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Marocco: la protesta della “Generazione Z” infiamma il paese per la giustizia sociale. Una nuova Primavera Araba?

Violenti scontri in Marocco guidati da una misteriosa “Generazione Z”. Il regno nordafricano è sull’orlo di una crisi sociale per sanità e istruzione, non per cause estere.

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Il Marocco, spesso descritto come un’isola di stabilità nel turbolento Nord Africa, sta vivendo giorni di una tensione che non si vedeva da tempo. Non si tratta di una rivolta politica tradizionale, né di una protesta legata a dinamiche geopolitiche internazionali. A scuotere il regno è un movimento giovanile, emerso quasi dal nulla, che si fa chiamare “GenZ 212”. Le loro richieste? Pane, salute e istruzione. Insomma, i frutti di quella crescita economica tanto decantata che, evidentemente, non arriva a tutti.

Da quasi una settimana, diverse città marocchine, da Oujda a Inzegane, sono teatro di manifestazioni non autorizzate che sono rapidamente degenerate in guerriglia urbana. Il bilancio, fornito dal Ministero dell’Interno, è pesante e racconta di una situazione fuori controllo in diverse aree:

  • Feriti: Quasi 300, di cui 263 tra le forze dell’ordine e 23 tra i manifestanti.
  • Arresti: Oltre 400 persone sono state tratte in arresto.
  • Danni materiali: Più di 140 veicoli della polizia e 20 auto private sono stati dati alle fiamme. Uffici governativi, filiali di banche e negozi sono stati presi d’assalto, saccheggiati e vandalizzati.

I video che circolano online mostrano scene di caos, con giovani incappucciati che lanciano pietre e molotov contro la polizia, barricate improvvisate e un’atmosfera da insurrezione.

Le ragioni della protesta: non Gaza, ma la disuguaglianza

È interessante notare come le motivazioni alla base di queste proteste siano squisitamente interne e sociali. Il collettivo “GenZ 212”, pur rimanendo anonimo nei suoi vertici, si definisce uno “spazio di discussione” focalizzato sui problemi reali dei cittadini: la sanità pubblica fatiscente, un sistema educativo che non offre opportunità e la corruzione dilagante.

A differenza di molte manifestazioni che si vedono in Europa, soprattutto in Italia, qui non si scende in piazza per la Palestina o per cause geopolitiche lontane. La miccia è il malcontento per una crescita economica che arricchisce pochi e lascia indietro molti. La disuguaglianza sociale, le disparità regionali e l’abisso tra il settore pubblico e quello privato sono problemi che il governo di Rabat non è riuscito a risolvere. Questa è la classica situazione in cui il PIL cresce, ma la ricchezza non viene redistribuita, creando sacche di frustrazione pronte a esplodere.

La doppia reazione: dialogo e pugno di ferro

La reazione delle istituzioni è stata, come spesso accade in questi casi, ambivalente. Da un lato, la maggioranza di governo si è detta pronta ad “avviare un dialogo per ascoltare le richieste della gente“, ammettendo implicitamente la validità delle istanze sollevate. Dall’altro, la risposta sul campo è stata durissima, con la polizia che ha agito con fermezza per disperdere i raduni e procedere a centinaia di arresti.

Lo stesso movimento “GenZ 212” sembra trovarsi in una posizione scomoda. In un comunicato ha espresso “rammarico” per le violenze, prendendo le distanze dagli atti di vandalismo e chiedendo ai propri sostenitori di manifestare in modo pacifico. Un appello che suona quasi come un tentativo di non perdere il controllo di una protesta che rischia di essere screditata proprio dalla sua deriva più violenta.

Il governo ha difeso l’approccio securitario come “conforme alle procedure legali”, ma diversi osservatori criticano questa comunicazione come “datata” e inadeguata a comprendere le istanze di una nuova generazione. Non si può rispondere con il manganello a chi chiede un ospedale funzionante o una scuola migliore. Il tutto in un Paese che ha una crescita economica elevata, con oltre il 5% del PIL nel secondo trimestre 2025.

La domanda che tutti si pongono è se questo sia l’inizio di qualcosa di più grande. Forse è presto per parlare di una nuova “Primavera Araba”, ma è senza dubbio un campanello d’allarme fortissimo per la monarchia marocchina. Quando la crescita economica non si traduce in benessere diffuso, la stabilità sociale diventa un castello di carte. E la “Generazione Z” sembra non essere più disposta ad aspettare.

Risultati degli scontri con la folla – Fonte X

Domande e Risposte

1) Chi sono esattamente i “GenZ 212” che hanno organizzato le proteste?

Il “GenZ 212” è un collettivo di recente formazione i cui organizzatori rimangono anonimi. Si presentano come uno “spazio di discussione” per i giovani marocchini, focalizzato su questioni sociali concrete come il miglioramento della sanità pubblica, del sistema educativo e la lotta alla corruzione. Sebbene abbiano indetto le manifestazioni, hanno preso le distanze dagli atti di violenza e vandalismo, esprimendo rammarico e invitando a proteste pacifiche. La loro natura anonima li rende un interlocutore difficile per il governo e un fenomeno nuovo nel panorama sociale marocchino.

2) Perché le proteste sono diventate così violente?

Le manifestazioni sono degenerate a causa di una combinazione di fattori. Da un lato, la frustrazione accumulata per le condizioni socio-economiche ha alimentato la rabbia di molti giovani. Dall’altro, la risposta decisa delle forze dell’ordine e il divieto di manifestare hanno innescato una spirale di scontro. Il Ministero dell’Interno marocchino ha dichiarato che i manifestanti hanno utilizzato coltelli, molotov e pietre, mentre i video mostrano scene di guerriglia urbana. È probabile che frange più estremiste si siano infiltrate in una protesta nata con richieste legittime, portandola a un livello di violenza che gli stessi organizzatori hanno condannato.

3) Qual è la differenza principale tra queste proteste in Marocco e quelle che vediamo spesso in Europa?

La differenza fondamentale risiede nelle motivazioni. Le proteste della “GenZ 212” sono radicate in problemi interni, tangibili e quotidiani: la richiesta di migliori servizi pubblici (sanità, istruzione) e la lotta alla disuguaglianza economica. A differenza di molte manifestazioni europee, che spesso si concentrano su questioni geopolitiche internazionali come il conflitto israelo-palestinese, quelle marocchine nascono da un malcontento puramente sociale ed economico. I giovani marocchini non protestano per una causa estera, ma per il proprio futuro e per una più equa distribuzione dei benefici della crescita del loro Paese.

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