Attualità
MANIFESTO DEL GRUPPO DI ANALISI ECONOMICA “ECONOMIA5STELLE”
“I TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA SONO UNA FOLLE CORSA ALL’IMBARBARIMENTO DEL PAESE, NOI NON CI MACCHIEREMO DI UN TALE CRIMINE CONTRO L’UMANITA’….FINCHE’ RESTEREMO NELL’EURO…..POTREMMO ACCETTARLI MA SOLAMENTE DOPO LA ROTTURA DELL’EUROZONA, QUANDO SAREMO CON LA MONETA SOVRANA!”
Il mainstream ufficiale, di stampo neoclassico, porta a considerare l’intervento dello stato nell’economia una sorta di inefficiente ed inefficace soluzione per una moderna economia, noi sappiamo invece che senza intervento dello stato oggi non avremmo avuto non solo la possibilità di circumnavigare il pianeta a bordo di una specie di aereo ma non avremmo avuto né il web né l’iPhone.
Si tende a far passare il pensiero che lo stato, in particolar modo quello italiano, oltre ad essere inefficiente sia anche un grandissimo spendaccione e si risolve in questo modo un problema annoso per l’industria e il mondo del lavoro in generale, che invece trova le sue radici nelle decisioni del lontano 1982 quando su esplicita richiesta dei tedeschi lo stato italiano ha alzato le sue tasse ai cittadini al fine di ridurre il deficit di bilancio ed attuare, pertanto, una strategia disinflazionistica.
Fonte: BANKITALIA
A ben vedere, l’Italia AVEVA GIA’ UNA BASSO LIVELLO DI TASSAZIONE ma proprio per questo il suo sistema fiscale veniva chiamato: IMPERFETTO!
Di tal guisa, venne chiesto al Paese di ridurre base monetaria (e con essa il deficit di bilancio) e con l’apertura alla modernizzazione del mercato dei capitali (separazione Tesoro-Bankitalia) ne conseguì la situazione che conosciamo oggi:
– alti avanzi primari
– deficit di bilancio per colpa degli interessi sul debito pubblico.
La spesa pubblica italiana non è affatto elevata, infatti, come di seguito mostreremo, il volume complessivo della spesa pubblica italiana è in linea con la media dei Paesi europei, nonostante il volume ingombrante degli interessi sul debito. Ciò significa che la spesa pubblica primaria o “di scopo” – cioè la spesa diretta ad erogare servizi pubblici, con esclusione degli interessi sul debito – è largamente inferiore alla media europea. L’analisi mostra inoltre che, dopo anni di politiche di austerità, il valore della spesa pubblica totale per cittadino espressa in termini reali è ormai largamente inferiore alla media europea.
Possiamo notare che l’Italia spende meno di Austria, Belgio, Finlandia e Francia ma ha un gap con i tedeschi di almeno 5 punti percentuali.
Se però andiamo a considerare la spesa al netto degli interessi, avremmo una spesa pubblica totale inferiore anche agli olandesi e di soli 2 punti percentuali superiore alla Germania.
Se poi storniamo dalla spesa pubblica totale anche la spesa pensionistica (per la quale siamo in assoluto i peggiori in europa, di gran lunga superiori a tutti gli altri paesi) ci troviamo una bellissima sorpresa:
Inoltre, i servizi pubblici italiani, si sente spesso dire che sono inadeguati. Sarà pure vero e sarà pure che dipenda da gravi sprechi e inefficienze, ma non si può escludere che a forza di avanzi prima oggi vi è un problema di insufficienza di spesa pubblica:
L’Italia nel 2010 spendeva pro capite circa 1.200 euro in meno che la Germania e 700 euro in meno della Francia, non parliamo dei sussidi di disoccupazione e dell’Istruzione!
Da tutto ciò ne segue che bisogna guardare altrove per spiegare l’alta tassazione che asfissia il paese e risolvere i nostri problemi di competitività.
Nel 1981 la spesa di scopo italiana ammontava al 39% del Pil, a fronte del 45% della Germania e del 47% della Francia. Da allora, come spiegato prima, le pressioni tedesche perché rivedessimo il nostro sistema fiscale sono state tali che oggi, effettivamente, le tasse su chi lavora e chi produce sono eccessive. Eppure, a fronte di questa elevatissima tassazione che massacra la nazione, togliendo all’economia reale da oltre un trentennio per dare alla rendita finanziaria , i servizi sono da tempo in continuo calo.
In questo quadro, sinceramente, noi del gruppo Economia 5 Stelle riteniamo non vi sia possibilità alcuna di riuscire a togliere più di qualche decimo di pil dalla spesa pubblica sino al punto di arrivare al massimo al livello del Portogallo!
Ogni deliberato tentativo di andare oltre questo livello comporterebbe conseguenze ben più gravi della nota deriva greca!
Ovviamente tutto si può politicamente sopportare SE ci si chiude nell’antidemocratico sistema elettorale italiano attuale ma prima o poi il popolo chiederebbe conto di simili scelte.
Di tal guisa, pensiamo che solamente in presenza di un colossale SHOCK SULLA DOMANDA AGGREGATA sarà possibile sostenere tagli alla spesa pubblica dell’ordine di 150-200 miliardi di euro!
Quale dunque l’unica via possibile? Quella di riallineare i prezzi della merce prodotta in Italia con quelli delle merci prodotte dal nostro maggior concorrente, la Germania!…..TORNARE ALLA LIRA E LASCIARE CHE IL MERCATO DETERMINI IL GIUSTO RAPPORTO LIRA-MARCO IN BASE AI PREZZI INTERNAZIONALI DEI PRODOTTI SIMILI (DETTI “TRADABLE”)!
Cosa accade in questa fase?
Semplice: ogni x anni si aggiustano i prezzi dei beni soggetti a concorrenza internazionale recuperando i differenziali di produttività (essenzialmente persi a causa della diversa inflazione generata da incrementi annui di stipendi differenti di differenti nazioni) fra stati dell’eurozona. Ciò avviene per mezzo dell’ammortizzatore dato dal rapporto tra monete sovrane. Al termine del processo, potremmo anche garantirci il contenimento degli interessi del debito.
ECONOMIA 5 STELLE
Costantino Rover (detto Moonyard Gardener)
Maurizio Gustinicchi
Guglielmo Soccorsi
Luca Mibelli
Lele Schopenaue
Vittorio AT
Uri Raveh
Edoardo Prezioso
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