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Mélenchon: Bisogna rivedere le regole del debito

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Il deputato francese Mélenchon (partito La France Insoumise), il 13 novembre 2017 al Parlamento francese, chiede il rinvio della bozza della finanziaria in commissione perché accusa il governo di seguire pedissequamente le istruzioni della Commissione europea, rilasciate ogni anno dopo il famoso semestre europeo, come a tutti gli altri paesi europei.

E in particolare perché ritiene che i due presupposti ideologici che inquadrano la legge di bilancio siano errati. E continua:
“Questa finanziaria è la traduzione, come ogni anno, della tabella di marcia della Commissione europea rilasciata alla fine del semestre europeo. Tutti i governi francesi recentemente non hanno fatto altro che seguire questa tabella di marcia, più o meno bene, ma lo hanno fatto. Ad esempio, la riforma amministrativa del presidente Hollande non rispondeva ad alcuna necessità ma è stata fatta perché lo chiedeva l’Europa; e poi ha riformato la sua stessa riforma, che non era entrata in vigore, quella delle Regioni; la stessa cosa dicasi per le “riforme” del nostro Codice del Lavoro che l’UE ci reclama continuamente. Ad ogni semestre europeo la Commissione europea ci chiede di “fluidificare” e rendere “flessibili” i contratti di lavoro, e Lei ha cominciato con questo punto.

La mia critica di fondo di questa legge è che non fa altro che risultare dal pensiero della Commissione europea e i suoi pregiudizi ideologici.
Innanzitutto l’assurdità della regola del 3% che si applica sempre e comunque, in qualsiasi contesto, e che ci mette nell’impossibilità di adottare misure anticicliche, mentre per decenni la Francia è sempre stata caratterizzata nella sua organizzazione da un’economia anticiclica, mentre adesso è impossibile. Possiamo far finta di essere seri ma è una barzelletta: il limite del deficit è stato fissato al 3% perché i tedeschi avevano proposto il 5% quindi un ispettore generale delle finanze francese, il Sig. Abeille che lo racconta, ha deciso il 3%, un uomo in un ufficio a cui hanno detto che 5 era troppo, 1 è ridicolo, ma 3 sembrava “serio”. Ma non lo è.
E infatti basta esaminare il bilancio del paese dove questo rimedio da cavallo è stato applicato contro ogni buonsenso: la Grecia. Nel 2010, aveva un debito del 146% sul PIL e 6 anni dopo, cioè dopo che il PIL è crollato del 25%, gli stipendi sono crollati del 25%, le pensioni del 20%, la disoccupazione è salita al 22,5% e dopo che 400.000 persone sono dovute emigrate, il debito è salito al 186% del PIL, 20 punti in più, non è stato risolto niente!!!

Che cosa aspettate a rimettere in scuderia dei cavalli che non fanno altro che peggiorare il debito?
E se guardiamo da più vicino, saremo sorpresi di sapere che la Grecia registra ogni anno il 2.9% di avanzo primario – in Francia ne siamo ben lontani! – e ciò significa che ci vorranno 50 anni per rimborsare il debito pubblico attuale! La Commissione europea sta dicendo ai giovani greci e a tutta la popolazione attiva in Grecia che l’unico scopo politico, l’unico piano, dei prossimi 50 anni, è quello di rimborsare il debito!!!
E tutto questo sulla base di calcoli di cui mi permetto di rimettere in discussione la natura e l’esistenza stessa. Che cosa significa paragonare il livello del debito alla produzione annua di ricchezza? Quale dato obiettivo descrive? Forse che noi privati vediamo la valutazione del nostro debito rispetto al nostro reddito annuo?

Ma no, saremmo tutti morti! Non nel debito privato!! Non mi interrompa! E se vuole interrompere allora autorizzo gli altri a farlo.
E’ assurdo! Se invece rapportiamo il debito della Francia alla durata media dei titoli di stato, 7 anni e 31 giorni, la percentuale di indebitamento totale della Francia diventa del 12% sul PIL cioè niente tale da giustificare i sacrifici e le distruzioni a cui siamo destinati.

