Difesa
Macron sorprende in Groenlandia: sfida Trump sull’Artico, ma riuscirà a mantenere gli impegni?
Emmanuel Macron arriva in Groenlandia per sostenere l’autonomia locale contro le ambizioni di Trump, tra tensioni geopolitiche e un gesto simbolico che scuote l’Artico. Che farà quando Trump inizierà a giocare seriamente?

Mentre il mondo si interroga sulle prossime mosse di Donald Trump, sul conflitto Iran Israele, sulla guerra in Ucraina, , Emmanuel Macron ha deciso di fare un ingresso a sorpresa in Groenlandia, territorio autonomo danese, per mostrare il suo “appoggio” agli abitanti locali e alle autorità di Copenaghen contro le “pressioni” del presidente americano.
Sì, avete letto bene: il presidente francese, con un tempismo che sa di ironia geopolitica, nel mezzo di un caos militare che sta sconvolgendo il Medio Oriente, si è recato sull’isola più grande del mondo – coperta all’80% di ghiaccio – per inviare un “segnale forte” a Trump, che da tempo sogna di annettere il Groenlandia per le sue ricchezze minerarie e la sua posizione strategica. Chapeau, Monsieur le Président, c’era bisogno di riaccendere un focolaio di scontro!
Macron non ha lesinato parole: “Ci sono per dire: ‘Siamo qui, e siamo pronti a reinvestirci per evitare predazioni’”, ha dichiarato a pochi giorni dalla visita. E, come se non bastasse, ha rilanciato al summit dell’ONU sugli oceani a Nizza: “Gli abissi non sono in vendita, e il Groenlandia non è da comprare”. Un discorso che, detto tra noi, suona quasi come un monologo teatrale, con il presidente francese a recitare il ruolo del paladino dell’autonomia groenlandese. Peccato che, in sottofondo, si senta l’eco delle risate di Trump, che continua a parlare di “sicurezza internazionale” e non esclude l’uso della forza per mettere le mani sull’isola.
La visita, definita “a richiesta” delle autorità locali, lo vedrà al fianco del Primo ministro groenlandese Jens-Frederik Nielsen e della Premier danese Mette Frederiksen. Nel programma: un sorvolo di un ghiacciaio, una tappa a una stazione idroelettrica finanziata dall’UE e un incontro a bordo di una frégate danese. Tutto molto simbolico, tutto molto europeo. E, ciliegina sulla torta, Macron approfitterà del viaggio per il G7 in Canada. Multitasking o semplice coincidenza?
La Danimarca, dal canto suo, ha promesso due miliardi di euro per rafforzare la sicurezza nell’Artico, zona contesa tra Russia e USA, ma la premier Mette non vuole mettersi in contrasto con gli USA e spera di concludere tutta la faccenda in modo mediato. Ma la vera domanda è un’altra: che ci fa Macron in Groenlandia, se non una mossa per mettersi in mostra come difensore della sovranità contro l’“invasione” americana? Qualcuno potrebbe azzardare che stia cercando di rubare la scena a Trump, magari con un tocco di ironia, visto che l’idea di un francese in giacca e cravatta a sfidare gli yankee nell’Artico ha un sapore quasi surreale. Che possono fare le forze armate francesi nell’Artico, quando hanno difficoltà ad intervenire nei territori d’oltremare francesi, come, ad esempio, in Nuova Caledonia?
Le cose saranno ben diverso se Trump decidesse di passare ai fatti. Che farà la Francia? Manderà il suo esercito in Groenlandia? Chissà, forse vedremo presto i legionari francesi pattinare tra i ghiacci con la bandiera tricolore al vento. Oppure, come è avvenuto con il Nord Africa, farà finta di nulla?
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