Attualità
Meta / Facebook: la crisi di un modello diventato politica
Mezzo mondo parla, giustamente, del crollo del titolo Facebook. Il valore del titolo si è ridotto del 21% praticamente nel corso di una sola seduta, anzi di poche decine di minuti dopo che sono stati rivelati i risultati del colosso dei social.
I motivi del crollo sono molteplici, ma come premessa ricordiamo che i valori di borsa sono, in gran parte, basati sulle prospettive di sviluppo e di creazioni degli utili in futuro. La borsa, quando funziona bene, è una specie di macchina del tempo che rende attuali i profitti o gli aumenti di valore delle azioni futuri. Questo spiega perché azioni come quelle di Amazon, nei primi anni dopo la sua nascita, avessero dei valori relativamente elevati pur non realizzando utili.
La crisi del valore di Facebook ha diverse cause, alcune ovvie. Iniziamo:
- Nel quarto trimestre, Facebook ha avuto 1,929 miliardi di utenti attivi giornalieri rispetto a 1,93 miliardi nel trimestre precedente. Ormai il modello di business non attrae più in Nord America e Europa e ha perfino esaurito la propria spinta nel resto del mondo. Meta ha avvertito: “Qualsiasi futuro calo delle dimensioni della nostra base di utenti attivi potrebbe influire negativamente sulla nostra capacità di fornire impressioni pubblicitarie e, a sua volta, sulla nostra performance finanziaria”. Più chiaro di così… Tutto questo ha cancellato le poche, e limitate, notizie positive: le app dell’azienda, Instagram, WhatsApp e Messenger, hanno continuato ad aggiungere utenti, anche se modestamente. E il numero di utenti che accedono ogni mese a Facebook ha continuato a crescere. Però il modello è maturo, non cresce, per cui non ci sono più crescite di utili futuri da capitalizzare nel valore attuale del titolo. quindi il suo valore cade
- Il fatto che Facebook non cresca più in Europa e Nord America è legato a due fattori. prima di tutto esistono dei limiti fisici alla possibilità di crescita di un social network, legato proprio a fattori demografici. Quindi le polemiche fortissime sul funzionamento del social network che è attaccato da due lati: da un lato ha preso delle posizioni politiche forti e censorie, con una marea di ban e il divieto di parlare di certi temi, covid in testa. Dall’altro è attaccato per il fatto di aver tollerato capamgne d’odio, soprattutto fuori dall’Europa, come è successo con le persecuzioni dei Rohingya in Birmania, che han perfino fatto causa al social media per essersi prestato a creare una campagna d’io nei suoi confronti. Quindi Facebook censura troppo, o non censura abbastanza. Comunque non va bene.
- Apple ha introdotto l’aggiornamento “Trasparenza del monitoraggio delle app” il mese scorso. Ciò ha permesso di scegliere se consentire ad app come Facebook di tracciare le sue attività online. Molti utenti hanno disabilitato il tracking, Facebook ha meno dati, e meno dati significa meno pubblicità mirate e quindi meno utili. Gli inserzionisti preferiscono altre piattaforme, come Google.
- TikTok, sostenuto dalla Cina, ha raggiunto in breve tempo oltre 1 miliardo di utenti. Meta ha provato a clonarlo con Instagram Reels. Zuckerberg ha affermato in una dichiarazione che Reels è attualmente lo strumento di coinvolgimento numero uno, ma comunque non ha il successo di TikTok.
- La realtà virtuale non è una novità e non sembra abbia quel successo sperato.
La crisi di Facebook è quindi proprio del suo modello di business, peggiorata da un atteggiamento politicamente illiberale, e, nello stesso tempo, non sufficientemente censorio. Sarà interessante vedere come Zuckerberg pensa di uscire da questo blocco. non sarà per nulla facile.
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