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Marchionne contro Montezemolo: la battaglia dentro “la famiglia”, come al solito quando ci sono problemi…

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Marchionne al posto di Montezemolo: un lotta in famiglia, sembra di essere tornati a 15 anni or sono alla morte del patron e poi del fratello. Come sapete chi scrive è favorevole alla sostituzione di Montezemolo per un semplice principio di giustizia: la Ferrari non ha MAI avuto problemi commerciali e di business ed anzi si ciba per i propri successi aziendali di quelli sportivi. I successi sportivi Ferrari probabilmente sono quest’anno i peggiori degli ultimi trent’anni.

Ora qualcuno mi spieghi tra gli italiani che dicono di volere il cambiamento: se uno è stato bravo l’ultima volta 10 anni fa [ad es. Montezemolo, ma solo quando c’era come direttore generale probabilmente l’uomo più fortunato del mondo oltre che molto bravo, Jean Todt], lo continuo a tenere al suo posto anche se oggi non solo ha le polveri bagnate ma sportivamente non ci azzecca nulla? Per me va benissimo lo stipendio alto ed anche altissimo ma bisogna pagarlo solo a fronte dei risultati, se non arrivano, Saluti [proprio perchè lo stipendio è alto]! Da qui, dopo molta pazienza ed altrettanti risultati sportivi [che si traducono in industriali nel medio termine] inconcludenti, anche l’AD deve lasciare e non solo i suoi riporti, mica siamo ai tempi del feudalesimo!

Punto.

I commenti che ho visto all’articolo precedente sull’argomento, tutti i commenti, tradiscono uno dei mali dell’Italia: il conservatorismo recondito, l’atteggiamento de “il figlio è bravo perchè il padre era bravo”. Montezemolo è un caso lampante: ha fatto qualcosa di buono ed anche di molto buono in passato, è stato lautamente pagato, ora continua a sbagliare (sportivamente parlando) e nè l’azienda nè i dipendenti , a partire dagli impiegati, possono accettare di mantenerlo dove è solo perchè si chiama Montezemolo. Anche perchè, diciamolo, per la Rossa solo il titolo mondiale piloti conta veramente…

Ora, la sostitizione con Marchionne porta due messaggi, uno positivo ed uno pessimo. Prima quello positivo: il cambiamento è ritenuto necessario, anche in termini etici e direi quasi calvinistici, della serie “porta i risultati e verrai remunerato, non li porti e te ne vai”. Il personaggio Marchionne è sveglio (fin troppo), estremamente cinico, “ha fame” per cui i risultati potrebbero anche arrivare.

Poi arriva quello pessimo: l’irruente sostituto potrebbe causare una rivoluzione all’interno del team Ferrari, lo sport ed il successo non direttamente economico è un equilibrio di fattori, è vero team, è remunerazione non solo finanziaria. In una parola: è passione. Il manager italo canadese rischia di fare un disastro, spero di sbagliarmi ma purtroppo penso che ci siano tutti i presupposti per sostenere questa tesi, vedremo (mi piace prendermi dei rischi, calcolati).

Altro punto importante, le parole di Della Valle. A parte che l’imprenditore marchigiano è socio di Montezemolo in ventures tra cui Italo per cui è lecito il sospetto di conflitti di interessi nella difesa a spada tratta del manager piemontese. Detto questo, per quanto mi riguarda Della Valle ha ragione nel messaggio di fondo: come si fa a nominare un manager che non paga una lira [convertita in solido euro] di tasse in Italia a capo di un’azienda che rappresenta il Belpaese nel mondo (sempre che quanto asserito da Della Valle sia vero)? O invece sì, questo rappresenta proprio bene l’Italia del mortis tua vita mea condita da enorme cinismo. Facendo mente locale non posso fare a meno di ricordare anche l’amico di Della Valle, Carlo De Benedetti, quello con la tessera n° 1 del PD: è anche lui residente in Svizzera… Fossero due oscuri ed anonimi cittadini capirei ma chi in varie forme rappresenta l’Italia nel mondo…

Se vogliamo la famiglia Agnelli in Elkann alla fine dà uno spaccato perfetto dell’Italia, con le sue contraddizioni, con i suoi scontri intestini, con il suo probabile destino di dissoluzione…

Jetlag per Mitt Dolcino


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