Il principio intellettuale della regola d’oro dell’economia pensata dalla Commissione europea è un’assurdità che non ci permette di affrontare gli avvenimenti a venire.
Il secondo presupposto di questa legge è la teoria – che il Ministro ha negato, mi ricordo bene – del trickle-down, che conosciamo tutti, cioè che accumulando in alto, arrivano le briciole in basso. Il ministro ha detto no, nient’affatto, invece noi sappiamo che se diamo 10 miliardi, senza prelevarli dalle tasse, saranno investiti in lavoro, che produrranno una maggiore fiscalità, e il mondo migliore a cui aspira il Sig. Bruno Le Maire, ma questa teoria si scontra su un punto chiarissimo: non è assolutamente provato che i soldi dati in più al capitale vanno poi in lavoro e investimenti. Non esiste alcuna prova.

Lei Sig. Ministro ride, ma io sono serio. Nessuno critica questo punto della dottrina economica, ma Lei mi ha detto che i soldi andranno alla produzione per semplice “buon senso”, mi scuso ma è scritto a verbale, sebbene di questo buon senso non vi sia traccia in nessun posto, neanche adesso, nessun buon senso!
Anzi, dopo la quasi approvazione della finanziaria, gli investitori in Francia, oggi stesso secondo il giornale L’Opinion, alla fine della settimana scorsa, hanno deciso di rallentare gli investimenti per il 2017 e di non investire affatto nel 2018 perché ritengono che la capacità produttiva e gli strumenti produttivi siano saturi. Significa che non si aspettano assolutamente di restituire i 10 miliardi. Ma questa è la teoria del mercato, del vecchio capitalismo, che i fondi vanno laddove sono necessari e al buon momento; è il capitalismo che abbiamo conosciuto nei decenni del secolo scorso ma non esiste più, oggi siamo nel capitalismo finanziario, c’è una sproporzionata accumulazione nella bolla finanziaria, senza alcun rapporto con la produzione reale.

Ne vediamo uno sviluppo folgorante dal 1971, da quando il presidente Nixon ha deciso che il dollaro non sarebbe più convertibile in oro. Ogni giorno gli USA hanno cominciato a stampare dollari senza limiti, visto che la loro moneta fungeva da valuta per i commerci internazionali: sono passati da 20 miliardi di dollari al giorno, a 5.000 miliardi di dollari al giorno, nel 2016 – sono le cifre che ho – vale a dire 115 volte quotidianamente l’importo del commercio annuo mondiale! Se non è la prova questa di una sfera finanziaria completamente distaccata dall’economia produttiva, nient’altro potrà provarlo!

La bolla borsistica che ne è seguita, un’accumulazione di ricchezza ingiustificata, è passata da 1.400 miliardi di scambi al giorno nel 1975, poco dopo la decisione di Nixon, a 65.000 miliardi nel 2017, un livello superiore al picco massimo della capitalizzazione borsistica durante la crisi del 2008, che fu una situazione molto critica, la crisi più grave dal ‘29, secondo le dichiarazioni degli stessi esponenti politici, dell’ex presidente Sarkozy e del presidente statunitense dell’epoca! Ebbene ora siamo in una situazione peggiore: cosa risaputa e descritta da tutti i media specializzati!
E sarebbe questo il momento di andare ad ingrossare, con i secchielli, l’oceano di questa moneta fittizia?
Se il valore in borsa è stato moltiplicato di 45 volte, contemporaneamente la produzione reale aumentava di 3,5 volte. Un oceano di carta pende sulle nostre teste, una bolla finanziaria gigantesca soffoca l’economia reale, ed è questa bolla che detta il ritmo, non la produzione reale! E’ un rischio estremo e non bisogna certamente alimentarlo!

