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M5s, la moneta anti-euro: proposta alla Lega, se il Carroccio ci sta Giuseppe Conte rischia

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Chissà perché se ne parla solo oggi sulla stampa allorquando il convegno fu fatto il 2 dicembre scorso, organizzato dall’on. Pino Cabras ? Chissà che le mosse di Renzi non siano volte a evitare che questa proposta vada in porto?

Libero

18 Febbraio 2020, di Becchi e Zibordi

 

Il 6 febbraio è stato assegnato alla sesta commissione Finanze e Tesoro del Senato l’ esame di un disegno di legge che introduce i “certificati di compensazione fiscale” (CCF), in pratica una “Moneta Fiscale” parallela all’ euro. Questa proposta potenzialmente esplosiva viene da una costola del M5S (i nomi dei promotori principali sono quelli di Piras, Lannutti, Ricciardi, ma ve ne sono molti altri) che ha agito senza la guida o approvazione dei vertici. Va detto però che in passato c’ erano state discussioni su una Moneta Fiscale sul blog delle stelle e sulla piattaforma Rousseau, per cui almeno nella base del Movimento il tema era conosciuto ed ora di colpo a sorpresa è riemerso in Parlamento.

COME FUNZIONA
Vediamo di riassumere come funziona. Si tratta di sconti fiscali emessi dal governo, simili alle agevolazioni per le ristrutturazioni immobiliari, ma in questo caso trasferibili a chiunque. Anche se chi li riceve li potrà usare solo tra un paio di anni, può cederli subito in cambio di euro a qualcun altro che poi li utilizzerà lui dandoli all’ Agenzia delle Entrate invece di sborsare euro. Inoltre, a differenza delle agevolazioni fiscali per la casa, non sono sconti vincolati ad effettuare una spesa specifica, sono una riduzione di tasse tout court. Questi sconti o buoni fiscali differiti sono una sorta di moneta elettronica, cioè qualcosa che si può scambiare tra i cittadini, sulla base di un valore certo che gli attribusce il fisco. Ovviamente non sono moneta legale perché nessun privato ha l’ obbligo di accettarli in pagamento, ma visto che lo Stato si impegna ad accettarli per le tasse è ovvio che poi anche molti privati li accetteranno. In questo caso lo Stato garantisce che se ricevi 1,000 euro di questi sconti fiscali (“CCF”) tra due anni potrai usarli per pagare 1,000 euro di tasse.

Le famiglia e l’ impresa che riceva quindi 1,000 euro di questi CCF può aspettare due anni e scontarli dalle proprie tasse oppure cederli ora a qualcun altro ovviamente con uno sconto. Il fatto che non siano immediatamente utilizzabili fa sì che, se vengono scambiati, valgano meno di 1,000 euro per chi li vuole vendere, ma non molto meno altrimenti chi li compra avrebbe un grosso vantaggio.

In parole povere 1,000 euro di questi sconti fiscali non possono scendere di valore a 500 euro, ma neanche a 800 o forse neanche a 900 euro perché il compratore risparmierebbe (dopo due anni) la differenza quando paga le tasse. Dato che in Italia si pagano ogni anno oltre 500 miliardi di imposte, una emissione di 20 miliardi o anche 40 miliardi di CCF troverebbe un grosso “mercato”, perché tanta gente avrebbe convenienza a comprare a 900 euro qualcosa che il fisco poi gli valuta 1,000 euro. Lo sconto quindi a cui i CCF tratterebbero verso gli euro può essere ragionevolmente stimato intorno al 10% massimo, tanto maggiore quanti più ne emetti.

IL CASO DEI MINIBOT
Questo è il meccanismo della “Moneta Fiscale”. I MiniBot che la Lega aveva inserito nel “contratto” con M5S erano anche loro una forma di “Moneta Fiscale” perché di fatto sconti fiscali, Bot cartacei che lo Stato accettava direttamente per pagare le tasse. Ma il progetto non è andato avanti. La versione dei MiniBot, come quella ora promossa da dozzine di senatori e deputati del M5S, sta a significare che qualcosa si può fare subito, anche senza «cambiare le regole della Ue» Innanzitutto rientra nei poteri dello Stato emettere sconti fiscali, tanto più se differiti nell’ utilizzo. Dal punto di vista formale, quando lo Stato emette agevolazioni fiscali non le segna infatti contabilmente come debito, visto che si aspetta che quando vengono incassate siano compensate dalle spese a cui sono legate. La logica qui è simile. Se emetti 20 o 30 miliardi di sconti fiscali trasferibili e differiti a due anni, ti aspetti che in questi due anni vengano scambiati, circolino e generino reddito. Per cui dopo due anni può essere che quando vengano incassati il reddito addizionale generato ne compensi l’ impatto sul deficit o comunque lo riduca al minimo. Dal punto di vista dei “mercati” finanziari il momento è favorevole perché i BTP in media costano quasi zero. Inoltre la stampa finanziaria è piena di lamentele che in eurozona scarseggiano le emissioni di titoli di Stato, visto che se ne prevedono solo 150 miliardi nel 2020, e la Bce comprandone 20 miliardi al mese li assorbirà tutti. Per confronto gli Usa negli ultimi 12 mesi hanno emesso 1,200 miliardi di Treasury.

Ecco una mina vagante sotto il governo, perché sul tema cruciale della politica fiscale una parte rilevante del M5S è arrivata a proporre la moneta fiscale e la Lega e gli altri partiti dell’ opposizione dovrebbero essere favorevoli, visto che fa uscire dai vincoli dell’ austerità, senza uscire dall’ euro.

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi 18/2/2020

 


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