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Economia

MA ALLA FINE LE BANCHE IN CRISI POTRANNO ESSERE VERAMENTE SALVATE ? UN ARTICOLO PER MPS LE VENETE.

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Un interessante articolo del Sole, oltre che una discussione in merito con alcuni amici, hanno posto in luce una grande criticità nel piani di intervento dello stato in Monte Paschi Siena e nelle banche popolari venete che, probabilmente, necessiterà di uno studio e di una profonda modifica degli stessi.

L’intervento  di ricapitalizzazione previsto dal governo avviene sotto il presupposto che l’istituto d credito sia ancora funzionante, che non sia sufficientemente ricapitalizzato, quindi, per ipotesi, non abbia superato gli stress test, ma che sia ancora al di sopra della capitalizzazione minima richiesta dalla BCE, con o senza buffer, cioè di un CET1 del 4,5%.

Se questo requisito di capitalizzazione minima non viene raggiunto la soluzione è solo una: il bail-in, con la partecipazione dei subordinati ed eventualmente degli ordinari sino al raggiungimento della necessaria capitalizzazione e con una  perdita fino all’8% del totale del passivo. Quindi capitale, subordinate, e quindi anche obbligazioni senior dovranno essere azzerate almeno sino al 8% del totale del passivo prima che lo stato possa intervenire. Quindi, tecnicamente, neppure le obbligazioni senior sono tutelate, ma semplicemente sono meglio tutelate delle altre. 

Le ricapitalizzazioni di MPS e delle popolari venete però avvengono a fonte di operazioni di cessione esterna di Not Performing Loan (insolvenze e debiti di dubbia esigibilità). Questo tipo di azione viene a generare delle perdite, costituite dalla differenza fra il prezzo di cessione ed il valore al netto dei fondi  che, negli ultimi tempi, vista la dimensione dell’offerta, sta diventando molto ampia per la caduta del valore degli NPL stessi, come visto nel caso di Unicredit.

Ora se la ricapitalizzazione è fatta IN PREVISIONE di perdite future per la cessione degli NPL, tecnicamente sarebbe illegittima: infatti in questo caso le perdite sarebbero perfettamente prevedibili nell’ambito di una normale attività d’azienda. Anzi l’aumento di capitale di MPS è stato proprio richiesto per coprire queste perdite future.

Quindi la ricapitalizzazione preventiva sarebbe ammessa SOLO per la scarsa rilevanza dei mezzi propri nell’ambito della gestione ordinaria e non per coprire operazioni che sicuramente porteranno a perdite, addirittura quantificabili.

Questo toglie ogni copertura all’operazione di ricapitalizzazione di MPS e delle banche venete, perchè il cuore di queste operazioni sono proprio la pulizia degli NPL. Questa sarebbe possibile solo nel limite del capitale già presente… Si ma quando ? Al 31/12/2016 ?  Perchè se facciamo questa valutazione sia in MPS sia alle Popolari venete c’è ben poco da cedere.  Ad esempio in  BPVI , dopo le perdite previste pari a 1880 milioni si riduce a poco più di 2 miliardi. Le perdite per cessione di NPL  (circa 5 miliardi di sofferenze e poco meno di dubbia esigibilità) sarebbero già di per se superiori al valore del patrimonio, per cui l’operazione dovrebbe essere rivista. In Veneto Banca potrebbe essere anche molto peggio. 

Aggiungiamo un altro elemento: tutte queste operazioni sono sperimentali. Si fa esperienza sulla pelle degli azionisti e dei risparmiatori. Tutto si svolge secondo una contrattazione a quattro in cui ciascuno ha finalità diverse:

  • la Commissione Europea ha interesse nell’avere un intervento minimo possibile per distorcere al minimo la concorrenza;
  • la BCE ha interesse invece in un intervento massiccio di ricapitalizzazione per la stabilizzazione del sistema;
  • alla banca interessa un intervento che non cancelli il peso degli azionisti precedenti (Vedi Atlante per le popolari venete) o che permetta di coprire le magagne delle precedenti amministrazioni;
  • allo Stato interessa salvaguardare i piccoli azioni ed i piccoli risparmiatori in generale, soprattutto per le ricadute di carattere politico. In teoria poi dovrebbe avere un impegno verso la definizione delle responsibilità degli amministratori.

Questo groviglio di interessi contrastanti, unito ad una situazione in cui non esistono pratiche determinate ed  una legislazione approssimativa (vi invito a leggere il BRRD che potete trovare qui ) non rende di sicuro semplice il processo decisionale.

Viste le grandi perplessità e le perdite di una cessione diretta degli NPL si crea la necessità di ripensare a tutto questo problema in un modo più attento e con un’ottica di lungo periodo che non riduca l’intervento statale al pagamento di una lunga lista della spesa di aumenti di capitale. Bisogna rivedere anche l’appena convertito “Salvarisparmio” prevedendo soluzioni di sostituzione dell’attivo bancario che siano in grado di far fronte anche alla gestione degli NPL, senza un sanguinoso depauperamento del patrimonio bancario ed un successivo costoso intervento del denaro pubblico.

Presto penso di proporre una soluzione a tale problema.

Grazie !

 

 


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