Attualità
MaCarthy ce l’ha fatta. I Repubblicani hanno il presidente della Camera USA
Ci sono volute 15 votazioni, ma alla fine il californiano repubblicano Kevin McCarthy ce l’ha fatta ed è diventato presidente (speaker) della Camera dei rappresentati USA con 216 voti contro 212 del secondo arrivato, il democratico Hakeem Jeffreys, che ha sempre avuto il voto di tutti gli eletti del suo partito.
Invece l’elezione di McCarthy è stata sofferta, la più sofferta da un secolo a questa parte. Per tutta la giornata di venerdì, il candidato del GOP si è avvicinato sempre di più al martelletto, conquistando più critici e resistenti conservatori. McCarthy, che venerdì pomeriggio aveva convinto a sostenerlo 15 colleghi scettici, è tornato in aula alle 22.00 ET con la speranza di aver conquistato un numero sufficiente di conservatori duri da fargli superare la soglia di sbarramento. Invece è arrivata una sorprendente sconfitta, con 216 voti, appena uno in meno dei 217 necessari per ottenere la maggioranza alla Camera, dopo che due colleghi, Lauren Boebert e Matt Gaetz, si sono limitati a votare “presente”, mantenendo alto il quorum.
Anche il democratico Jeffries di New York è stato nominato e ha ottenuto 212 voti al 14° turno. Quattro legislatori hanno votato per altri candidati, oltre ai voti “presenti” di Gaetz e Boebert.
Ne è seguito un dramma straordinario, con McCarthy e Gaetz che si sono scambiati parole taglienti in aula. Si era perfino rinviato tutto a lunedì, ma questa decisione è stata cancellata per la pessima figura che ne sarebbe sortita per gli eletti. E così è arrivata la mossa un po’ sorprendente di passare immediatamente al 15° turno di votazioni nella prima mattinata di sabato. I media hanno ipotizzato che Gaetz avesse intenzione di cambiare il suo voto in un voto McCarthy, o che altri si sarebbero astenuti, abbassando in quorum. Alla fine si sono verificate un paio di astensioni abbassando il numero di voti necessario all’elezione e facendo vincere McCarthy. Comunque il partito repubblicano ha bisogno di una riflessione se vuole proporsi vincente alle prossime elezioni presidenzali.
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