Analisi e studiEconomia
Mercato del Lavoro a Ottobre 2025: Un Ottimismo Cauto tra Numeri e Realtà
Lavoro Italia Ottobre 2025: Occupati in crescita (+75mila), disoccupazione giovanile sotto il 20%. Tutti i dati ISTAT e le sfide aperte.

L’ISTAT ci informa che a ottobre 2025, rispetto al mese precedente, il numero di occupati ha fatto un balzo in avanti: un +0,3%, che tradotto in persone fa la ragguardevole cifra di 75mila nuove unità. Un incremento che, per la gioia di chi ama l’equilibrio di genere (o almeno ci prova), coinvolge sia uomini che donne, sia dipendenti che autonomi. Sembra quasi che tutti abbiano trovato il loro angolo di paradiso lavorativo, eccezion fatta per la fascia 25-34 anni, dove si registra una leggera flessione. Curiosa questa caratteristica comunque.
Il tasso di occupazione, in questo quadro ottimistico, sale al 62,7% (+0,1 punti percentuali). Una buona notizia, seppur con la cautela del buon padre di famiglia che non si entusiasma troppo presto. In totale gli occupati sono 24.210.000.
Disoccupazione: il “Meno Male” che fa bene
Sul fronte della disoccupazione, le notizie sono ancora più confortanti. Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce del 3,7%, ovvero 59mila unità in meno. Un calo che attraversa tutti i generi e tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione scende al 6,0% (-0,2 punti), e quello giovanile, un eterno sorvegliato speciale, al 19,8% (-1,9 punti).

Disoccupazione – grafico Tradingeconomics
Certo, quasi un quinto dei giovani ancora senza lavoro non è un trionfo, ma un 1,9% in meno è pur sempre un sospiro di sollievo. Gli inattivi, ovvero coloro che non cercano e non lavorano, mostrano una stabilità quasi zen al 33,2%.
Il confronto trimestrale: stabilità, la parola d’ordine
Se allarghiamo lo sguardo al trimestre agosto-ottobre 2025 rispetto al precedente (maggio-luglio), si denota una sostanziale stabilità nel numero di occupati. La disoccupazione continua a scendere (-4,4%), mentre gli inattivi aumentano leggermente (+0,5%). Insomma, una sorta di “gioco delle tre carte” in cui i protagonisti si muovono lentamente ma con una certa coerenza.
Il confronto annuale: la lunga marcia del lavoro
Nel confronto con ottobre 2024, il quadro è ancora più interessante. Gli occupati aumentano dello 0,9%, pari a ben 224mila unità in più. Un aumento che si concentra su uomini, donne e, curiosamente, sugli over 50. Sembra che l’esperienza, a un certo punto, torni a essere un valore. Il tasso di occupazione cresce di 0,4 punti percentuali in un anno.
Parallelamente, diminuiscono sia i disoccupati (-2,2%) sia gli inattivi (-1,4%). Un segnale che, nonostante le incertezze globali, il mercato del lavoro italiano mostra una certa resilienza.
Il commento del “Geometra” economico
Con 24 milioni e 208mila occupati, ottobre 2025 registra una crescita robusta rispetto al mese precedente. L’aumento è trainato sia dai dipendenti (permanenti e a termine) sia dagli autonomi. In particolare, è il fronte dei dipendenti permanenti (+288mila in un anno) e degli autonomi (+123mila) a dare linfa vitale, mentre i dipendenti a termine registrano un calo (-188mila). Una tendenza, quest’ultima, che meriterebbe un’analisi più approfondita: si sta forse andando verso una maggiore stabilità occupazionale o è solo un riassestamento temporaneo?
In sintesi, i tassi di ottobre 2025 ci raccontano di un tasso di occupazione in salita al 62,7%, un tasso di disoccupazione in discesa al 6,0% e un tasso di inattività stabile al 33,2%. Un quadro che, pur con le dovute riserve, dipinge un’Italia che, lentamente, trova la sua strada nel labirinto del lavoro. Una crescita comunque fragile e che deve essere confermata e rafforzata.
Domande e Risposte
1. Il calo dei disoccupati giovanili indica una vera ripresa o è un dato da interpretare con cautela?
Il calo del tasso di disoccupazione giovanile al 19,8% è certamente un segnale positivo e incoraggiante. Tuttavia, è fondamentale interpretare questo dato con cautela. Potrebbe essere influenzato da diversi fattori, come un aumento delle opportunità di formazione o stage che non rientrano immediatamente nelle statistiche di occupazione piena, oppure da un parziale scoraggiamento che porta alcuni giovani a non cercare attivamente lavoro e quindi a uscire dalla forza lavoro attiva, rientrando tra gli inattivi. È necessario monitorare la qualità dell’occupazione giovanile e la sua stabilità nel tempo per avere un quadro completo.
2. L’aumento degli occupati over 50 è un segnale di vitalità del mercato o di difficoltà per le generazioni più giovani?
L’aumento degli occupati over 50, a fronte di una diminuzione nelle altre classi d’età (esclusi i 25-34enni in calo), può avere diverse letture. Da un lato, riflette una maggiore longevità professionale e una tendenza a rimanere attivi più a lungo, forse anche per necessità economiche o per scelte personali. Dall’altro, potrebbe indicare una minore fluidità del mercato del lavoro per i giovani e i “middle-age”, che faticano a inserirsi o a mantenere posizioni stabili. È un fenomeno complesso che evidenzia sia la resilienza della forza lavoro anziana sia le sfide che le nuove generazioni affrontano nel trovare un posto stabile nel mondo del lavoro.
3. Perché il calo dei dipendenti a termine (-188mila) dovrebbe essere analizzato più approfonditamente?
Il calo dei dipendenti a termine, pur accompagnato da un aumento dei dipendenti permanenti e degli autonomi, è un dato che merita attenzione. Potrebbe indicare un passaggio verso una maggiore stabilizzazione del lavoro, con conversioni di contratti a termine in permanenti, il che sarebbe un segnale estremamente positivo. Tuttavia, potrebbe anche significare una diminuzione delle opportunità di lavoro temporaneo, che spesso rappresenta un trampolino di lancio per i giovani o per chi cerca di rientrare nel mercato. Un’analisi più approfondita dovrebbe indagare le cause di questo calo e le sue implicazioni sulla flessibilità e l’accessibilità del mercato del lavoro.








You must be logged in to post a comment Login