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Mascherine Covid, la denuncia di un ex Dogane: “Pressioni per importare prodotti-spazzatura”. L’inchiesta che scuote l’era Conte.

Un ex funzionario dell’Agenzia delle Dogane ha depositato una denuncia che ipotizza i reati di epidemia dolosa e depistaggio. Documenti e registrazioni svelerebbero le pressioni politiche subite per far entrare in Italia DPI cinesi non a norma destinati a medici e cittadini, bypassando i controlli durante la gestione commissariale di Arcuri.

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La pandemia è stata l’occasione migliore per vedere il peggio della burocrazia italiana all’opera, ed ora entra in azione la magistratura. Eccovi una vicenda che ha del surreale, emersa dalle pagine de La Verità e Il Giornale. È una storia che vede protagonista un ex funzionario delle Dogane, Miguel Martina, che ha deciso di far accendere un faro sui comportamenti peculiari dell’ente per cui lavorava.

Secondo La Verità, il signor Martina ha sporto una denuncia l’8 agosto, basandosi su una sentenza della Cassazione che ha ridefinito il reato di “epidemia colposa”, includendo ora anche l’omissione. La sua denuncia ipotizza reati mica da ridere: depistaggio, frode in processo penale ed epidemia dolosa, reato che prevede perfino l’ergastolo. Il tutto ruota attorno all’importazione e alla diffusione di mascherine “non a norma” durante la pandemia.

Il Giornale ci svela che questa inchiesta scuote i protagonisti della pandemia, compreso l’ex premier Giuseppe Conte, e punta il dito su presunte resposnabilità politiche dietro la scelta di sdoganare consapevolmente mascherine cinesi “farlocche” (cioè false o scadenti) destinate alla Protezione Civile e agli ospedali. Martina, il “whistleblower”, era un funzionario delle Dogane che è stato rimosso da un dirigente appena nominato all’Antifrode, tranne poi ottenere un risarcimento dal Tribunale di Roma per questo trasferimento.

Qui viene il bello! La Verità ci informa che esiste un documento di 22 pagine, con tanto di conversazione registrata  che svela le pressioni dall’alto per evitare controlli sulle mascherine bloccate in dogana..  Il dirigente  si è spinto a dire al nostro zelante funzionario: “Io e te ci rivediamo a fine pandemia” , un qualcosa che suona fortemente come una minaccia.

Le mascherine: un dramma per alcuni, una miniera d’oro per altri (immagine unsplash)

Il Giornale conferma queste parole, aggiungendo che Tallino, ignaro di essere registrato, avrebbe detto a Martina che la “necessità politica impone che queste mascherine, questi DPI, debbano arrivare” . Ha persino chiosato: “È diventato un affare di Stato, quindi gli affari di Stato ci stritolano tutti quanti” . Se è mvero che c’pera necessità di DPI, non c’era invece la necessità di prodotti inefficienti e non  certificati!.

Il signor Martina, però, era un tipo coriaceo. Non era affatto d’accordo nel chiudere un occhio. Ha espresso la sua preoccupazione dicendo che “ai medici vengono date le merde, e si ammalano e muoiono perché io ho consentito di dar loro le merde“. Si è rifiutato di girarsi dall’altra parte e ha dichiarato che avrebbe fatto il suo dovere . Ha chiesto, quasi supplicando, di essere lasciato in “smart working” per fare le sue analisi e di non essere costretto a fare “polizia giudiziaria”, perché, altrimenti, l’avrebbe fatta “secondo le regole” .

E cosa succede dopo questo scontro? La Verità rivela che il giorno successivo, la struttura commissariale guidata dall’allora commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, firmò un contratto da 633 milioni di euro con un consorzio cinese costituito appena cinque giorni prima. Nei giorni seguenti il colloquio tra il dirigente e Martina, a quest’ultimo fu imposto di consegnare i fascicoli su cui stava lavorando e l’8 maggio 2020 gli fu inibito l’accesso ai sistemi informatici delle Dogane per impedirgli qualsiasi indagine. Tutto questo accompagnato da una richiesta di “massima riservatezza”, neanche si trattasse di armi nucleari.

Questa “sterilizzazione” di Martina ha portato alla consegna di “un quantitativo enorme di dispositivi e mascherine insalubri” agli operatori sanitari e alla popolazione. Mentre le mascherine degli “amici” venivano sdoganate illecitamente senza pagare l’IVA, quelle a norma venivano spesso bloccate.

Ora, la palla è passata alla Procura, che dovrà valutare se questa “mancanza di controlli abbia favorito l’epidemia e i decessi”, come sottolineato da La Verità. Forse, finalmente, inizieremo a vedere un po’ di luce sulle pratiche eccezionali della Protezione Civile durante l’era Covid, che fu una disgrazia per molti, ma una fortuna per alcuni.



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