Ma gli investitori non si accingono a investire i soldi che gli diamo, anzi hanno fatto il contrario ed è comprensibile, non è un complotto, perché è più facile accumulare con gli investimenti nella bolla finanziaria che non nell’economia reale: ed è la ragione per cui le aziende del CAC40 distribuivano il 33% degli utili agli azionisti, nel 2000, oggi distribuiscono il 57% degli utili. Significa che si pagano le persone per trovare i migliori investimenti, sappiamo dai Paradise Papers, adesso, come utilizzano questi fondi.
Quindi se gli investitori non vogliono farlo, se i ricchi scelgono sempre i dividendi, se la bolla finanziaria ci minaccia, allora dobbiamo vedere se ci sono teorie o pratiche economiche che diano il risultato contrario. Ebbene, vi stupirà ma la risposta l’ha data la BCE che ha detto inizialmente che avrebbe dato 400 miliardi alle banche solo in cambio dell’erogazione di titoli di prestiti fondiari. Risultato: niente.

Hanno preferito non prendere niente – o appena 60 miliardi – piuttosto che investire nell’economia reale, che era la seconda condizione posta dalla BCE. Juncker ha proposto 300 miliardi di piani di rilancio ma non è stata accettata. Il presidente della BCE è arrivato fino a dire che tutto sarebbe stato buono pur di rilanciare la macchina economica, ivi compreso gettare sacchi di moneta dall’elicottero, per costringere la gente a spendere i soldi immediatamente, non me lo sono inventato io, lo ha detto in una conferenza stampa, non senza umorismo, in risposta alla domanda di un giornalista che chiedeva quale fosse il limite di ciò che sarebbe stato disposto a fare per rilanciare l’economia, ha risposto che avrebbe accettato anche questa ipotesi.
Allora Draghi ha capito un giorno che se le banche non distribuivano nell’economia reale, non doveva porre condizioni, e ha detto “vi do i soldi senza condizioni, in cambio di niente”, 80 miliardi di euro al mese, e dopo 4/5 mesi la produttività – in piena depressione economica nell’eurozona – grazie al trickle-down, è aumentata del 2%, dopo l’iniezione di oltre 2000 miliardi gratuitamente, nell’economia europea, pari a un anno di produzione francese totale, e la macchina economica è ripartita. Questa è la prova che basta iniettare i soldi nell’economia reale per far ripartire la macchina, con ripresa del lavoro, la fiscalità e il resto!

La questione è urgentissima. Si parla sempre di debito pubblico, mentre si dimentica il debito privato che in Francia è superiore al debito pubblico, in totale i francesi non devono 2200 miliardi, come si dice usualmente, devono almeno altrettanto in debiti privati: in totale devono 4500 miliardi tra debito pubblico e debito privato. L’unica soluzione per curare il debito privato, soprattutto in condizioni di bolla finanziaria, è di rilanciare l’economia reale, per consentire ai debitori di non diventare morosi, che è la causa principale dello scoppio delle bolle. Questa è la prima osservazione che voglio fare a questa finanziaria, in materia di ipotesi economiche, che è ben lungi dal prendere in considerazione.

E’ chiaro che la questione del debito si pone a tutta l’Europa. Ed entro in quanto penso che sia indispensabile fare. Se non facciamo niente, se non la smettiamo con l’assurda regola di Maastricht, che non tiene conto dei cicli economici, che cosa succederà? Ci saranno tensioni crescenti ovunque nelle nazioni perché lo Stato indietreggia e anche i servizi pubblici, svuotando il senso stesso dell’esistenza della nazione, che non può essere altro che una comunità di solidarietà. Dobbiamo risolvere la questione del debito, perché è a causa dei tagli nei servizi pubblici che si sfocia alle manifestazioni di estrema destra in Polonia o a crisi di identità nazionali come in Catalogna. Dobbiamo arrestare questa macchina letale e fatale!
Pertanto dobbiamo convocare in Europa una conferenza del debito.
Chiedo di essere smentito ma se il totale dei debiti pubblici degli Stati europei fosse comprato direttamente dalla BCE, invece che sul mercato secondario, fino al punto ridicolo che la Grecia ha procurato 8 miliardi alla BCE, nel peggiore dei casi avremmo il 5% di inflazione.
Ebbene vi dico, preferisco avere il 5% di inflazione con una Europa in pace e prospera, piuttosto che la guerra che avanza.”

Segnalato e tradotto da Nicoletta Forcheri di ENNEDIEFFE il 14 Novembre 2017


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