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MARCELLO FOA PRESIDENTE UNA SOLUZIONE C’E’ (di Fabio Dragoni ed Antonio Maria Rinaldi)

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(pubblicato parzialmente su LA VERITA’ di 7 agosto 2018)

La nomina di Marcello Foa a Presidente della RAI sta alimentando polemiche strumentali. Il suo curriculum presenta infatti caratteristiche di indubbia eccellenza professionale. Cresciuto al Giornale di Indro Montanelli occupandosi di esteri, Foa ha accumulato una straordinaria conoscenza e padronanza su molti temi di geopolitica. Dopo aver trattato con rigore scientifico i possibili meccanismi di manipolazione ed inquinamento nella produzione di notizie dentro l’industria dell’informazione -tanto da scrivere un manuale studiato in molte università- Foa ricopre oggi la carica di amministratore delegato di un importante gruppo editoriale elvetico.

Un’allargata ed approfondita esperienza giornalistica e manageriale che fanno di Marcello Foa una figura straordinariamente adatta -addirittura quasi sprecata- per ricoprire la carica di Presidente avendo egli stesso tutti i requisiti per ricoprire ruoli di maggiore incisività e pervasività gestionale. Metterne quindi in discussione il curriculum, ancorché teoricamente legittimo, appare quindi una scelta strumentale ed a tratti ridicola.

Ma è sui dettagli della normativa e dei regolamenti attinenti la sua nomina che preferiamo soffermarci. Una volta nominato presidente dal consiglio di amministrazione, la scelta è stata sottoposta alla ratifica della Commissione di Vigilanza parlamentare composta da 40 membri fra deputati e senatori come richiesto dalla legge 103/75. Su 23 membri presenti Foa ha ottenuto 22 voti favorevoli con un’astensione. Quorum insufficiente visto che la legge prescrive l’approvazione di almeno i due terzi dei componenti, ovvero 27 membri.

Quanto basterebbe, secondo i detrattori, a considerare Foa “bocciato” e quindi neppure riproponibile come Presidente. Niente di più falso. Qualsiasi giurista spiegherebbe con dovizia di particolari e richiami giurisprudenziali che  un’assemblea che richiede una maggioranza qualificata di 27 voti, qualora siano presenti soltanto 23 membri è da ritenersi non validamente costituita e quindi riconvocabile per deliberare sul medesimo ordine del giorno. Lo stesso non si sarebbe potuto invece affermare qualora 14 o più membri della Commissione non avessero votato a favore di Foa. Invocando la cosiddetta “prova di resistenza” sarebbe infatti semplicissimo dimostrare che Foa non sarebbe comunque mai divenuto Presidente.

Del pari insostenibile la tesi minoritaria che ritiene invece la ratifica validamente ottenuta richiedendo l’articolo 12 del regolamento di Commissione la maggioranza dei suoi membri per essere validamente costituita ed avendo Foa ottenuto il placet del 96% dei presenti. Il quorum necessario non è pari ai 2/3 dei presenti bensì ad almeno 27 componenti. Ma questi “almeno 27 componenti” non si sono ancora riuniti e pertanto la palla torna al centro con la partita ancora tutta da giocare.
Per fortuna lo Statuto della RAI (e comunque il Codice Civile) pongono rimedio a questa insolita situazione di stallo non potendosi tollerare che vi siano neppure temporanee soluzioni di continuità nella legale rappresentanza di un’azienda. Con una “vacanza di carica” e senza Vice Presidente l’articolo 22.3 dello Statuto impone al consigliere più anziano di età (ancora Marcello Foa) l’onere e l’onore adempiere alle funzioni di Presidente nell’attesa che la Commissione si degni di raggiungere il numero legale per deliberare. Situazione peraltro già sperimentata con gli interregni di Francesco Alberoni prima e Sandro Curzi poi in qualità di consiglieri anziani. Le opinioni (che sembrano più pressioni) del consigliere Laganà in merito alla presunta inefficacia degli atti compiuti dal consigliere anziano appaiono pertanto infondate, strumentali ed inconsistenti sia in base allo Statuto – pubblicato nel registro delle imprese e quindi pienamente efficace nei confronti dei terzi- che alla legge stessa la quale –in più di una fattispecie- richiede che sia la figura del consigliere più anziano a prendere in mano le redini di un organo collegiale senza presidente.

Occorre infine riflettere sulle storture di una legge, quale quella in vigore, che potrebbe teoricamente perpetuare in futuro situazioni di stallo infinite dal momento che: (a) il presidente può essere scelto soltanto fra i sette consiglieri in carica (b) non è affatto detto che qualcuno di questi sia disponibile a dimettersi per far posto ad un nome gradito alla Commissione (c) e non è in ultimo previsto nessun quorum agevolato in caso di mancate precedenti elezioni. Lo stesso meccanismo costituzionale di elezione del Presidente della Repubblica, massima carica istituzionale, prevede infatti la maggioranza assoluta alla quarta votazione dopo la fumata nera dei due terzi.

Ma ora che la frittata è fatta e tocca ancora alla politica fare un passo avanti per risolvere il problema che lei stessa ha creato. Caro Berlusconi la domanda sorge spontanea. Perché non impegnarsi pubblicamente a rivalutare l’eventuale nomina di Foa non appena il consiglio della RAI avrà presentato il piano industriale ed editoriale per il prossimo triennio? Quale migliore occasione per dimostrare che l’eventuale giudizio sulla nomina del Presidente verterà su elementi concreti e non su un semplice pregiudizio più o meno attribuibile al suo cerchio azzurro? E che ricordiamo non aver portato quasi mai fortuna? Se il Paese è vero azionista della RAI è corretto che i suoi rappresentanti approvino la nomina dei vertici previa condivisione della strategia aziendale. Non trova che sia giusto così Cavaliere?

 


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