prodi, ma nulla.
Cattedre a destra, incarichi a sinistra, collaborazioni di sotto, premi di sopra, che dire un uomo praticamente perfetto, eppure nel passato di quest’uomo ci sfugge più di un particolare.


Il fatto che ci ha presi in giro su tutto è assodato, ormai è di pubblico dominio la storiella del giorno in meno di lavoro e del giorno in più di guadagno, tiritera che mi ha sempre fatto rabbia.
Uomo giusto al posto giusto, ma non per noi italiani; altro elemento messo li a fare e disfare.
Bhè perché con le sue uscite e le sue stravaganze mi ha fatto sempre venire alla mente la frase de “Amici Miei” del Melandri guardando le gesta del Necchi che nasconde le feci del Sor Savino Capogreco: che cos’è il genio…perché non so voi, se non è un genio quest’uomo chi altro potrebbe esserlo?
Vi spiego meglio, andiamo con ordine.
Cominciamo con l’articolo sul Corriere della Sera del 19 Agosto 1977 sottoscritto dal mortadella: “In Italia Mancano i Negri”, dove affronta una dissertazione sul fatto che l’Italia non avendo, contrariamente a USA e Francia, una industria senza “Negri” in quanto destinati per loro natura a fare lavori meno graditi è una economia destinata a capitolare.
Ci troviamo davanti a una dichiarazione razzista fuori da ogni portata, e non solo nessuno nel PD si è mai indignato e mai si indignerà, ma si comprende tra le righe che è il primo passo verso la sostituzione etnica, almeno per quel concerne i c.d. lavori meno graditi.
Ci troviamo nel pieno degli anni di piombo a 7 mesi dal sequestro di Aldo Moro.
Certo mi direte che attinenza possa intercorrere tra le due cose, palesemente nulla, se non per il fatto che in mezzo agli ingranaggi troviamo sempre un giovane Prodi che si stava avvicinando al panorama politico italiano, compromettendolo definitivamente.
Purtroppo sappiamo tutti la drammatica vicenda del Prof. Aldo Moro che epilogo ebbe, ma anche in questa occasione il nostro Prodi si rese protagonista di una dichiarazione che non ha eguali nella storia della Repubblica Italiana.
Prodi rilasciò a posteriori, a omicidio dell’On. Moro avvenuto, delle dichiarazioni spontanee inerenti l’effettuazione di una sorta di seduta spiritica dove, assieme ad altre due città del viterbese, spuntò quella di Gradoli.
C’erano più persone durante quella seduta, e tutti dichiararono che il piattino si mosse da solo, compose la scritta “GRADOLI” mentre fuori pioveva.
Appare pacifico pensare che uno dei membri della seduta sapesse qualcosa, uno stordito generico medio come il sottoscritto a distanza di 40 anni e dopo quello che è accaduto non può non pensare che qualcuno non sapesse.
Via Gradoli, amena strada sulla Cassia all’interno del GRA, cosi maledetta che neanche Google Street View conosce, però lo spirito guida di Prodi era preparatissimo e non solo lui, ad oggi c’è un grappolo di telecamere prima di entrare nella strada che sembra un fortino militare.
In questa via, per essere chiari, dall’esame delle carte del processo, ha soggiornato il prof. Moro durante la sua prigionia.
A distanza di 40 anni ci ritroviamo con un manipolo di ex brigatisti fuori dalle carceri, che si fotografano con personaggi più o meno noti dello spettacolo,…e poi ci si indigna con Salvini per un Selfie in chiesa; intanto il mistero rimane.
Però qualcuno conosceva via Gradoli ma Google ad oggi ancora non lo sa.
Faccio fatica a visualizzare lo sguardo attonito del magistrato a cui Prodi ha rivelato il risultato della seduta spiritica, fossi stato io credo che avrei pensato seriamente a effettuare un TSO urgente, invece ci troviamo ad oggi con la storiella dei Negretti e di via Gradoli.
Al giovane e rampante Romano sembra che la bravura (o fortuna) proprio non manchi, comincia a ricoprire importanti incarichi istituzionali fino a divenire Premier.
Ma prima di tutto nel 1999 con l’incarico di presidente dell’IRI ha il compito di privatizzare autostrade.
In una sua intervista, neanche con tanta convinzione dice di aver lottato contro i poteri forti, di aver tolto dalle mani le Autostrade da sicuri poteri che avrebbero concentrato la propria forza e avrebbero generato un mostro.
Il risultato, oggi 21 agosto, lo abbiamo tutti davanti agli occhi, abbiamo dato in concessione le nostre autostrade con l’ideale intento di portare delle migliorie, ci avevano detto che privatizzare portava efficienza e progresso invece ci accorgiamo che le autostrade sono ridotte male male; e da qui una psicosi dilagante, in Italia stiamo chiudendo tutto ciò che sia ponte o viadotto persino i ponticelli delle passeggiate alpine sono interdetti.
Il mio professore di italiano delle superiori, comunista convinto, era estasiato dall’operato di Prodi tanto che lo considerava uno statista.
Analizzando a posteriori il suo operato è innegabile che nel corso degli anni ha ricevuto ordini e direttive ben specifiche da una non ben nota regia oscura, perché se prima lo consideravo, scherzosamente un genio, ora i tratti del disfattista emergono: 1) svendita dell’Italia con l’Euro, 2) richiesta di negretti, 3) dichiarazioni inquietanti nel caso Moro (nel 2008 si rifiutò di rispondere a una commissione di inchiesta parlamentare) 4) svendita delle autostrade.
Quattro punti nevralgici della nostra vita Repubblicana che ci hanno segnato in modo indelebile, punti cardine che per forza di cose non si può più trattare come il famigerato cambio dell’Euro.
Analizzando oggettivamente questi avvenimenti non si può sottacere una responsabilità diretta dell’operato di quest’Uomo, la cosa che mi irrita di più è come una certa compagine politica, non riuscendo più a indirizzare la verità, distorce quello che normalmente avviene; allora si inventano gli “Ha Stato Putin”, i Twitt messicani la piattaforma grillina, la claque in chiesa, etc.
Senza pudore e vergogna per quello che è stato provocato da un membro della loro greppia, vanno avanti con i loro ideali antidemocratici (ne vedremo delle belle alle elezioni europee in primavera); tutto ciò è semplicemente disgustoso.


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