Esteri

Madagascar: la “Gen Z” fa cadere un altro governo. La Francia offre il passaggio per la fuga

Un’intera generazione scende in piazza in Madagascar, costringendo il presidente alla fuga. Ma dietro la rivolta della “Gen Z” si celano decenni di crisi economica e l’ombra lunga della Francia.

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Sembra che un’altra nazione africana sia caduta preda di un’ondata di proteste giovanili, questa volta in Madagascar, che era in rivolta da alcune settimane.. Il presidente Andry Rajoelina ha lasciato il paese, come confermato da fonti dell’opposizione e militari. Questo evento segna la seconda volta in poco più di un mese che un governo viene rovesciato da rivolte globali guidate dalla cosiddetta “Generazione Z“, un fenomeno che unisce malcontento sociale ed economico a una fortissima mobilitazione digitale.

La fuga del presidente non è stata un evento improvviso, ma il culmine di una crisi iniziata il 25 settembre. Le manifestazioni, scoppiate inizialmente per problemi apparentemente banali come la carenza di acqua ed elettricità, si sono rapidamente trasformate in una sollevazione di massa contro un sistema percepito come corrotto, inefficiente e incapace di fornire servizi di base.

Il punto di svolta, come spesso accade in questi scenari, è arrivato quando una parte delle forze armate ha deciso di abbandonare il presidente. Il CAPSAT, un’unità d’élite che aveva aiutato lo stesso Rajoelina a prendere il potere con un colpo di stato nel 2009, ha cambiato schieramento, unendosi ai manifestanti e rifiutandosi di aprire il fuoco sulla folla. A seguire, anche una fazione della gendarmeria ha appoggiato la protesta, nominando un nuovo capo e isolando di fatto il presidente.

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Il ruolo (e l’aereo) della Francia

In questo quadro già complesso si inserisce l’ombra lunga dell’ex potenza coloniale. Secondo una fonte militare, Rajoelina sarebbe fuggito a bordo di un aereo militare francese, un velivolo Casa dell’esercito transalpino atterrato all’aeroporto di Sainte Marie. La radio francese RFI parla di un accordo diretto con il presidente Emmanuel Macron.

Dal canto suo, Macron, da un vertice in Egitto, non ha confermato direttamente il “passaggio” offerto a Rajoelina, limitandosi a dichiarare che “l’ordine costituzionale deve essere preservato” e che le rimostranze giovanili, seppur comprese, non dovrebbero essere strumentalizzate da fazioni militari. Una dichiarazione che suona quasi ironica, se si considera il presunto ruolo attivo di Parigi nell’evacuazione del presidente deposto.

Le radici economiche della rivolta

Al di là della geopolitica, le radici della rabbia popolare sono profondamente economiche e strutturali. Il Madagascar è un paese dove:

  • L’età media è inferiore ai 20 anni.
  • Su una popolazione di 30 milioni, tre quarti vivono in condizioni di povertà.
  • Il PIL pro capite, secondo la Banca Mondiale, è crollato del 45% dal 1960 al 2020.

Un manifestante di 22 anni, lavoratore in un hotel, ha riassunto la situazione a Reuters in modo disarmante: il suo stipendio mensile di 300.000 ariary (circa 67 dollari) è a malapena sufficiente per mangiare. “In 16 anni il presidente e il suo governo non hanno fatto altro che arricchirsi, mentre il popolo resta povero. E i giovani, la Gen Z, sono quelli che soffrono di più”. Con un bilancio di almeno 22 morti dall’inizio delle proteste, la fuga del presidente apre uno scenario di totale incertezza, in un paese economicamente sfinito e politicamente fratturato. Macron perde un altro amico in Africa. 

Il presidente Andry Rajoelina nel suo ultimo discorso in TV

Domande e Risposte per il Lettore

1) Qual è stata la vera causa delle proteste in Madagascar? Sebbene la scintilla siano state le interruzioni di acqua e luce, le cause reali sono molto più profonde. La protesta è esplosa a causa di decenni di malgoverno, corruzione dilagante e una crisi economica devastante. Con il 75% della popolazione che vive in povertà e un PIL pro capite crollato del 45% dall’indipendenza, la rabbia dei giovani è il sintomo di un fallimento sistemico dello Stato nel garantire un futuro e condizioni di vita dignitose ai propri cittadini.

2) Perché l’esercito ha deciso di appoggiare i manifestanti? La defezione di unità chiave dell’esercito, come il corpo d’élite CAPSAT, è stato il momento decisivo. Questa scelta non deriva tanto da un’improvvisa conversione democratica, quanto da una valutazione pragmatica. Di fronte a una protesta di massa così vasta e persistente, continuare a sostenere un leader ormai isolato e privo di consenso sarebbe stato un rischio enorme, potendo portare a una guerra civile. L’esercito ha quindi scelto di schierarsi con la piazza per mantenere un ruolo centrale nella transizione di potere e garantire la stabilità (e la propria influenza).

3) Qual è il ruolo della Francia in questa crisi? Ufficialmente, la Francia invita a rispettare l’ordine costituzionale. Tuttavia, secondo diverse fonti, avrebbe fornito l’aereo militare per permettere al presidente Rajoelina di fuggire. Questo doppio gioco è tipico della politica francese in Africa (“Françafrique”). Da un lato, Parigi cerca di mantenere l’immagine di mediatore democratico; dall’altro, interviene attivamente per gestire le transizioni di potere, proteggere i propri interessi strategici ed economici e prevenire un’instabilità che potrebbe danneggiarla, anche a costo di aiutare un leader ormai deposto a mettersi in salvo.

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