Europa
Merkel riscrive la storia: “Colpa di Polonia e Baltici se Putin ha invaso l’Ucraina”
L’ex Cancelliera tedesca riscrive la storia: “L’invasione dell’Ucraina? Colpa di Polonia e Baltici”. Una clamorosa accusa che cerca di difendere il suo operato, ma che si scontra con la dura realtà dei fatti.
Sembra che la pensione porti a una certa libertà di parola, o forse a una revisione storica un po’ troppo creativa. L’ex Cancelliera tedesca Angela Merkel, in una recente intervista con il media ungherese Partizan, ha deciso di offrire la sua personalissima interpretazione delle cause che hanno portato all’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022. E, a sorpresa, il colpevole non sarebbe solo a Mosca.
Secondo la “Cancelliera di ferro”, la responsabilità ricadrebbe su Polonia e Stati Baltici. Il motivo? Aver sabotato i suoi tentativi diplomatici con Vladimir Putin nel 2021, pochi mesi prima dell’inizio del conflitto.
La tesi di Merkel: un capolavoro di diplomazia incompreso?
Nella sua ricostruzione, Merkel difende a spada tratta gli Accordi di Minsk, firmati nel 2014 e 2015 per cercare di porre fine ai combattimenti nel Donbass. A suo dire, questi accordi avrebbero garantito un periodo di “calma” tra il 2015 e il 2021, un tempo prezioso che avrebbe permesso all’Ucraina di “raccogliere le forze” e “diventare un paese diverso”.
Il punto di rottura, secondo l’ex Cancelliera, sarebbe arrivato nel 2021.
- Percezione del fallimento: Merkel ammette di aver “sentito che Putin non prendeva più sul serio l’Accordo di Minsk”.
- La proposta: Per questo motivo, propose un nuovo formato di dialogo diretto tra l’Unione Europea e Putin stesso.
- L’opposizione: “Alcune persone non hanno sostenuto questa idea. Si trattava principalmente degli Stati Baltici, ma anche la Polonia era contraria”, ha dichiarato, aggiungendo che queste nazioni temevano che l’UE non avrebbe mantenuto una politica comune e dura verso la Russia.
Con un tocco di amarezza, conclude: “In ogni caso, non se ne fece nulla. Poi ho lasciato l’incarico, e poi è iniziata l’aggressione di Putin”. Una sequenza temporale che, nella sua narrazione, suona quasi come un rapporto di causa-effetto. Terminata la sua presenza hanno prevalso i “Falchi” est europei e di Bruxelles, facendo saltare tutto.
Un piccolo dettaglio: la realtà sul campo e atteggiamento succube della Merkel
Con queste parole la Merkel dipende la propria politica, che ha legato mani e piedi l’Europa al gas russo, avendone un vantaggio a breve termine, ma anche dando la sensazione di un continente che, alla fine, avrebbe accettato le mosse di Putin. Se la concelliera avesse fatto sentire maggiormente una posizione chiara da parte dell’Europa magari Putin ci avrebbe pensato un poco di più.
Del resto lei ha fatto in modo che il conflitto, sempre latente sotto le ceneri, venisse ignorato, non risolto. Infatti l’accordo di Misk ha visto:
- Violazioni costanti: Il primo accordo di Minsk (settembre 2014) fu violato quasi subito, con pesanti combattimenti che ripresero già nel gennaio 2015.
- Minsk II, stesso destino: Anche il secondo accordo (febbraio 2015) non riuscì a fermare le ostilità.
- Un bilancio di sangue: Tra il 2015 e il 2021, il periodo della presunta “calma” merkeliana, le forze russe e i loro proxy hanno ucciso o ferito oltre 5.000 soldati ucraini.
Parlare di “calma” di fronte a questi numeri sembra, quantomeno, una semplificazione ardita. La verità è che gli Accordi di Minsk non hanno mai veramente fermato la guerra a bassa intensità, ma l’hanno semplicemente congelata in una forma diversa, logorante e mortale. Le parti che lo hanno firmato, tutte, non erano sincere sulle proprie finalità, e alla fine è saltato tutto.
Queste dichiarazioni, che arrivano mentre il conflitto continua a seminare morte e distruzione da tutte le parti, dopo essersi incancrenito per tre anni, con gli europei incapaci di vedere una soluzione che non sia bruciare capitali e sistema produttivo sull’altare del confronto con Mosca. Forse solo gli USA saranno in grado di arrivare ad una soluzione definitiva. La Merkel cerca di lavare la propria figura storica dagli errori che, comunque hanno segnato la sua carriera politica, ma le sue parole sicuramente accenderanno una profonda discussione a livello europeo.
Domande e Risposte per il Lettore
1) Perché Angela Merkel accusa proprio Polonia e Stati Baltici? Secondo la sua versione, nel 2021, quando si rese conto che gli Accordi di Minsk non erano più efficaci, propose un nuovo formato di dialogo diretto tra l’UE e Vladimir Putin. Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia si opposero fermamente. Temevano che un’iniziativa del genere avrebbe minato l’unità europea e sarebbe stata interpretata da Mosca come un segno di debolezza. Merkel suggerisce che questo blocco diplomatico abbia lasciato a Putin campo libero per l’aggressione, avvenuta pochi mesi dopo la fine del suo mandato.
2) Gli Accordi di Minsk sono stati davvero un successo come dice Merkel? La visione di Merkel è molto contestata. Lei sostiene che abbiano dato all’Ucraina sette anni di tempo per rafforzarsi militarmente ed economicamente. Tuttavia, i critici sottolineano che gli accordi non hanno mai fermato la violenza. Il cessate il fuoco è stato violato costantemente e, nel periodo che Merkel definisce “di calma” (2015-2021), il conflitto a bassa intensità nel Donbass ha causato migliaia di vittime militari ucraine. Quindi, se da un lato hanno evitato una guerra su larga scala per alcuni anni, dall’altro non hanno mai portato a una vera pace.
3) Qual è l’implicazione di queste dichiarazioni oggi? Le parole di Merkel servono principalmente a difendere la sua eredità politica, spesso criticata per essere stata troppo accomodante con la Russia e per aver aumentato la dipendenza energetica della Germania da Mosca. Scaricando la colpa sugli alleati dell’Est Europa, cerca di presentare le sue scelte come le uniche ragionevoli all’epoca, fallite solo per l’ostruzionismo altrui. Queste affermazioni, tuttavia, rischiano di creare ulteriori divisioni in Europa e di fornire involontariamente argomenti alla propaganda russa, che da sempre accusa l’Occidente di non aver voluto dialogare.
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