Difesa

Marina Militare: ecco i nuovi cacciatorpediniere DDX, giganti da 14.000 tonnellate. Tornano gli incrociatori?

Con il programma DDX, l’Italia si prepara a varare due nuove super-navi da 14.000 tonnellate. Dotate di radar avveniristici e una potenza di fuoco senza rivali in Europa, creeranno una “bolla” difensiva invalicabile, ridefinendo gli equilibri strategici.

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Nel quadro di un ambizioso piano di modernizzazione, la Marina Militare Italiana si prepara a un salto capacitivo senza precedenti con il programma DDX. I due nuovi cacciatorpediniere, destinati a sostituire le unità della classe Durand de la Penne entro il 2030, si preannunciano come le navi da combattimento di superficie più potenti d’Europa, ridefinendo gli equilibri strategici nel Mediterraneo.

Queste unità, dal dislocamento previsto di circa 14.000 tonnellate e una lunghezza di quasi 180 metri, non saranno semplici navi, ma piattaforme polivalenti progettate per operare in scenari ad alta intensità.

La loro missione principale sarà la scorta di unità maggiori, come le portaerei Cavour e Trieste e le nuove navi da assalto anfibio, ma soprattutto l’imposizione di una vera e propria “bolla” di negazione d’accesso (A2/AD – Anti-Access/Area Denial), in grado di interdire vaste aree di mare e di cielo a forze avversarie.

 

Marina Militare, il concetto DDX

Una potenza di fuoco e sensoristica senza rivali

Il cuore della capacità bellica dei DDX risiederà in una dotazione elettronica e d’armamento di ultima generazione. Il sistema di combattimento sarà incentrato sul nuovo radar Kronos Dual Band di Leonardo, un sensore a facce piane che opererà simultaneamente in banda S, per la scoperta a lunghissima distanza anche di minacce balistiche, e in banda X, per il tracciamento di precisione e la guida dei missili. Questa tecnologia, molto più grande e potente di quella imbarcata sulle fregate FREMM e sui Pattugliatori Polivalenti d’Altura (PPA), è uno dei fattori chiave che determinano le imponenti dimensioni delle nuove navi.

Kronos Dual Band

La dotazione offensiva sarà altrettanto notevole. Si parla di circa 80 celle di lancio verticali (VLS), un numero che pone i DDX al vertice in Europa. Questi sistemi saranno diversificati: celle Sylver A50 per i missili antiaerei della famiglia Aster (Aster 15, Aster 30 e la nuova versione Block 1NT con capacità anti-balistiche) e le più capienti A70, destinate ad accogliere missili da crociera per attacchi in profondità verso obiettivi terrestri (deep strike) e i futuri missili antinave Teseo Mk2/Evolved.

L’armamento di artiglieria vedrà a prua un cannone Leonardo da 127/64 mm con capacità di impiegare munizionamento guidato a lungo raggio Vulcano, e tre cannoni da 76/62 mm, anch’essi di Leonardo, in configurazione “Sovraponte” per la difesa di punto, capaci di utilizzare proiettili guidati DART contro minacce aeree e di superficie, inclusi i droni.

Sylver VLS

Perché servono “super cacciatorpediniere”?

 

La scelta di puntare su navi di così grande stazza e potenza risponde a precise esigenze strategiche. Un cacciatorpediniere pesante come il DDX offre vantaggi che una fregata, seppur moderna e ben armata, non può eguagliare.

Resilienza e potenza: Le maggiori dimensioni consentono non solo di imbarcare più sistemi d’arma e sensori più potenti, ma garantiscono anche una superiore capacità di assorbire i danni e una maggiore generazione di energia elettrica, fondamentale per alimentare i sofisticati radar e i futuri sistemi a energia diretta (laser).

Controllo del settore : La capacità di creare una bolla A2/AD è cruciale negli attuali scenari geopolitici. Un DDX può, da solo, monitorare e difendere uno spazio aereo e marittimo molto più ampio rispetto a una fregata, fungendo da centro di comando e controllo per un intero gruppo navale. La sua capacità di ingaggiare missili balistici offre uno scudo protettivo di valenza strategica per le forze schierate e per il territorio nazionale.

Proiezione di forza: Accompagnando e proteggendo le navi anfibie e le portaerei, i DDX saranno un fattore abilitante per le operazioni di proiezione di potenza, garantendo la sicurezza delle forze da sbarco e del gruppo aereo imbarcato contro ogni tipo di minaccia, dal mare, dal cielo e da terra.

In conclusione, il programma DDX non rappresenta un semplice avvicendamento di unità navali. È il simbolo della volontà della Marina Militare e dell’Italia di dotarsi di uno strumento militare all’avanguardia, capace di tutelare gli interessi nazionali in un Mediterraneo sempre più complesso e competitivo, proiettando stabilità e deterrenza attraverso la superiorità tecnologica e la potenza navale. Si potrebbe parlare di ritorno della grandi navi da guerra, come gli incrociatori, il cui ultimo esempio per l’Italia fu il Vittorio Veneto, ma soprattutto questi mezzi potranno guidare le navi porta aeromobili come la Trieste e garantire l’adeguata copertura.



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